Cittadini attivi 2.0: tecnologie e strumenti al servizio dello stakeholder engagement

Cittadini attivi 2.0: tecnologie e strumenti al servizio dello stakeholder engagement

Stakeholder engagement, un nuovo paradigma che implica il coinvolgimento attivo dei cittadini in fase di progettazione di opere e servizi di pubblica utilità. Un meccanismo fortemente democratico, basato tuttavia su equilibri delicatissimi che necessitano, per avere successo, di regole condivise e della capacità di trovare il giusto bilanciamento tra obbligatorietà e volontarietà dei singoli. Questa la sfida più grande per i legislatori contemporanei, che possono contare, d'altro canto, sul supporto di strumenti fino a qualche tempo fa impensabili per portata ed efficacia.

Al servizio dello stakeholder engagement e del suo futuro, c'è infatti la nutrita schiera di nuove tecnologie - peraltro in continua evoluzione - che questo presente 2.0 è in grado di mettere a disposizione. Ma come possono concretamente dati strumenti influenzare positivamente il buon esito del processo, favorendo vari stadi di partecipazione attiva da parte dei cittadini nella co-progettazione di servizi di pubblica utilità?

Lo abbiamo chiesto a Matteo Brambilla, socio e referente dell’Antenna milanese di RENA, responsabile Food Policy del Comune di Milano ed esperto sul tema.

Per la buona riuscita del processo, è fondamentale ragionare su una tassonomia solida che fornisca le basi per identificare con criterio ed efficacia gli strumenti necessari. L'ottica “use driven”, che parte da un framework di riferimento per la modalità di ingaggio degli stakeholder per meglio definire gli strumenti, è secondo me più efficace rispetto all'ottica tools driven, che sceglie lo strumento per poi costruirvi attorno il processo partecipativo. Secondo un'interessante analisi del Centro Studi IBM, interrogarsi sui soggetti da coinvolgere, in quale misura e con quale motivazione coinvolgerli, permette di identificare quattro categorie sotto cui raggruppare, caso per caso, i cittadini:

1 - cittadino come esploratore, i cittadini possono essere una risorsa preziosissima per identificare i problemi. Partendo dal presupposto che gli enti, complessi e molto strutturati, non sono onniscienti, un esercito di “controllori” in grado di segnalare eventuali criticità ha un valore immenso;

2 - cittadino come ideatore, in questo caso, lo scopo è la fornitura di idee per risolvere problemi o migliorare i servizi già presenti;

3 - cittadino come progettista, i soggetti coinvolti permettono di trasformare l'idea innovativa in un nuovo servizio o in una soluzione che sia realmente implementabile;

4 - cittadino come diffusore, tutti i cittadini hanno, in questo senso, il ruolo di leve e megafoni nella diffusione di informazioni su nuovi servizi o progetti.

Clicca qui per approfondire!

Quali sono le innovazioni che un ragionamento di questo tipo può apportare?

Il Centro Studi IBM individua un secondo asse di riferimento che, attraverso gli strumenti tecnologici, può apportare due grandi tipologie di innovazioni:

1 Innovazione in termini ecosistemici: gli strumenti aiutano a definire una serie di regole condivise, o una visione del problema condivisa, o di strumenti di misurazione condivisi che permettono di coordinare le attività di problem solving.

2 Innovazione in termini di piattaforme: utili da un lato per spezzettare il processo di problem solving per avere una partecipazione puntuale in una determinata fase, dall'altro per possedere piattaforme di condivisione di informazioni e scambio di conoscenze.

Mettendo a matrice i due assi (categorie dei cittadini e tipologie di innovazioni con le relative sottocategorie), al suo interno si trova l'intero mondo dello stakeholder engagement, anche a livello di strumenti che a questo punto possono essere individuati: premi, app, social network, conference call sono solo alcuni esempi.

Tutto questo dà un'idea della complessità del tema e dei meccanismi che si celano dietro a un processo di progettazione partecipata ben congegnato. Può farci qualche esempio di strumenti in cui, a vari livelli, vede maggiori potenzialità e portata innovativa?

- App “No Barriere dell'associazione Luca Coscioni. Interessante, in questo caso, sottolineare due aspetti: da un lato, fornire l'accesso diretto allo strumento consente di avere a disposizione un folto numero di esperti (gli stessi disabili o le persone che quotidianamente hanno a che fare con uno o più disabili sviluppano un'attenzione e una sensibilità alla tematica dettata dalla necessità) che segnalano problematiche e presenza di barriere architettoniche in punti anche molto distanti fra loro. Dall'altro, si tratta di uno strumento ideato e sviluppato da terzi, che consente tuttavia alla pubblica amministrazione l'accesso a informazioni utili, abbondanti e puntuali, difficilmente reperibili se non con un enorme sforzo in termini di risorse.

- La Cura di Salvatore Iaconesi: si tratta di un progetto open source emblematico in termini di partecipazione. Nel 2012, a Iaconesi è stato diagnosticato un tumore al cervello. Supportato dalle sue conoscenze come hacker, ha deciso di pubblicare online la sua cartella medica e chiedere a chiunque fosse in grado di partecipare alla sua cura. E così medici, ricercatori, guaritori... hanno risposto da tutto il mondo e collaborato a questo esperimento collettivo.

- Electonic town meeting: si tratta di una tecnologia che ho potuto implementare direttamente. Al termine del processo per stabilire la food policy del Comune di Milano, definita attraverso una serie variegata di strumenti, 150 stakeholder sono stati invitati a partecipare un meeting elettronico online. Il meeting ha utilizzato un meccanismo accostabile al “televoto” per ottenere risposte specifiche a quesiti specifici, stabilire la percezione delle priorità, scegliere in tempo reale e in modo condiviso fra le numerose alternative in campo. Si è trattato di un buon processo convergente, che ha permesso di tirare le fila di un percorso estremamente complesso.

 

È legittimo pensare che le nuove tecnologie possano contribuire ad abbattere alcuni costi legati alla progettazione partecipata?

Dipende da quel che si intende per costi. Se vengono intesi a livello di collettività e in termini non solo economico-finanziari, ma anche sociali e di tempo, alla fine i costi da sostenere sono gli stessi. Semplicemente, coinvolgendo un bacino di utenti decisamente ampio, sono diversamente distribuiti fra pubblico, privato e società civile, in linea con una società contemporanea in cui- ne sono convinto- nessuno da solo può fare qualcosa che generi veramente valore. La collaborazione fra stakeholder è una cosa sempre più necessaria. In questo particolare periodo storico, poi, la disintermediazione totale che internet e i nuovi strumenti hanno creato, ha influito enormemente sulla volontà dei cittadini di esprimere opinioni e dare informazioni. Ne risulta che i soggetti vogliono essere interpellati, sostenendo volontariamente alcuni costi. Tutto questo facilita moltissimo il lavoro della pubblica amministrazione, che deve sì garantire soddisfazione delle proprie e altrui aspettative instaurando un rapporto di fiducia, ma ne guadagna in termini di distribuzione dei costi e di capacità di rispondere quasi istantaneamente alle priorità sociali. Credo che il solco da percorrere e implementare nei prossimi anni sia proprio questo, per non rischiare di disperdere informazioni e risorse preziose.

Clicca qui per approfondire!

Potrebbero interessarti ...

  • Su di noi

    Nonsoloambiente è un magazine online interamente dedicato all’informazione ambientale, che vuole offrire un contributo alla diffusione della cultura sostenibile, donando ai suoi lettori una visione pluralista e aggiornata sulle principali novità del settore, attraverso contenuti freschi, originali e di qualità.