Sussidi pubblici ai combustibili fossili: raddoppiati nel 2021
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Sussidi pubblici ai combustibili fossili: raddoppiati nel 2021

A dispetto dai ben noti obiettivi internazionali di decarbonizzazione, i finanziamenti pubblici ai combustibili fossili su scala globale sono quasi raddoppiati nel 2021. Lo rivela uno studio pubblicato il 29 agosto 2022 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA).

La transizione ecologica - quella vera - non può prescindere dalla decarbonizzazione e dal passaggio a fonti di approvvigionamento da energia pulita. Eppure, a dispetto dei buoni propositi e delle molte parole, i finanziamenti pubblici ai combustibili fossili su scala globale sono quasi raddoppiati durante lo scorso anno, passando da 362,4 miliardi di dollari del 2020 a 697,2 miliardi del 2021. I numeri relativi ai finanziamenti sono stati resi pubblici il 29 agosto 2022, in un'analisi a opera dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) e dell’Agenzia internazionale dell’energia (IEA).

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I numeri della ricerca

La ricerca ha preso in esame i sussidi alle fonti fossili elargiti in 51 Paesi diversi che, a fronte del loro elevato consumo di elettricità, giungono a coprire l’85% del mercato mondiale dell’energia. I risultati sono stati ottenuti incrociando i dati delle due organizzazioni coinvolte. La prima parte dell'analisi, effettuata dall’Ocse, ha esaminato i finanziamenti ai combustibili fossili nei Paesi del G20, passando in rassegna i bilanci e le agevolazioni fiscali relativi a carbone, petrolio e gas fossile. Ne emerge un supporto diretto alle fonti fossili letteralmente lievitato: dai 147 miliardi di dollari nel 2020 si sale ai 190 miliardi dell’anno successivo. In particolare, il finanziamento all’estrazione di nuove fonti fossili ha raggiunto, sempre nel 2020, livelli mai registrati prima dalle attività di monitoraggio dell’Ocse, sfiorando i 64 miliardi di dollari, con un incremento del 50% rispetto all’anno precedente e del 19% rispetto ai livelli del 2019. La IEA, invece, ha preso in esame 42 Paesi confrontando i prezzi di carbone, petrolio, gas fossile ed energia pagati dai consumatori con i valori del mercato internazionale, ottenendo l’ammontare dei sussidi elargiti dai governi per limitare i prezzi. In questa seconda parte, lo studio riporta come gli investimenti destinati allo scopo nel 2021 sono stati pari a 531 miliardi di dollari, un valore più che triplicato rispetto all’anno precedente. Infine, le due ricerche sono state unite per ottenere un’unica stima sull’andamento dei finanziamenti pubblici divisi a seconda del prodotto energetico: carbone, gas fossile, petrolio ed energia elettrica dal 2010 al 2021, così da determinare quale comparto ha ricevuto maggiori sussidi. Ne emerge che i finanziamenti al gas fossile sono aumentati dai 66,9 miliardi di dollari del 2020 ai 166 dell’anno successivo. A detenere il primato è, tuttavia, il petrolio, che è passato dai 196,1 miliardi di dollari di sussidi ricevuti nel 2020 ai 302,7 miliardi dello scorso anno.

Le ragioni dei finanziamenti

L’estrazione di nuove risorse fossili è in netto contrasto con le evidenze diffuse dalla IEA a maggio 2021, nelle quali si sottolineava che per raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione previsti per il 2050 non si sarebbero dovuti sviluppare nuovi giacimenti fossili. Secondo il report, l’aumento dei finanziamenti si giustifica con la scelta di contenere i prezzi di elettricità e carburanti per i consumatori, nel tentativo di tutelarli dal cospicuo incremento del prezzo del gas nel 2021. Una scelta che, tuttavia, rischia di peccare di scarsa lungimiranza, aumentando la dipendenza da fonti fossili e ritardando l'implementazione di soluzioni a zero emissioni. Si prevede che i sussidi aumenteranno ulteriormente nel 2022, poiché la guerra in Ucraina ha fatto salire ulteriormente i prezzi dell’energia” ha dichiarato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’Agenzia internazionale dell’energia. “I sussidi ai combustibili fossili sono un ostacolo per un futuro più sostenibile, ma la difficoltà che i governi incontrano nel rimuoverli è aggravata in periodi di prezzi elevati e volatili dei combustibili. Un aumento degli investimenti nelle tecnologie e nelle infrastrutture per l’energia pulita è l’unica soluzione a lungo termine all’attuale crisi energetica globale e il modo migliore per ridurre l’esposizione dei consumatori ai costi elevati dei carburanti”.

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