Contro la siccità l’Italia è in ritardo, ma poteva giocare d’anticipo
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Contro la siccità l’Italia è in ritardo, ma poteva giocare d’anticipo

A spiegarlo è Corrado Clini, esperto di politiche ambientali ed ex ministro dell’Ambiente del Governo Monti. Nel 1998 ha redatto il primo documento sul cambiamento climatico in Italia.

Ecomed Green Expo del Mediterraneo, appuntamento siciliano dedicato alle tecnologie green e alla sostenibilità, per tre giorni ad aprile ha messo al centro l’ambiente, come spesso accade ultimamente nel Paese.

Tra i temi caldi dell'evento si è parlato dell'emergenza rifiuti, con un focus sul biometano come alternativa ai combustibili fossili, e le strategie di gestione dell'acqua in periodi di siccità. Tutti argomenti centrali in particolari per la Sicilia, arrivata al sesto mese sostanzialmente senza pioggia. 

L'evento è patrocinato dal CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche e dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Ha presidente del Comitato scientifico l’ex ministro dell’Ambiente del Governo Monti, Corrado Clini. Nonsoloambiente lo ha intervistato a Catania.

“Ecomed è una piattaforma di scambio di esperienze e visioni tra istituzioni e imprese, una relazione importante perché normalmente le imprese hanno visioni molto avanzate, spesso anche idee, rispetto la percezione della realtà delle istituzioni”.

Clini è noto esperto di politiche ambientali e visiting professor presso la “School of Environment” della Tshingua University di Pechino, dal 2007. Nel 1998 ha pubblicato il primo rapporto dell’Italia sul cambiamento climatico, consegnato alla struttura delle Nazioni Unite che si occupa di climate change. Un testo che poteva essere premonitore.

“In quel rapporto - spiega l’ex ministro – viene descritto il futuro siccitoso di gran parte dell’Italia Centro Meridionale. Le proiezioni che avevamo fatto erano tali da farci prevedere che, nell’arco di 50 anni, avremmo avuto un cambio drastico del sistema climatico”. In base al documento si sarebbero alternati periodi molto lunghi di siccità, alternati ad eventi climatici estremi. “Oggi siamo a metà del 2020 – ha spiegato Clini – e siamo 15 anni in anticipo rispetto la previsione che abbiamo fatto. Stiamo già correndo verso la condizione più estrema stimata per il 2050”.

Come dimostra il caso siciliano, che neppure attualmente, dopo sei mesi di siccità, ha visto la concretizzazione di interventi reali sul territorio; non si è intervenuto per tempo.

“In questi 30 anni non sono state fatte le opere di adattamento: pulire gli invasi, conservare l’acqua dentro le dighe, far funzionare i desalinizzatori – ha detto l’esperto - In Sicilia ci sono tre impianti di desalinizzazioni che sono stati dismessi da anni, mentre sono la necessità più urgente del momento”.

L’Europa, oggi, deve guardare a quello che succede in Oriente o nel più vicino Mediterraneo. “Dobbiamo guardare agli Emirati Arabi – ha dichiarato Corrado Clini – o più vicino ad Israele che è diventato un fornitore di acqua ai paesi vicini, quando 15 anni fa era in deficit di acqua. Possiamo pensare alla Spagna”.

Se l’accademia ha lanciato tutti i segnali possibili, i grandi assenti in questi decenni, e di fronte la crisi attuale, restano gli investimenti pubblici. “Alla fine ci troviamo con una situazione così critica che il costo da pagare è molto di alto di quello che avremmo dovuto sostenere se fossimo intervenuti in tempo” ha concluso l’ex ministro del Governo Monti Corrado Clini.


Immagine di copertina: Chiara Borzì

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