#SustainableTalks: Laura Tomasoni di Oway
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#SustainableTalks: Laura Tomasoni di Oway

Da quasi due mesi Covid-19 domina le nostre giornate in termini di destabilizzazione e necessità di riprogrammazione oltre alla difficoltà nel prevedere quando si tornerà alla normalità e come. In momenti come questo dove la maggior parte dei messaggi combinano drammaticità e speranza al tempo stesso, come editori e redattori il nostro obiettivo è “buttare il cuore al di la dell’ostacolo” consapevoli che il futuro sarà caratterizzato da una sempre maggiore attenzione alla sostenibilità nella sua accezione più ampia.

Per questo motivo abbiamo integrato nel nostro piano editoriale delle interviste, #SustainableTalks - condotte ad esperti di settore e referenti aziendali - con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte e come vengano rendicontate, certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente.

Maria Grazia Persico

L'appuntamento dei #SustainableTalks di oggi tratta di agricosmesi e packaging sostenibile; a parlarcene è Laura Tomasoni, Responsabile del Laboratorio Ricerca & Sviluppo, Controllo Qualità e delle certificazioni aziendali per Oway.

Da dove nasce la necessità per l’azienda in cui lavora di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?

La nostra azienda già da anni si differenzia sul mercato per la propria visione circolare. Secondo tale approccio, il sistema azienda è considerato in tutte le sue componenti, che vanno dalla formulazione dei prodotti, alla scelta del packaging, dalla gestione dei processi e delle abitudini in azienda alle iniziative extra aziendali, secondo una linea coerente lungo la quale le singole componenti del sistema giocano un ruolo fondamentale solo se interagiscono tra di loro. Vivendo in prima persona delle abitudini responsabili e concrete, cerchiamo di andare oltre la mera produzione e commercializzazione di un prodotto, e di promuovere un vero e proprio stile di vita. Per questo motivo la nostra è un’azienda a tutti gli effetti sostenibile, in quanto lavora in maniera proattiva per creare agricosmetici e prodotti concentrati, promuoverne un uso consapevole e contribuire ad apportare effetti positivi sulla società.

L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?

Un‘azienda che lavora in maniera sostenibile sa che deve intervenire con una comunicazione efficace verso l’esterno partendo dall'interno. L’azienda ha quindi creato sia momenti di formazione collettiva, indirizzata a tutto il personale dell’azienda, che occasioni di formazione differenziata per area funzionale, rivolgendosi anche a tutti coloro che operano attraverso la distribuzione e i saloni. Inoltre la nostra azienda promuove situazioni di apertura verso i propri stakeholder, in particolare i clienti, per promuovere e far toccare in concreto cosa significa la sostenibilità, concetto molte volte più teorico che reale.

Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?

La sostenibilità si può misurare in vari modi: uno dei parametri di sostenibilità è sicuramente la misura della carbon footprint dell’Organizzazione: attraverso il calcolo della carbon footprint è possibile conoscere l’impatto che ha l’Organizzazione in termini di emissioni di gas a effetto serra (GHG) in atmosfera. Ogni organismo, con le sue attività, emette gas che impattano sull'effetto serra; la nostra azienda ha ottenuto a tal proposito la certificazione ISO 14064 che certifica l’impronta ambientale dell’Organizzazione: è possibile compensare l’impronta ambientale supportando progetti sostenibili nel mondo (ad esempio nei Paesi in via di sviluppo).

La certificazione ISO 14064 è una certificazione di sistema, cioè riguarda l’intera Organizzazione, quindi tiene conto di tutta una serie di emissioni che l’azienda genera: l’uso dell’energia elettrica, del gas metano, delle materie prime e dei relativi trasporti, vendita del prodotto, fine vita dello stesso. Questo approccio si basa su quello che viene definito LCA (Life Cycle Assessment - analisi del ciclo di vita) che analizza aspetti quali per esempio: impiego e/o produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, utilizzo di materie prime a km zero, parco auto aziendale con macchine ad energia elettrica.

Più il LCA presenta questi aspetti, tanto più la carbon footprint si riduce. Altri parametri fondamentali per la misura della sostenibilità si determinano a livello di formula e di scelte strategiche del packaging. Per quanto riguarda la formula, sulle materie prime si valuta la naturalità, la provenienza da agricoltura sostenibile (come quella che adotta il metodo biologico e/o biodinamico) e la provenienza delle materie prime come ad esempio l’olio di palma RSPO (Roundtable on Sustainable Palm Oil).

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In particolare, esistono delle certificazioni di prodotto ad hoc per il controllo della provenienza (es. certificazioni di enti privati quali RSPO, NATRUE, etc). A seconda delle zone di applicazione del prodotto cosmetico, intervengono altri parametri importanti quali la biodegradabilità oppure la valutazione dei parametri ambientali delle singole materie prime utilizzate. Tali parametri sono importanti in particolare per i prodotti a risciacquo (definitirinse off), in quanto vengono convogliati nella rete fognaria per poi confluire negli impianti di depurazione civili. Per i prodotti leave on (non a risciacquo) i parametri da tenere in considerazione sono quelli che non portano ad irritazioni e/o allergie: in questo caso la scelta è di materie prime più delicate a beneficio del consumatore, in quanto il prodotto permane o addirittura viene assorbito dalla pelle.

Infine, il packaging. Conosciamo tutti l’impatto del packaging sull'ambiente: le nostre valutazioni tengono conto dell’intero LCA del packaging, dall'origine del materiale alla carbon footprint della realizzazione dello stesso, alla gestione del fine vita. Quest’analisi ci ha portato alla scelta del vetro e dell’alluminio come pack ideali per i nostri prodotti. Siamo stati i primi del settore professionale a scegliere in particolare il vetro perché, soprattutto nell'impatto nella fase finale del ciclo di vita, è l’unico materiale, insieme all'alluminio, che ha percentuali di differenziazione e di riciclaggio elevatissime sia in Europa (ovviamente anche in Italia), che nel mondo.

Questi due materiali, per loro natura chimica, contengono l’energia per rigenerarsi secondo il concetto buddhista di rinascita continua. Le industrie del vetro e dell’alluminio sono le industrie che meglio incarnano il concetto di economia circolare, andando ad utilizzare materie prime riciclate secondo un continuo ciclo tendente all'infinito. Il progetto di sostenibilità è stato attuato direttamente dalla direzione aziendale, che ha condiviso e ha diffuso tra tutto il team di lavoro un know how che è il fiore all'occhiello di questa azienda. Siamo circondati da partner con i quali c’è un continuo scambio di informazioni per la realizzazione di materiali davvero sostenibili, come la carta tree free e i legni certificati, che permettono una crescita reciproca.

Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificato come driver di crescita o competizione?

La sostenibilità viene sicuramente identificata come driver di crescita consapevole: il nostro obiettivo è creare uno stile di vita totalmente in linea con quelle che sono le esigenze ambientali, che stanno diventando sempre più contingenti. Realizzando prodotti esteticamente ricercati, funzionali, concentrati ed efficaci portiamo benessere all'ambiente e alle persone.

In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?

Secondo alcuni studi il Covid-19 avrebbe a che fare con il fatto che popolazioni di pipistrelli si sono trovate costrette ad abbandonare il loro habitat naturale a causa del fenomeno del disboscamento incontrollato, andando ad occupare altri territori senza quei predatori atavici che avrebbero permesso il giusto equilibrio della vita. A maggior ragione la ripresa post Covid-19 dovrà tenere conto di protocolli di sostenibilità. Di fatto una delle definizioni di sostenibilità è quella di soddisfare le esigenze del presente senza compromettere quelle delle future generazioni; personalmente, come mamma di due figli adolescenti, questa visione del futuro dei miei ragazzi mi porta ad impegnarmi sempre di più in strategie che permettano loro di vivere una vita sì “comoda”, ma nel rispetto degli ecosistemi e della vita altrui (animali e piante compresi).

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