Foreste decimate in Uganda e progetti di rimboschimento sostenibile
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Foreste decimate in Uganda e progetti di rimboschimento sostenibile

Si è calcolato che, al ritmo corrente di disboscamento, entro il 2050 non ci saranno più foreste in Uganda. La riforestazione in chiave sostenibile, di cui il cortometraggio “A Journey without a Map: new Generation Plantation in Uganda” mostra esempi concreti, può offrire una soluzione efficace.

Foreste decimate un po' ovunque nel mondo. Incendi su larga scala, disboscamento selvaggio, eventi allarmanti che stanno erodendo le riserve globali di ossigeno. Non fa eccezione l'Uganda. Il Paese ha visto la sua popolazione raddoppiare negli ultimi 12 anni. Con il 95% delle persone dipendenti dal carbone da legna per cucinare e per i bisogni quotidiani, e con solo l'1% di abitanti aventi accesso a combustibili e tecnologie pulite, le foreste si sono ridotte alla misera percentuale del 10% rispetto alla loro copertura originaria. Si è calcolato che, al ritmo corrente di disboscamento, entro il 2050 non ci saranno più foreste in Uganda. La riforestazione in chiave sostenibile può offrire una soluzione efficace.

Il cortometraggio A Journey without a Map: new Generation Plantation in Uganda (Un viaggio senza mappa: piantagioni di nuova generazione in Uganda, NdR) dei registi James Thomson e Thomas Hogben, incluso nel progetto “Short Film Showcase” del National Geographic, indica la definizione di un percorso di cambiamento. Un cammino fatto di storie di cittadini che, convinti dell'efficacia di piantare alberi, stanno facendo la differenza per le proprie famiglie e per il Paese.

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Molti i casi virtuosi, riportati tramite le parole degli stessi promotori, secondo cui piantare alberi può contribuire a preservare le foreste, tutelare la biodiversità e promuovere un turismo ambientale sostenibile. Senza contare il ritorno economico che un approccio di gestione diretta e rispettosa delle risorse forestali può avere sulle singole famiglie.  “Cinque alberi possono pagare la scuola a tuo figlio” testimonia Martin Asiimwe, WWF Uganda e membro di una famiglia che vive vendendo il legname ricavato dalla piantumazione di una cintura di alberi in una porzione di terreno attorno alla foresta.

In questa stessa ottica, è nata nel distretto di Kayunga la Seeta Plant Nursery. Progetto primario, il Mother Garden, che conta 20.000 alberi e 500000 germogli piantati l’anno.

Certo, la sfida è notevole: in Uganda, soltanto il 18% della popolazione rurale è connesso alla rete elettrica. “Le persone hanno abbattuto gli alberi perché avevano bisogno di combustibile. Perché avevano bisogno di materiale da costruzione. È importante che abbiano accesso al legname e alle risorse delle foreste, ma è essenziale che questo si basi su principi di sostenibilità” afferma Alex Kyabawampi, membro di The New Forest Company, una delle maggiori compagnie di silvicoltura e legname dell'Africa orientale.

 Piantare alberi non è una scelta che può essere discussa. Il Paese ha bisogno di foreste: sono una necessità, non un lusso che possiamo importare facilmente quando le cose vanno male. Non tutti qui hanno la possibilità di salire su una aereo ed espatriare. Dobbiamo fare in modo che le cose funzionino, e funzionino qui”.

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