Italia ed Economia Circolare: un circolo virtuoso possibile
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Italia ed Economia Circolare: un circolo virtuoso possibile

Negli ultimi anni si è sentito parlare molto di economia circolare. L’Italia da questo punto di vista è un Paese all’avanguardia: da sempre povera di materie prime, ha dovuto giocoforza investire sul riciclo e il riutilizzo dei materiali.

Il 31 ottobre a Roma è stato presentato, al Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, il documento di posizione di Confindustria Il ruolo dell’industria italiana nell’economia circolare in cui si legge che “l’Italia è pronta a fare la sua parte ma deve poter contare su un contesto normativo, tecnologico ed economico che sia di supporto e non di ostacolo al raggiungimento di tali obiettivi”.

Nell'Unione Europea ogni anno una persona consuma 15 tonnellate di materiali che vanno a produrre 4,5 tonnellate di rifiuti, di questi circa la metà è portata nelle discariche e non è avviata al riciclo. Ci sono molti libri che trattano di questo annoso argomento, tra questi spicca Meno 100 chili di Roberto Cavallo, ospitato a presentare il suo libro al Festival dello Sviluppo Sostenibile Parma 2017, che risponde al perché oggi il termine rifiuto sia connotato con un’accezione negativa: “Il termine rifiuto andrebbe contemperato con un altro indicatore: il tempo. Se si introduce questa variante non si ha più una concezione negativa del rifiuto perché una qualsiasi sostanza può diventare rifiuto, ma rimane tale solo per un periodo di tempo.”  

Una volta che quell'oggetto ha finito di essere utile – prosegue lo scrittore – diventa un input per un altro processo. Siamo solo noi italiani che parliamo di raccolta differenziata, il resto d'Europa parla di riciclo. Resto comunque ottimista: molta energia è stata investita in questo campo, la scelta del futuro è capire come usare la tecnologia per fare meno rifiuti, con la creazione di ulteriori posti di lavoro.

Intesa Sanpaolo, per favorire la transizione di imprese e consumatori al modello di economia circolare, ha attivato un fondo di 5 miliardi di euro destinato alle imprese che con modalità innovative adottano questo modello. “L’innovazione è alla base dell’evoluzione della società ed è una leva per competere in mercati sempre più complessi e globalizzati, anche nel settore dell’alimentazione – dichiara Vincenzo Antonetti, Head of Promotion and Development of Innovation dell’Intesa Sanpaolo Innovation Center International Network – La sostenibilità ambientale e sociale è una condizione essenziale per le nuove filiere del cibo. L’economia circolare coniuga entrambi questi fattori, puntando alla realizzazione di un nuovo sistema economico che sia in grado di rigenerarsi.

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Molte sono anche le startup legate a questa tematica, che propongono modelli di riutilizzo dei materiali in un'ottica anche comunitaria per sensibilizzare le persone e i cittadini. Il fine è creare una comunità sempre più consapevole che si possono fare molte cose innovative, se si considera il rifiuto come una risorsa e non come un ingombro. Un esempio è il progetto BackBo, vincitore del Rock Hackathon, che ha dato la possibilità ad un gruppo di ragazzi di presentare l’idea a Katowicem, in occasione della Cop24 sui cambiamenti climatici.

Vogliamo sviluppare hub circollaborativi per valorizzare il packaging monouso in una prospettiva circolare: da usa e getta a usa e riusa – spiega Pietro Ceciarini, founder del progetto BackBo.  La startup ha vinto il bando Climatekic, in collaborazione con Aster, e il premio di 2500 euro è servito ad acquistare i macchinari per la lavorazione della plastica: un granulatore che trita la plastica in flackes molto fini e un estrusore per la produzione di filamenti per stampanti 3D. Il progetto è tuttavia in fase di validazione e prototipazione ed ha trovato ispirazione al progetto Opensource precious plastic. “Vogliamo anche andare nelle scuole e fare laboratori formativi ed informativi, crediamo molto nell’educazione e sul learning by doing – asserisce Pietro – Che cosa ci aspettiamo da Katowice? Che l’awarness sulla sostenibilità venga estesa e che diventi un focus importante per tutti, per le community e per le istituzioni, tanto quanto lo è per noi.

Per passare dalla raccolta differenziata all’economia circolare è necessario compiere un passo piccolo, ma importante, non solo economico e finanziario ma soprattutto culturale.

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