Quando e perché il remote working abbatte le emissioni di CO2
Rubriche

Quando e perché il remote working abbatte le emissioni di CO2

Secondo uno studio della Cornell University, il lavoro da remoto può ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera fino al 58%.

In Italia, oggi, ci sono circa 3,6 milioni di lavoratori da remoto. Parlare di remote working dopo la pandemia non è più un tabù e sul tema sono stati condotti diversi studi, per testarne l’efficacia in termini di produttività, ma anche di sostenibilità.

Uno studio interessante è stato pubblicato su PNAS e indaga il rapporto tra lavoro da remoto e emissioni di gas serra nell’atmosfera.

Secondo gli autori, lavorare da casa un solo giorno a settimana non ha un grande risvolto dal punto di vista ambientale, riducendo le emissioni solo del 2%. I veri benefici in termini di riduzione delle emissioni si manifestano quando il remote working avviene per 3-4 giorni a settimana.

In questo caso, le emissioni di gas serra potrebbero ridursi del 58%. 

Remote working e sostenibilità: cosa dice lo studio

Lo studio prende in esame l’impatto del lavoro da casa sulla produzione di CO2, con riferimento agli Stati Uniti.

Secondo i ricercatori, lavorare da casa per più di un giorno alla settimana potrebbe ridurre le emissioni di gas serra, grazie al taglio dei consumi energetici in ufficio e del pendolarismo (il settore della mobilità è tra i più inquinanti in assoluto).

Allo stesso tempo, un solo giorno di remote working a settimana non genera benefici significativi, perché subentrerebbero dei fattori di compensazione, come ad esempio l'aumento degli spostamenti fuori sede e dell’utilizzo di energia domestica.

Secondo quanto mostrato dai ricercatori, i remote workers potrebbero ridurre il loro impatto ambientale fino al 54% rispetto alle loro controparti che lavorano in ufficio. Chi invece adotta una modalità di lavoro ibrida, con 2-4 giorni di lavoro da remoto, potrebbe ridurre le emissioni con una forbice che varia dall'11 al 29%. 

I fattori che impattano di più sull’ambiente

Il consumo massivo di energia in ufficio è il maggior responsabile dell’aumento delle emissioni di gas serra nell’atmosfera. A seguire, c’è il fattore trasporti, che incide in modo significativo sull’inquinamento.

Questo è ancora più vero se si pensa che, dopo la pandemia Covid-19, molte persone hanno deciso di allontanarsi dalle città per vivere in piccoli centri, aumentando le distanze da percorrere per raggiungere l’ufficio.

L’utilizzo delle tecnologie informatiche, invece, non ha un grande impatto dal punto di vista dell’aumento delle emissioni.

Il solo lavoro da remoto, però, non basterebbe per garantire il risultato. Lo studio specifica che, allo stesso tempo, sarà necessario rimodulare il proprio stile di vita, scegliendo veicoli sostenibili e controllando gli spostamenti. 

L’agenda 2030 e la lotta contro il cambiamento climatico

La lotta al cambiamento climatico è il tredicesimo obiettivo dell’Agenda 2030. Secondo le Nazioni Unite, nel 2021 le emissioni di CO2 causate dal consumo energetico sono state le più alte di sempre. Ecco perché i Governi sono stati coinvolti per cercare soluzioni utili a ridurre questo impatto. Una progressione verso il lavoro da remoto, secondo gli scienziati, può aiutare a mitigare le emissioni di CO2, applicando lo stesso modello di calcolo utilizzato negli Stati Uniti anche ai Paesi europei.

LEGGI ANCHE >> Città sostenibili e resilienti al nuovo clima: come e perché



Immagine di copertina: Cottonbro Studio, Pexels

N_CSR

Potrebbero interessarti ...

  • Su di noi

    Nonsoloambiente è un magazine online interamente dedicato all’informazione ambientale, che vuole offrire un contributo alla diffusione della cultura sostenibile, donando ai suoi lettori una visione pluralista e aggiornata sulle principali novità del settore, attraverso contenuti freschi, originali e di qualità.