#SustainableTalks: Favini
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#SustainableTalks: Favini

Nei #SustainableTalks di oggi parleremo del processo di eco innovazione con Andrea Favini di Favini.

Da dove nasce la necessità della vostra azienda di intraprendere un percorso di sostenibilità economica, ambientale e sociale?

Più che rispondere ad una necessità, per Favini si è trattato di cogliere un’opportunità. Il primo vero passo verso la sostenibilità è avvenuto negli anni 90. In quegli anni la vicina Laguna di Venezia soffriva per la sovrabbondanza di alghe, che venivano raccolte per salvaguardare il fragile ecosistema. Favini ha brevettato un sistema per utilizzare queste alghe in esubero per produrre una carta ecologica. Con questa operazione siamo riusciti a ridurre l’uso di cellulosa e a ridare vita ad un materiale di scarto. Lo stesso principio di economia circolare è stato applicato negli anni a scarti agro-industriali, della pelletteria e del tessile. Sono nate infatti carte con residui di agrumi, cacao, nocciole e altri frutti e noci, ma anche con sfridi di pelle e cuoio, sottoprodotti di cotone e lana.

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L’adozione di questo percorso che effetti ha generato in termini di comunicazione interna ed esterna?

Questo processo di eco innovazione ha destato particolare curiosità sul mercato: negli anni del lancio della carta delle alghe per il legame ad un tema di forte interesse nazionale, e successivamente grazie alla consapevolezza dei consumatori verso il rispetto ambientale, che si è notevolmente accesa. La risposta favorevole da parte del mercato ha permesso che il nostro approccio fosse sostenibile anche economicamente, oltre che da un punto di vista ambientale.

Come misurate oggi i vostri risultati in termini di sostenibilità? Disponete di un sistema di reportistica interno? Vi affidate a consulenti esterni?

Favini punta molto alla trasparenza e contiamo su sistemi di certificazioni supportatati da enti esterni. Inoltre, dal 2009 è in atto un sistema di monitoraggio su consumi d’acqua, di energia e di emissioni di CO2. I risultati e le azioni volte a minimizzare il nostro impatto sono consultabili sul nostro sito web.

Con stretto riferimento al settore merceologico in cui opera l’azienda, la sostenibilità viene identificata come driver di crescita o competizione?

Fino a qualche tempo fa la sostenibilità era un driver di netta differenziazione. Negli anni recenti, da quando l’attenzione sull’ambiente è diventata indispensabile per competere sul mercato, i concorrenti hanno cominciato ad intensificare azioni in questo ambito. Ciononostante, vantiamo oltre 30 anni di esperienza in ambito di economia circolare e riuso di sottoprodotti industriali, oltre ad un approccio di sostenibilità che, oltre al prodotto, abbraccia anche il processo produttivo e i temi sociali.

In che misura l’aderire e l’adottare un protocollo di sostenibilità in questo periodo potrà permettere alle imprese di proiettarsi meglio verso la ripresa post Covid-19?

La sostenibilità per Favini è parte del DNA e va oltre al contesto e trend momentanei. I nostri laboratori continueranno la ricerca verso prodotti più sostenibili, inoltre punteremo a metodi di produzione sempre più compatibili con l’ambiente. Le nostre carte ecologiche non scendono a compromessi in termini di performance tecniche e aspetti sensoriali. Ciò significa che i nostri prodotti sono realizzati per incontrare alte aspettative qualitative, sia funzionali sia estetiche e tattili. Con questi presupposti pensiamo che i nostri prodotti troveranno uno spazio di mercato nei molteplici scenari che potrebbero presentarsi in futuro.

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