Sette anni di moda e sostenibilità: i risultati di Detox my fashion
Sostenibilità

Sette anni di moda e sostenibilità: i risultati di Detox my fashion

A breve distanza dal traguardo fissato al 2020, Greenpeace Germania presenta una prima rendicontazione dei risultati ottenuti dalle 80 aziende del settore abbigliamento aderenti al progetto “Detox my fashion”, per una moda più sostenibile. 

Detox my fashion, ovvero, “disintossicare la moda”: questa la sfida lanciata ormai sette anni fa alle aziende del settore da Greenpeace Germania. Attraverso la campagna, l’associazione ha determinato una serie di obiettivi per il 2020 e recentemente, a poca distanza dal termine prefissato, ne ha rilasciata una prima rendicontazione.

In particolare, il report Destination zero – Seven years of detoxing the clothing industry  illustra i passi avanti e quelli ancora da compiere da parte delle 80 aziende che hanno deciso di raccogliere la sfida e di impegnarsi per eliminare dai processi produttivi degli abiti ogni sostanza nociva per l’uomo e per l’ambiente.

Dal report scopriamo che è già possibile festeggiare un importante successo: la completa eliminazione dei perfluorurati (Pfc), sostanze chimiche difficili da smaltire e molto dannose per l’ambiente, ampiamente utilizzate soprattutto per la produzione di abbigliamento sportivo.

La campagna ha inoltre contribuito a diffondere nel mondo una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori, i quali di riflesso hanno iniziato a chiedere una rendicontazione sempre più approfondita alle aziende, dal settore sportivo a quello del lusso. Negli anni si è di conseguenza assistito a una maggiore tracciabilità delle filiere. In particolare, l’attenzione alla sostenibilità è cresciuta in modo diffuso all’interno del mondo luxury, coinvolgendo anche molti brand che non fanno parte del progetto di Greenpeace.

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Dal momento che l’Italia gioca un ruolo di primo piano nell’industria della moda, non stupisce che molte delle aziende che hanno scelto di raccogliere la sfida Detox my fashion siano italiane (ben 60 su 80). In totale, i marchi coinvolti rappresentano circa il 15% della produzione di abbigliamento mondiale in termini di fatturato e sono un insieme di aziende dalle dimensioni molto variabili, dai grandi brand come Valentino, Miroglio e Benetton fino ai produttori tessili del distretto di Prato, il più grande in Europa. Proprio qui è nato il primo esempio di impegno collettivo per l’eliminazione delle sostanze tossiche dal ciclo produttivo.

Sulla scia di questa iniziativa e sotto la spinta di Confindustria Toscana Nord è nato il Consorzio Italiano Detox, punto di riferimento nazionale per tutte le aziende che desiderano intraprendere un percorso di eliminazione delle sostanze chimiche nocive dalla propria filiera.

Oggi, tutte le aziende coinvolte nel progetto Detox di Greenpeace pubblicano con regolarità un report sulle emissioni di sostanze chimiche pericolose nell’ambiente, includendo nella rendicontazione anche i dati relativi a tutti i fornitori e i subfornitori. A poca distanza dal traguardo fissato, il 15% del settore tessile ha già dimostrato che produrre in modo più pulito è possibile: all’altro 85% non resta che prenderne atto.

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