Turismo, se le piattaforme digitali tornano a cercare un contatto reale
Sostenibilità

Turismo, se le piattaforme digitali tornano a cercare un contatto reale

Nel 2018 il turismo registra una crescita del 6% rispetto al 2017, entrano nella top 5 dei paesi più visitati al mondo Francia, Spagna, Stati Uniti, Cina, Italia. Insieme al numero di viaggiatori in movimento aumenta la velocità con la quale possono essere effettuate ricerche e prenotazioni online. Ma gli esperti avvertono: anche se nell’era dell’innovazione digitale è possibile “vendere esperienze” con un click, per vivere un viaggio responsabile resta fondamentale saper rallentare e fermarsi ad ascoltare.

Il turismo è uno dei pochi mercati al mondo che può contare su una crescita costante. Cambiano le richieste dei viaggiatori che negli anni si evolvono, ma non diminuisce la voglia di spostarsi e scoprire nuovi angoli di mondo: secondo gli ultimi dati ONT, Osservatorio Nazionale del Turismo, nel 2018 si è registrato un 6% in più rispetto al 2017 e nella top 5 dei paesi più visitati al mondo emergono Francia, Spagna, Stati Uniti, Cina, Italia. Non è un caso che proprio nel Belpaese l’industria turistica sia arrivata a rappresentare il 5% del Pil nazionale.

Grazie all’innovazione tecnologica, prenotare un viaggio diventa sempre più semplice e intuitivo, come raccontano gli ultimi profili discussi in occasione del convegno BTO, Buy Tourism Online, tenutosi a Firenze lo scorso febbraio. Giulia Eremita, giornalista ed esperta in marketing digitale nel turismo, ricorda come ormai un acquisto su due avvenga online. Questo trend è permesso da una crescita del mobile e-commerce, così come da pagamenti sempre più semplificati come la soluzione “tap and pay”. Per intenderci, se fino a qualche anno fa si acquistava online un libro, adesso gli utenti si spingono ad utilizzare il proprio cellulare persino per la prenotazione di un viaggio: semplice, veloce e indolore, soprattutto se si paga sul posto.

Ma nell’era in cui la maggior parte degli utenti condivide tramite dispositivi mobili foto, video, recensioni e percorsi di viaggio, c’è una nuova sensibilità che inizia a farsi sentire: sempre più turisti sono alla ricerca di qualcosa che la sola dimensione digitale non può offrire; un angolo di autenticità.

Come sottolinea il Sustainable Travel Report commissionato da Booking nel 2018, cresce il numero di utenti che al momento della prenotazione cerca una soluzione sostenibile, con l’intenzione di conoscere più da vicino i luoghi interessati dal viaggio. 

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Lo sa bene Airbnb, che è entrato nel 2019 con 6 milioni di annunci sulla propria piattaforma online, un numero che colpisce, se si pensa ad un progetto nato nel 2008. Ma attenzione a non generalizzare: l’idea di affittare una camera all’interno di una casa abitata, in cui sia possibile creare uno scambio tra viaggiatore e famiglia ospitante, è un modello di business interessante che, tuttavia, non può essere interpretato come garanzia di “autenticità”. Negli ultimi anni sono nati diversi comitati contrari all’idea di affittare ai turisti le case nei centri storici, consapevoli del forte rischio di trasformare quello che doveva essere un interessante inserimento in una vera e propria "invasione turistica", con conseguente aumento degli affitti per residenti: potrebbero sentirsi obbligati a spostarsi in zone meno centrali. Non da sottovalutare, inoltre, è il rischio di chiusura dei negozi alimentari tradizionali per far spazio ad esercizi commerciali in risposta alle nuove presenze turistiche, sicuramente più redditizie.

In risposta a queste dinamiche controverse hanno preso vita alcuni progetti che sfidano il sistema, creando una stretta connessione tra innovazione digitale ed esigenze reali. Tra questi FairBnB, “una comunità di attivisti, programmatori, ricercatori e creativi – specificano i fondatori attraverso il loro Manifesto - che si è posta l’obiettivo di affrontare questa sfida rimettendo al centro la condivisione dei vantaggi per tutta la comunità in quella che viene chiamata l’economia della condivisione (sharing economy). Vogliamo offrire una alternativa che valorizzi le comunità ospitanti anteponendo le persone al profitto e che faciliti esperienze di viaggio autentiche e sostenibili. Stiamo creando una piattaforma che consenta a locatori e ospiti di entrare in contatto favorendo un vero interscambio culturale ed al contempo minimizzando gli effetti negativi sulle comunità residenti”.

Il progetto punta quindi a dialogare con le amministrazioni e le comunità locali, nell’ottica di individuare le priorità su cui investire, per mitigare gli effetti negativi del turismo e orientare positivamente le entrate derivanti dalle presenze sul territorio.

Anche Airbnb, consapevole di questa nuova sensibilità dei cittadini nei confronti dei viaggi a impatto ridotto, ha ideato il progetto “Italian Villages” in collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, e ANCI, Associazione nazionale dei comuni italiani. L’idea è quella di rilanciare il turismo nei borghi italiani promuovendo l’affitto di stanze in aree che solitamente restano a margine dei grandi flussi turistici, provando così a sostenete le comunità locali che vivono fuori dai grandi nodi di interesse. È così che navigando sul sito del progetto si scoprono alternative di viaggio piuttosto inconsuete, come una bella residenza di campagna nel borgo Torella del Sannio, in Molise.

Una scelta che sicuramente ha a che fare con il marketing, ma che può rivelarsi un buon compromesso tra digitale e reale: se è vero che si vive in un momento in cui la maggior parte dei cittadini globali si organizza le vacanze online, cercando la struttura più adatta tra una riunione e l’altra prenotando in un click, è altrettanto vero constatare come queste piattaforme cerchino sempre più spesso di vendere esperienze reali. Diventa così accattivante l’immagine, ad esempio, di una trattoria di paese in cui gustare un piatto semplice, condividendo un pranzo con i frequentatori locali.

Certo, anche la comunicazione ha il suo peso: spesso campagne ben ideate rischiano di ammorbidire il concetto di “responsabilità”, quando al di là di una stanza da affittare, come ricordano gli esperti di AITR, Associazione Italiana Turismo Responsabile, servirebbe anche valutare la capacità di accoglienza di un luogo. Voci come l'identificare una storia da poter raccontare ed il riconoscere una reciprocità da voler rispettare sono da doversi considerare "imprescindibili", per poter creare un'esperienza unica al turista.

Il viaggiatore dovrebbe quindi potersi permettere, oltre ad una bella casa in affitto, del tempo per passeggiare in paese, uno spazio in cui chiedere e, soprattutto, il desiderio di fermarsi ad ascoltare.

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