Cosa racconta l’approccio dell’Olanda alla moda sostenibile
Sostenibilità

Cosa racconta l’approccio dell’Olanda alla moda sostenibile

Le iniziative e i progetti pionieristici che da qualche anno prendono piede in Olanda ci dimostrano che è possibile coniugare moda e sostenibilità.

Il problema dell’insostenibilità della moda può trovare soluzioni molteplici e molto creative. Idee originali che sanno innanzitutto attrarre per la loro originalità, prima ancora di rivelarsi utili ed eco-compatibili. E l’Olanda, in questo, sembra essere tra i paesi capofila che instradano al cambiamento.


Una biblioteca di vestiti

Lena Library si trova ad Amsterdam ed è anche conosciuta come la biblioteca dell’abbigliamento. Il principio, infatti, è più simile a quello di una biblioteca che a un negozio. Ci si iscrive e si possono prendere in prestito i capi valutati con un sistema di crediti. I vestiti sono selezionati anche in virtù della loro sostenibilità e le tariffe, sempre “sostenibili” anche esse, variano in base alle combinazioni e agli outfit selezionati. Il concetto è efficace proprio perché fa leva tanto sullo stile, quanto sulla sensibilità ambientale. E incuriosisce, senza dubbio. Oltre a rappresentare un esperimento innovativo e riuscito: delle esperienze analoghe nate contemporaneamente, Lena Library non solo è sopravvissuta, ma si è ampliata.

Fashion for Good

Ma l’esperienza virtuosa della moda olandese non si limita alla – seppur molto originale – biblioteca per il prestito dei vestiti. C’è Fashion for Good, progetto che racchiude al suo interno una piattaforma per promuovere l’innovazione sostenibile e anche un museo con sede nella capitale. Uno spazio espositivo, quest’ultimo, incentrato proprio sul tema della moda. In queste settimane, in occasione del sesto compleanno, lo spazio ospita una mostra emblematica, circolare già dal titolo: What comes around, goes around che racconta di attenzione all’ambiente e alle risorse locali. Anche quelle creative, come le maestranze. Un modo per veicolare un rispetto per l’ambiente non solo passivo, dato dal consumare meno e meglio, ma anche attivo. Come è, nelle intenzioni dei curatori della mostra, anche la produzione di creazioni sartoriali a partire da nuovi tessuti. Coniugando eco-compatibilità e nuove tecnologie e incoraggiando i designer all’utilizzo di fibre plant-based, ad esempio. E nella mostra trovano ampio spazio anche materiali riciclati o sottoposti al processo upcycling, che fa del riuso creativo una risorsa indispensabile.


Quanto incide l’Olanda sul consumo di tessili?

A dimostrazione che l’attenzione alla moda e alle sue prospettive di sostenibilità è un tema concretamente dibattuto in Olanda, ecco il report Destinationsn of Dutch Used Textiles. Un dossier pubblicato lo scorso dicembre e redatto dall’organizzazione Circle Economy con il contributo del Ministero delle infrastrutture e della gestione delle risorse idriche. Non è una novità, infatti, che la risorsa su cui incide maggiormente l’iperproduzione di abbigliamento e accessori sia l’acqua. Senza, naturalmente, trascurare lo sfruttamento del suolo, l’inquinamento dell’aria e del terreno, i riverberi dannosi che trasporti e logistica del settore abbigliamento hanno sull’ambiente… E il tutt’altro che marginale problema dei rifiuti tessili che prostrano paesi come il Ghana. In effetti, stando a quanto segnalato dal report, l’Olanda risulta tra i paesi più attivi nel processo di reimmissione sul mercato di prodotti tessili usati. Si contano circa 250 aziende impegnate nel sistema di selezione, vendita ed esportazione di capi usati: si stima che l’84% dei tessili raccolti nel 2018 sia stato venduto all’estero. Di questo, il 53% è stato immediatamente ritenuto idoneo a essere indossato, mentre il 33% è stato riciclato. Volumi consistenti ai quali si associa un indotto considerevole che si attesta, stando al report, attorno ai 193 milioni di euro per il 2019.

Quella dell’Olanda è una realtà che dimostra come la sensibilità ambientale nel settore tessile possa aprire a prospettive stimolanti e redditizie. Iniziative che mirano al coinvolgimento, come già visto in Finlandia, ad esempio. Progetti necessari a instillare, nel quotidiano, un senso di rispetto e di maggiore consapevolezza nei confronti dei consumi tessili. Una sensibilità che, auspicabilmente, potrebbe far perseguire tragitti virtuosi, come quello che la Francia sta tracciando in questi mesi.


Immagine di copertina: Adam Kolmacka, Unsplash

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