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Sono sempre di più le aziende che decidono di investire nella sostenibilità. Ecco i KPI di business da tenere sotto controllo per monitorare le prestazioni.

Le azioni etiche da parte delle aziende e degli investitori sono il risultato di un radicale cambio di paradigma sia da parte dei consumatori, sia da parte di Enti e Istituzioni, sempre più attenti alle performance ambientali.

Secondo un’analisi condotta da Deloitte, il 67% delle aziende ha iniziato a utilizzare materiali più sostenibili, riciclati o prodotti a basse emissioni.

Le strategie di sostenibilità applicate all’interno delle organizzazioni possono essere misurate scegliendo indicatori di performance, che mostrino chiaramente il loro impatto.

Definire i KPI (Key Performance Indicator, in italiano indicatore chiave di prestazione) giusti può essere complesso, perché l’elenco dei dati da monitorare può cambiare a seconda della strategia intrapresa da ogni singola azienda e dalle peculiarità tipiche del settore merceologico in cui opera.

Ci sono però alcuni KPI ricorrenti che un’impresa può tenere sotto controllo per capire quanto sia effettivamente sostenibile il suo operato e cosa fare per migliorare gli aspetti più deboli del suo approccio. Ecco quali sono.

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Il consumo di energia

L’analisi dei consumi energetici è un’attività chiave per un’azienda, soprattutto se si occupa di produzione. Conoscere la quantità di energia consumata con la propria attività è utile per gestire i costi delle bollette, lavorare in maniera più efficiente e diminuire gli sprechi.

Abbattere il consumo di energia ha benefici non solo ambientali, ma anche economici. Alcune tecnologie permettono di monitorare con attenzione questo indicatore, analizzando il consumo dei macchinari e determinando gli sprechi da evitare

La quantità di rifiuti prodotti

Un altro importante KPI di business a tema sostenibilità è la quantità di rifiuti prodotti e, di conseguenza, il tasso di riciclaggio. L’economia circolare è un tema centrale nel dibattito pubblico oggi: per le aziende, è importante ridurre il carico di rifiuti prodotti e, allo stesso tempo, riuscire a riciclare quanto più materiale possibile.

Per fare questo, molte realtà stanno riorganizzando completamente i loro approvvigionamenti, scegliendo materiali più facili da riciclare e inserire in una circular economy.

La carbon footprint

Calcolare l’impronta di carbonio di un’azienda è fondamentale per capire quanta CO2 viene emessa dalle attività produttive.

Conoscere la carbon footprint è utile per prendere decisioni mirate relativamente alle proprie strategie di sostenibilità e capire esattamente il “peso” sull’ambiente delle attività lavorative quotidiane.

Ci sono diversi modi per calcolare l’impronta di carbonio: in genere, viene applicato uno standard internazionale, il GHG Protocol Corporate Accounting and Reporting Standard, definito dal GHG Protocol.

Questo standard permette di avere un quadro completo sulle emissioni, dividendole in tre categorie. I dati estrapolati dal calcolo possono aiutare le aziende a diminuire il loro impatto e applicare pratiche virtuose per la salvaguardia dell’ambiente.

I chilometri della catena di approvvigionamento

La produzione non è la sola voce da tenere in considerazione quando si parla di controllo di emissioni e sostenibilità. Anche la complessità della catena di approvvigionamento e i chilometri necessari per alimentarla possono avere un peso rilevante per le imprese.

La logistica è uno dei reparti più inquinanti in assoluto: ecco perché un’azienda può controllare e diminuire questo fattore, scegliendo fornitori con un approccio sostenibile e che utilizzino mezzi a basso impatto ambientale, come i vettori elettrici.