L’orizzonte green della biancheria intima
Sostenibilità

L’orizzonte green della biancheria intima

La biancheria intima rappresenta una fetta del tessile molto delicata che esclude il second hand ma propone capi monomateriale tra le soluzioni.

La sostenibilità dell’abbigliamento è un tema complesso e, nell’affrontarlo, non si può prescindere dal considerare la sicurezza dei consumatori. In questa specifica accezione, la biancheria intima assume un ruolo preminente, trattandosi di uno specifico ambito in cui si combinano svariati fattori. Elementi che convergono, tutti, sulla necessità e la garanzia di una filiera trasparente. La biancheria intima è a contatto 24 ore su 24 con la pelle di chi la indossa. Pertanto il primo criterio da soddisfare è l’utilizzo di fibre sicure per la salute. Ci sono certificazioni tessili come Oeko-Tex che definiscono la sostenibilità e garantiscono la sicurezza per la salute dell’uomo.

I limiti del settore

Un ambito che nell’abbigliamento rappresenta un orizzonte risolutivo – almeno parziale – è il circuito del riuso e del second hand. Naturalmente, la tematica diventa ben più complessa se si parla di biancheria intima. Con estreme difficoltà, infatti, un consumatore potrebbe concepire e accettare l’idea di riutilizzare un paio di calzini o un reggiseno pre-owned. È possibile, però, a parziale indennizzo della filiera, considerare il reimpiego delle fibre riciclate. In questo modo, dunque, si potrebbe ipotizzare una produzione di nuovi indumenti per incentivare la circolarità del sistema basato su acquisto e restituzione. In tal modo, attraverso un più complesso e consapevole design del prodotto, l’azienda produttrice potrebbe presiedere al meccanismo di reimmissione al mercato. Oppure, come sperimentato da The Big Favorite, addirittura pensare a un innovativo programma per… piantare l’intimo dismesso, prolungando, con creatività, la vita del capo.

La biancheria e il ciclo di vita più breve

Inoltre, è d’obbligo considerare che l’utilizzo quotidiano della biancheria intima e i più frequenti lavaggi rispetto ad altri capi, determinano un maggiore logoramento. Questo si traduce in un ciclo di vita più breve con esigue prospettive di reimmissione delle fibre nel ciclo produttivo. Si potrebbe essere indotti a pensare il contrario, ma quelli intimi sono capi complessi. Sono articoli che devono soddisfare degli standard qualitativi come la praticità e la comodità, garantendo la massima compatibilità con il maggior numero di pelli. Prodotti anallergici e resistenti, ma che si compongono di svariati elementi. Basti pensare a un reggiseno, in cui, al tessuto di base, si aggiungono elementi come ferretti, ganci, imbottiture. Senza dimenticare l’aspetto estetico: il mercato della lingerie è fatto anche di ricami, pizzi e delicate lavorazioni. Eppure, svariati brand hanno deciso di intraprendere la strada etica dell’intimo realizzato con un unico tessuto. Prediligere la composizione dei capi è una scelta che sacrifica alcuni requisiti, ma che alleggerisce il processo di smaltimento o allungamento della vita del prodotto.

Alcuni nuovi materiali

E a proposito di materiali, è significativo l’orientamento delle aziende verso fibre alternative, molte delle quali vegane e con filiera cruelty-free. Tra i materiali, c’è la fibra di pino bianco, la cui lavorazione richiede la metà della quantità di acqua normalmente impiegata nella produzione di intimo. Il cotone etico, poi, conferma la sua posizione di rilevanza nello scenario dei tessuti sostenibili, affiancandosi a fibre come cellulosa del legno, bambù ed eucalipto.

Le scelte green collaterali

Negli ultimi tempi, una nicchia si è delineata come di grande interesse da un punto di vista ambientale. Si tratta degli slip mestruali che, seppur trasversalmente, rappresentano un significativo supporto alla causa green. Questi indumenti intimi, infatti, mirano alla riduzione di dispositivi usa e getta come gli assorbenti igienici. Un contributo ambientale non indifferente, ma che impone altissima attenzione ai materiali. Non solo, si è visto come grande responsabilità dell’inquinamento collegato al tessile sia attribuibile ai cicli di lavaggio nelle lavatrici domestiche. Dunque, in questo ambito molto più che in altri si profila come indispensabile coniugare la riduzione dell’inquinamento con il soddisfacimento di altissimi criteri di igiene. E ci sono aziende che prestano massima attenzione sia alle fibre utilizzate, sia alle formulazioni di nuovi detergenti per creare una valida alternativa al mercato del monouso. Così, intersecando gli standard di igiene con quelli di sicurezza per la salute e per il pianeta, si può fondare una nuova generazione di intimo.



Immagine: FahadWaseem, Unsplash 

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