Rapporto ASviS 2023: Italia in ritardo sugli obiettivi, come coprire il gap
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Rapporto ASviS 2023: Italia in ritardo sugli obiettivi, come coprire il gap

Il rapporto ASviS 2023 sottolinea il ritardo dell’Italia e del mondo nel raggiungimento degli obiettivi richiesti dall’Agenda 2030, e indica politiche trasformative per recuperare.

Nel suo ottavo rapporto “L’Italia e gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile”, presentato lo scorso 19 ottobre presso la Sala dell’Acquario romano e in diretta streaming, ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) fa un bilancio sulla situazione italiana e mondiale, in relazione ai goal di sostenibilità. A che punto siamo? Cosa è stato fatto e cosa resta da fare? Sottolineando il gap esistente tra gli obiettivi identificati e l’efficacia delle strategie attualmente in campo, propone una serie di soluzioni pratiche e concrete per settare finalmente le coordinate di una nuova, necessaria rotta in vista della scadenza del 2030.

Solo il 12% dei Paesi raggiungerà gli obiettivi di sviluppo sostenibile

Da quanto è emerso dall’analisi dell’ASviS, l’Italia non è in linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Ci sono gli impegni, assunti e ribaditi dal Governo nei recenti summit internazionali (il Summit Onu di settembre è solo l’ultimo esempio), ma servono interventi e riforme reali, per orientare tutte le politiche pubbliche allo sviluppo sostenibile.

Gli indicatori elaborati dall’Alleanza mostrano:

  • peggioramenti rispetto al 2010 riguardo alla povertà (Goal 1), i sistemi idrici e sociosanitari (Goal 6), la qualità degli ecosistemi terrestri e marini (Goal 14 e 15), la governance (Goal 16) e la partnership (Goal 17);
  • una sostanziale stabilità per gli aspetti legati al cibo (Goal 2), alle disuguaglianze (Goal 10) e alle città sostenibili (Goal 11);
  • miglioramenti contenuti (inferiori al 10% in 12 anni) per sei Obiettivi (istruzione, parità di genere, energia rinnovabile, lavoro dignitoso, innovazione e infrastrutture, lotta al cambiamento climatico) e aumenti di poco superiori per due (salute ed economia circolare).

Ma il Belpaese è in “buona” compagnia: dati ONU rivelano infatti che solo il 12% dei Paesi ha buone probabilità di raggiungere gli Obiettivi; oltre la metà è “decisamente fuori strada”, mentre il 30% è rimasto al punto iniziale, se non addirittura peggiorato.

L’Italia e l’Agenda 2030: servono impegno e strategia

“Non c’è vento favorevole per chi non sa in quale porto vuole andare” ha dichiarato Enrico Giovannini, direttore scientifico dell’ASviS. “In 8 anni l’Italia non ha scelto l’Agenda 2030 come bussola per un pieno sviluppo sostenibile”.

Secondo i dati del rapporto, il nostro Paese- al contrario dell’Unione Europea- non ha imboccato in modo convinto e concreto la strada dello sviluppo sostenibile. In particolare, non ha maturato una visione d’insieme delle diverse politiche pubbliche (ambientali, sociali, economiche e istituzionali) per la sostenibilità.

“Ciò non vuol dire che non si siano fatti alcuni passi avanti o che non si siano assunte decisioni che vanno nella giusta direzione” ha continuato Giovannini, “ma la mancanza di un impegno esplicito, corale e coerente da parte della società, delle imprese e delle forze politiche ci ha condotto su un sentiero di sviluppo insostenibile che è sotto gli occhi di tutti, come confermano anche le analisi dell’opinione pubblica italiana contenute nel Rapporto Asvis 2023”.

Le proposte dell’ASviS per politiche trasformative

A valle dei dati, il Rapporto contiene un insieme di proposte, matrice di un programma di riforme e interventi ampio e complesso.

In estrema sintesi, le azioni riguardano 13 linee di intervento:

  • contrastare la povertà, la precarietà e il lavoro povero, assicurare l’assistenza agli anziani non autosufficienti, redistribuire il carico fiscale per ridurre le disuguaglianze, gestire i flussi migratori e promuovere l’integrazione degli immigrati;
  • accelerare l’innovazione tecnologica, organizzativa e sociale del settore agricolo;
  • ottimizzare le risorse e l’organizzazione dei servizi sanitari, mitigare l’impatto della crisi climatica sulla salute;
  • migliorare la qualità degli apprendimenti;
  • aumentare l’occupazione femminile e combattere le discriminazioni multiple;
  • mettere la protezione e il ripristino della natura al centro delle politiche;
  • aumentare al massimo la produzione di energia elettrica rinnovabile e rendere più ambizioso il PNIEC;
  • ridurre la fragilità sul mercato del lavoro di donne, giovani e immigrati, migliorando le condizioni lavorative;
  • orientare il sistema produttivo verso l’Industria 5.0, potenziare la ricerca e l’innovazione;
  • promuovere la rigenerazione urbana e a transizione ecologica delle città e delle altre aree territoriali;
  • promuovere la sostenibilità ambientale e sociale nella Pubblica amministrazione, coinvolgere maggiormente i consumatori nell’adozione di comportamenti virtuosi;
  • migliorare il sistema giudiziario, sviluppare un’etica dell’Intelligenza Artificiale, rafforzare la partecipazione democratica;
  • promuovere la pace, assicurare la partecipazione della società civile alle scelte.

Ognuna di queste linee di intervento viene declinata in una serie di proposte concrete, utili per accelerare la transizione, in linea con il “Piano di accelerazione” richiesto all’Italia e agli altri Paesi dopo il summit Onu di New York.

A tale proposito, l’ASviS avanza al Governo tre proposte:

  • assegnare alla Presidenza del Consiglio il compito di predisporre il Piano;
  • predisporlo entro marzo 2024, affinché esso contribuisca alla preparazione del prossimo Documento di Economia e Finanza;
  • coinvolgere la società civile e gli enti territoriali attraverso il Forum per lo sviluppo sostenibile esistente presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).

Ulteriori approfondimenti e la versione integrale del rapporto sono disponibili a questo link.



Immagine di copertina: ASviS

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