#SustainableTalks: Flo S.p.a.
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#SustainableTalks: Flo S.p.a.

Nei #SustainableTalks di oggi parleremo di contenitori monouso, GRI, multimaterialità e LCA con Erika Simonazzi, Direttore Marketing di Flo S.p.a.

#SustainableTalks è una rubrica che nasce dalla consapevolezza dell’editore e della redazione di come sia necessario metabolizzare i cambiamenti che l’emergenza sanitaria ha comportato in termini di comunicazione,  identificando nella sostenibilità un driver positivo di ripartenza e crescita personale e professionale. La rubrica continuerà anche nel 2021, sotto forma di interviste realizzate ad esperti di settore e referenti aziendali, con l'obiettivo di scoprire e comprendere quali siano le esigenze attuali in tema di sostenibilità, come vengano soddisfatte, e come vengano rendicontate. Certi che un’esperienza condivisa possa favorire una ripartenza efficace ed efficiente. La rubrica realizzata su base settimanale, pubblicata nella giornata del giovedì, si basa sulla realizzazione di interviste condotte dalla redazione in modo autonomo o a fronte di specifiche richieste. Per informazioni scrivete a redazione@nonsoloambiente.it

Maria Grazia Persico

Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?
Per un’azienda come Flo S.p.a. che produce contenitori monouso destinati al contatto alimentare, la sostenibilità economica, sociale e ambientale è un’esigenza intrinseca. Parlando in particolare di sostenibilità ambientale, tema molto attuale per noi produttori di imballaggi, esiste uno strumento rigoroso che valuta tutto il ciclo di vita di un prodotto, dall’estrazione della materia prima al fine vita. Si chiama LCA (life cycle assessment) e si basa su norme UNI; questo ad oggi è l’unico metodo riconosciuto ufficialmente per il calcolo dell’impatto ambientale di un manufatto, sia esso monouso o riutilizzabile. Studi sui nostri prodotti sono già stati fatti e sono, secondo me, molto interessanti. Per esempio, alcuni di questi scardinano i diffusi pregiudizi sugli imballaggi monouso in plastica, che, dal confronto dei risultati con altri materiali naturali, risultano spesso più sostenibili. Si tratta di argomenti complessi, materia per tecnici, per questo motivo, per una doverosa consapevolezza interna ma anche per rispondere in modo professionale ai tanti quesiti che i nostri clienti ci pongono, abbiamo formato internamente un team di LCA specialist.

Anche nel caso di sostenibilità sociale ed economica, si parla di necessità. Mi spiego meglio: i nostri prodotti si basano su tecnologie estremamente complesse e ottimizzate, si parla di una produzione di massa che deve garantire una qualità costante e ineccepibile, massima sicurezza alimentare e un basso costo finale, questo fa intuire quanto sia importante l’ottimizzazione dei processi e la riduzione di sprechi, siano energia, acqua o materia prima. Gli scarti di produzione sono pari quasi a zero, i resti della lavorazione infatti vengono reimmessi in circolo automaticamente, è un ciclo chiuso.

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Nello stabilimento di Fontanellato abbiamo installato un trigeneratore che produce il 70% dell’energia necessaria al reparto produttivo, abbiamo un magazzino completamente automatizzato da 27.000 bancali che sfrutta l’energia cinetica dei traslo elevatori per ridurre il consumo di energia utilizzata per il loro funzionamento. La nostra filiera è controllata dalla materia prima al prodotto finale; siamo certificati BRC, certificazione normalmente richiesta ad aziende alimentari, per dare garanzie di sicurezza alimentare. E in ultimo ma non meno importante, i nostri prodotti sono quasi tutti Made in Europe (con oltre il 70% di produzione in Italia). Nonostante la pesante concorrenza dall’est Europa, abbiamo continuato a credere e ad investire in casa. Da queste considerazioni risulta evidente come parlare di, anzi, “fare” sostenibilità nel senso pieno del termine, sia un’esigenza vitale per la nostra azienda e per l’intero comparto.

L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?
Come spesso succede nelle aziende di produzione, si è molto più impegnati nel “fare” che nel comunicare tutto il buono del nostro lavoro e gli importanti, continui investimenti. Diamo per scontato tante positività che così scontate non sono. Si pensi per esempio alla capacità tecnologica di utilizzare plastiche riciclate per (ri)produrre i medesimi prodotti: la nostra azienda, come molte altre del settore, potrebbe da anni produrre imballaggi e stoviglie utilizzando oltre il 50%  di plastiche riciclate; quando lo diciamo, per esempio durante incontri istituzionali a livello nazionale ed europeo, sembra si parli del lontano futuro… In realtà, se questa possibilità tecnologica non è stata sfruttata finora è perché la filiera del riciclo non è organizzata a sufficienza e manca il materiale riciclato. Per fortuna, soprattutto in Italia, si stanno facendo passi da giganti nell’organizzazione della raccolta e riciclo e presto siamo certi che potremo offrire prodotti riciclati idonei al contatto con alimenti secondo le severe norme nazionali.

La nostra azienda è fortemente impegnata nel comunicare il proprio impegno per adattarsi ad un mercato che sta cambiando, con tutti i sacrifici e gli investimenti che ne derivano, sia al personale interno che verso l’esterno, attraverso metodi tradizionali (riviste di settore, newsletter, social, fiere, meeting). Oggi la nostra azienda è proiettata verso una “multimaterialità” che vede biopolimeri, carta e fibre vegetali affiancarsi alla plastica per le nostre produzioni, riducendo al massimo le importazioni di prodotti extra Ue, cui il mercato è costretto a ricorrere in grandi dosi a causa dei tempi e delle modalità con cui l’Europa sta “governando” (qui le virgolette sono d’obbligo) la transizione. Mantenere le nostre produzioni in Europa, dove abbiamo acquisito unità produttive e quote di mercato, e soprattutto in Italia: questo è il nostro impegno, questa è una delle certezze condivise con tutti i nostri dipendenti, questo è uno dei cardini delle nostra comunicazione verso tutti gli stakeholders, clienti e non solo.

Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?
In Isap packaging, il nostro sito di Verona, viene redatto già da 4 anni un report di sostenibilità secondo dettami GRI (Global Reporting Iniziative), che prevede fra l’altro la definizione di precisi obiettivi qualitativi e quantitativi annuali, e la relativa conseguente valutazione dei risultati ottenuti. Obiettivo del nostro gruppo, che ha in corso un processo di aggregazione spinta delle proprie componenti, è arrivare a produrre un report di sostenibilità globale nel 2022.

Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?
Crescita e competizione sono due facce della stessa medaglia: essere sempre più sostenibili significa anche essere più competitivi; competitività non strettamente economica ma intesa come proposta di valore offerta al cliente.

In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?
La risposta non è semplice, escludendo la sostenibilità ambientale, siamo convinti che sia un driver fondamentale per la ripartenza post Covid. Se invece parliamo di sostenibilità ambientale le cose si complicano perché la percezione di sostenibilità del mercato e delle istituzioni spesso non coincide con quanto attestano gli studi scientifici, quindi posso solo dire che a volte siamo stretti in una morsa tra quanto è giusto fare e quanto il mercato e il legislatore richiede, più le ragioni della scienza riusciranno a farsi strada più gli investimenti attuali porteranno ad un futuro solido e fruttuoso.

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