Gli Stati Generali e la green economy in Italia

Gli Stati Generali e la green economy in Italia

“Sarà la nostra offerta green ad ogni livello a determinare la crescita dell’Italia in senso sostenibile”. Questo il messaggio del Ministro dell’Ambiente Galletti per il lancio dei prossimi Stati Generali della Green Economy, previsti per l’8 e 9 dicembre 2016 a Rimini Fiera.

Per il ministro, il perno di una nuova politica ambientale sarà la strategia Industria 4.0 e a guardare i dati, presentati in anteprima a Roma il 27 ottobre, c’è da essere ottimisti.

Sì, perché la green economy italiana si colloca davanti a – in ordine – quella di Germania, Regno Unito, Francia e Spagna secondo l’analisi della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. Questo grazie a punte di eccellenza come, ad esempio, la quota delle rinnovabili, il riciclo dei rifiuti speciali e ancora prodotti agroalimentari di qualità certificata che, nonostante alcuni punti deboli, come l’aumento delle emissioni di gas serra, la bassa crescita di rinnovabili e l’elevato consumo di suolo, regalano al nostro Paese un complessivo primo posto fra le 5 principali economie europee*.

Questa è la riprova, secondo il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi, del fatto che “le eccellenze italiane nel campo della green economy restano più forti delle difficoltà, che pure non mancano”.

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Difficoltà che, a partire dal caso della Terra dei Fuochi, vanno affrontate per evitare che inficino – localmente e internazionalmente – le positività espresse dalla nostra green economy. Se, infatti, per performance di leadership e cambiamento climatico l’Italia si posiziona 32ª su 80 Paesi, come certifica il centro di ricerca Dual Citizens di Washington D.C., davanti a UK, Spagna e Germania, se si guarda alla graduatoria internazionale di percezione, Roma precipita al 68° posto, mentre Berlino sale addirittura al primo.

L’attenzione va quindi mantenuta non soltanto nei confronti di una adeguata comunicazione, che aiuti a dare una più corretta visione della realtà della green economy nostrana, ma anche all’attuazione e all’efficacia delle politiche in essere. Questo primato a livello europeo, si avverte nella Relazione sullo Stato della green economy 2016, rischia altrimenti di durare poco. A preoccupare, innanzitutto, lo stop negli ultimi anni della crescita di nuovi investimenti in fonti rinnovabili, in controtendenza al trend che si registra internazionalmente.

Il 2015, infatti, è stato un anno di svolta secondo l’IEA (International Energy Agency) che ha visto le rinnovabili, solare ed eolico in primis, rappresentare più della metà nella nuova capacità energetica a livello mondiale. Annuncio che arriva a pochi giorni dalla notizia del superamento del limite di 400 parti per milione di CO2.

“Purtroppo anche se le emissioni globali sono in diminuzione – spiega il Presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile  – le concentrazioni dei gas serra permangono dai 50 ai 100 anni, dunque per invertire il trend c’è bisogno di molta più efficienza e sviluppo delle rinnovabili; serve molto più impegno”.

Considerato questo quadro generale è comprensibile che Ronchi esprima una misurata preoccupazione anche per la posizione dell’Italia che deve riprendere presto il ritmo per invertire il freno vissuto negli ultimi tempi rispetto agli investimenti e lo sviluppo delle sostenibili, anche e soprattutto per poter assolvere agli impegni presi a Parigi.

Se l’emendamento di Kigali e la COP22 rappresentano momenti importanti ma preparatori, Ronchi sottolinea che il vero prossimo appuntamento è quello del 2018, quando verrà verificata l’efficacia degli differenti impegni nazionali. All'Italia si chiede di essere pronta e per questo dovrà intanto “partecipare attivamente alla ripartizione dell’obiettivo europeo, già avvenuta, e passare da questa alla sua attuazione con politiche e misure a partire dall'aggiornamento della strategia energetica nazionale”.

Insomma, l’invito è quello di continuare a puntare sulle potenzialità che il nostro Paese sa offrire ed evitare che l’Italia si faccia male da sola.

*L’analisi è stata fatta prendendo in esame 8 tematiche strategiche, ovvero emissioni di gas serra, rinnovabili, efficienza energetica, riciclo di rifiuti, eco-innovazione, agroalimentare di qualità ecologica, capitale naturale e mobilità sensibile, e utilizzando 16 indicatori chiave.

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