Movimento Rifiuti Zero:i primi passi verso la circular economy
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Movimento Rifiuti Zero:i primi passi verso la circular economy

Con la conferma di Rossano Ercolini nel ruolo di Presidente del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori prosegue il cammino del movimento verso un'economia circolare: ecco cosa possiamo imparare dall'iniziativa divenuta modello.

L'obiettivo rifiuti zero è un'utopia o una realtà? La domanda riecheggia da anni ormai accompagnando la diffusione di concetti come l'economia circolare o progetti come il Movimento Rifiuti Zero, che dal piccolo comune di Capannori, in provincia di Lucca, ha assunto carattere pressoché virale. 

La verità è che la risposta a questa domanda, oggi, non è nemmeno importante: ciò che conta non è il mero risultato dal punto di vista numerico, ma la capacità di generare un cambio di prospettiva e di approccio al concetto stesso di rifiuti. Lo ha ribadito più volte Rossano Ercolini, recentemente confermato direttore del Centro di Ricerca Rifiuti Zero di Capannori, definendo la strategia volta all'azzeramento della produzione dei rifiuti entro il 2025 “Un obiettivo idealistico in un tempo realistico”. 

Recentemente, dalle pagine de La Stampa, il presidente ha avuto modo di rafforzare questo concetto: “Rifiuti Zero non parla di rifiuti, ma di un tipo di democrazia diversa, che mette in mano ai cittadini la responsabilità. Il segreto per il successo è stato creare un modello che fosse facilmente replicabile e adattabile a seconda delle esigenze territoriali”. Che si tratti di successo non ci sono dubbi: il comune di Capannori è stato pioniere nel dare vita a un sistema di gestione dei rifiuti altamente efficiente, capace di raggiungere la soglia del 70% per la raccolta differenziata, eliminare completamente i cassonetti e ridurre la mole di rifiuti prodotti del 35% dal 2004 ad oggi. In Italia, altri 218 Comuni di medie e piccole dimensioni hanno aderito al programma che si regge su dieci pilastri fondamentali, molti dei quali non dipendenti dalla raccolta differenziata: la separazione alla fonte, la riduzione dei rifiuti prodotti, il riuso e la riparazione. 

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Ecco una prima lezione da imparare: per una strategia di successo, non bisogna confondere la materia con il rifiuto. Occorre impedire alla materia di diventare rifiuto, imparando a riconoscere sempre, in tutto ciò che ci appare non più utile, la materia che invece può essere utilizzata attribuendole nuova forma o nuova funzione. Un processo che, a Capannori e nei Comuni aderenti al movimento Rifiuti Zero, è diventato possibile soltanto grazie al coinvolgimento dei singoli cittadini. Seconda lezione: il cambiamento non deve essere operato solamente tramite imposizioni dall'alto, ma tramite l'impegno delle istituzioni e degli enti coinvolti nel creare un nuovo paradigma culturale. Il cammino verso i rifiuti zero non può che essere un cammino condiviso, una strada percorsa quotidianamente. 

Enti e istituzioni, dicevamo, ma non solo: il movimento ha già dato ampia dimostrazione della possibilità di ottenere importanti risultati anche per gestioni complesse, su ampi territori. È il caso di Contarina Spa, consorzio pubblico di gestione dei rifiuti che raggruppa ben 50 Comuni in provincia di Treviso. In seguito all'adesione, il Consorzio ha registrato una produzione pari a 360 chili di rifiuti pro capite, contro la media nazionale di 550 chili. La porzione di rifiuti avviata a riciclo, inoltre, supera l'85% degli scarti prodotti. Ed ecco la terza lezione: un modello efficiente è anche un modello esportabile, nonché un modello in grado di generare ricchezza. Dalla vendita della materia prima recuperata, il consorzio ricava 3 milioni di euro ogni anno, pari al 9% del bilancio. Un'ultima lezione, dunque, è in attesa di conferma ma già sembra delineata: non chiamiamo utopia tutto ciò che ancora non siamo riusciti ad ottenere.

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