#SustainableTalks: I Feudi di Romans
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#SustainableTalks: I Feudi di Romans

Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di certificazioni ambientali, settore vitivinicolo e tutela del territorio con Davide Lorenzon, winemaker per I Feudi di Romans.

#SustainableTalks è una rubrica che nasce dalla consapevolezza dell’editore e della redazione di come sia necessario metabolizzare i cambiamenti che l’emergenza sanitaria ha comportato in termini di comunicazione,  identificando nella sostenibilità un driver positivo di ripartenza e crescita personale e professionale. La rubrica continuerà anche nel 2021, sotto forma di interviste realizzate ad esperti di settore e referenti aziendali, con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte, e come vengano rendicontate. Certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente. La rubrica realizzata su base settimanale, pubblicata nella giornata del giovedì, si basa sulla realizzazione di interviste condotte dalla redazione in modo autonomo o a fronte di specifiche richieste. Per informazioni scrivete a redazione@nonsoloambiente.it

Maria Grazia Persico

Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?

Non è una necessità, ma bensì una presa di coscienza riguardante il rispetto dell’ambiente, auspicando di dare il nostro piccolo contributo all’Agenda 2030, programma mondiale che prevede una completa sostenibilità entro il 2030. Da oltre dieci anni ne I Feudi di Romans abbiamo installato un impianto fotovoltaico che ci aiuta a coprire parte del fabbisogno energetico aziendale, successivamente abbiamo aderito al Piano Regionale per l’eliminazione dei diserbi sotto fila, abbiamo convertito una parte dei vigneti da irrigazione a pioggia a irrigazione sotterranea sotto fila risparmiando l’80% di acqua, creato un laghetto artificiale per la riserva d’acqua e abbiamo piantato una decina di ettari di bosco su terreni non idonei a coltivazioni perenni nella golena del nostro fiume Isonzo per l’equilibrio floro-faunistico.

L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?

A livello di comunicazione interna abbiamo cercato di coinvolgere lo staff nelle azioni promosse e abbiamo trasmesso ai dipendenti i valori e i principi sui quali ci siamo ispirati. A livello di comunicazione esterna ci avvaliamo di un’addetta stampa che coinvolgiamo nelle nostre attività e che si occupa di comunicare al meglio le azioni e le scelte aziendali. Cerchiamo anche di promuovere le varie attività sui nostri social e attraverso l’invio di periodiche newsletter per spiegare a clienti ed amici l’importanza del percorso intrapreso. C’è tanto da fare.

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Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?

Già da anni siamo certificati ISO 9001, di conseguenza abbiamo implementato il nostro gestionale con una serie di moduli dove registriamo tutte le procedure e la raccolta dati dall’uva al vino finito, inclusi i trattamenti e gli interventi in campagna, la produzione del fotovoltaico. Al controllo annuale dobbiamo raffrontare i dati con quelli degli anni precedenti per svolgere un’analisi qualitativa del prodotto finale e valutare eventuali migliorie.

Da un paio d’anni ci avvaliamo della collaborazione dello studio Perleuve e nello specifico dell’agronomo Giovanni Bigot, noto per aver brevettato l’"Indice Bigot" che misura in nove parametri la qualità di un vigneto. Abbiamo iniziato la fase di indagine e di monitoraggio dei vigneti, valutato la produzione, misurato la superficie fogliare esposta (Sfe) e il rapporto tra foglie e produzione (Sfe/kg). Il risultato è molto positivo, vicino a valori ottimali. Abbiamo poi determinato l’età del vigneto, formato da piante giovani, e studiato il microbioma del suolo con l’analisi di tutto il DNA della componente organica del terreno.

Questo parametro ha dato un risultato molto interessante: sono emerse 520 specie diverse di microrganismi e altri fattori positivi come la stabilità e la resistenza del terreno agli stress ambientali. Questo lavoro è molto importante perché ci consente di intervenire adesso per andare a migliorare ulteriormente i parametri qualitativi in vigna.

Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?

A mio parere il settore vitivinicolo si sta muovendo sempre più verso un percorso di sostenibilità che viene visto da tutti come un driver di crescita perché porta valore aggiunto al mondo vino inteso come sistema. Se gli obiettivi dell’Agenda 2030 verranno rispettati da tutti ne trarremo beneficio collettivamente, non credo sia necessaria alcun tipo di competizione.

In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?

Durante questo periodo di fermo non ci siamo demoralizzati e ci siamo concentrati su nuovi progetti: il lancio di Fysi”, il nostro primo vino certificato biologico prodotto con vitigni resistenti; collaboreremo con il dott. Bigot per la certificazione SQNPI, la difesa volontaria integrata ed abbiamo già installato sei arnie per api tradizionali e una didattica. Le api sono delle vere e proprie “sentinelle ambientali”: mitigano gli attacchi di muffe e botrite, intervengono sull’acino rotto e lo cicatrizzano, favoriscono un aumento dei lieviti necessari per la fermentazione. Sono tanti piccoli accorgimenti e azioni volte a preservare la biodiversità.

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