I Christmas jumper: un Natale tra etica, estetica e ironia
Sostenibilità

I Christmas jumper: un Natale tra etica, estetica e ironia

I maglioni delle festività natalizie, i Christmas jumper, assumono una nuova valenza e parlano di sostenibilità ambientale, recupero e solidarietà.

Christmas jumper, ovvero la tendenza che, negli ultimi anni, si è fatta largo nel periodo natalizio. Indossare i maglioni brutti di Natale è, a tutti gli effetti, una moda sempre più diffusa. Un fenomeno che fa sorridere perché fa leva sull’autoironia ed è diventato parte della cultura popolare, entrando anche in film e serie tv di successo.

A fast fashion Carol

Questo trend è stato da subito vampirizzato dal fast fashion che, con i suoi ritmi serratissimi, riempie i punti vendita con settimane di anticipo. Si tratta di capi di abbigliamento sfacciatamente natalizi: con renne in primo piano, fiocchi di neve, alberi addobbati e frasi inequivocabili. Insomma, maglioni che potrebbero essere difficilmente “destagionalizzati” e scissi dalle due settimane di festività. Non solo: questi maglioni vengono messi in vendita in un periodo in cui la pulsione all’acquisto superfluo è già più radicata. Ma la spinta green ha fatto sì che, negli ultimi tempi, si delineasse un ulteriore trend: quello dei Christmas jumper etici. Il mercato anglosassone è quello in cui la moda è nata e, quindi, per evidenti ragioni, risulta anche più sensibile al tema.

Christmas (ethical) jumper

Già da alcune collezioni, l’azienda Fund realizza maglioni con ricami natalizi declinati secondo criteri di sostenibilità. Stando allo statuto di Fund, infatti, l’obiettivo è quello di arginare il carbon footprint della filiera e, insieme, sostenere le attività locali. Il marchio seleziona filati provenienti da allevamenti controllati e garantisce un’alta qualità di tintura e stampa per preservare il ciclo di vita del capo. Ci sono poi i maglioni che mettono (letteralmente) al centro la natura, come nella collezione realizzata dal laboratorio tessile Rifò per WWF. La WWF Conservation Collection è realizzata in lana riciclata con un focus sui Christmas jumper, rivisitati in modo originale. È stato mantenuto il pattern tradizionale che identifica i maglioni, ma senza i classici simboli natalizi come slitta, Babbo Natale o pacco regalo. Al loro posto ci sono, tra gli altri, panda e tartarughe: animali divenuti emblema della sofferenza inflitta alla natura dal consumismo incontrollato.

Sostenibilità umana

Il Natale è un periodo in cui si percepiscono in modo più evidente e sofferto le differenze di status economico. Un momento dell’anno che traccia una linea di demarcazione netta tra chi può acquistare il superfluo e chi no. Perciò, per contribuire alla sostenibilità ambientale e, insieme, a quella umana, ci sono enti e aziende che hanno ideato eventi e vendite charity. Come Save the Children, che dal 2012 indice una giornata per raccogliere fondi e sensibilizzare sul tema: è proprio il Christmas Jumper Day.

Un (non) acquisto etico

Ma, sebbene si tratti di capi provenienti da filiera sostenibile o realizzati per cause umanitarie, l’acquisto di capi di questo genere può rappresentare uno spreco. A ben vedere, si tratta di indumenti prodotti e immessi sul mercato solo per un tempo limitato, spesso acquistati per rendere più allegra una cena o lo scambio dei regali. Inoltre, questi maglioni, qualora indossati, vengono sfruttati per un brevissimo periodo (inferiore persino a quello delle festività natalizie). Perciò, prima di assecondare una tendenza divertente, ci sarebbe da chiedersi quanto questa possa fare male al pianeta. E al netto degli sforzi (comunque meritevoli) di diverse aziende, è legittimo cercare delle alternative a questo trend.

Buon anno (e anche il prossimo)

L’inglese Banana Moon induce a un acquisto consapevole e a una personalizzazione dei maglioni natalizi con un invito a guardare oltre le festività. L’iniziativa è nata in collaborazione con il brand Stanley/Stella, molto attento agli standard qualitativi e di sostenibilità. Christmas jumper con messaggi validi di anno in anno, come “Evergreen”, o con i tasselli realizzati in un materiale che consente di scriverci sopra. In altre parole, l’invito è quello di personalizzare data e augurio per il nuovo anno senza dover acquistare un nuovo capo.

Christmas jumper… senza acquisto (o quasi)

Tutto ciò senza dimenticare il circuito second hand, che continua a rappresentare una grande risorsa. Come già detto, infatti, il vintage fa leva sulla fascinazione per i decenni passati ed è la scelta estetica a diventare trainante verso quella etica. E quello dei Christmas jumper sembra essere l’esempio perfetto, soprattutto perché attingono a piene mani dall’immaginario delle sit-com degli anni Ottanta e Novanta. Perciò, i circuiti second hand non solo sono consigliati per acquistare questi “maglioni brutti”, ma sono addirittura il canale preferibile per trovarne di autentici. Altre soluzioni che non implichino l’acquisto, poi, sono possibili. Come gli swap party con il gruppo di amici, familiari e colleghi in cui ci si scambia questo capo natalizio. O i maglioni autoprodotti: magari regalando un corso (etico) di lavorazione a maglia per dare la possibilità di realizzare dei maglioni senza… data di scadenza.

Perciò non si può che accogliere positivamente questa manifesta sensibilità nei confronti del tema ambientale e, più in generale, della sostenibilità. E sta, quindi, alla sensibilità personale decidere se incoraggiare il fast fashion o disinnescare questo meccanismo trovando alternative sostenibili e chiedendosi “Ne ho davvero bisogno?”.


Immagine di copertina: Stte Funn, Unsplash

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