Anche la birra diventa sostenibile
Sostenibilità

Anche la birra diventa sostenibile

Dalla geotermia al riutilizzo del pane avanzato fino ad estendere tecniche agro alimentari eco compatibili a tutta la filiera produttiva. Così una delle bevande più antiche del mondo diventa un prodotto ecosostenibile.

Partnership Peroni - Confagricoltura.
Il 13 aprile è stato siglato un accordo di partnership, presso la sede nazionale di Confagricoltura, tra Mario Guidi, presidente di Confagricoltura e Federico Sannella, direttore Relazioni esterne Birra Peroni, con l'obiettivo di promuovere, attraverso le rispettive piattaforme, la sostenibilità della filiera agroalimentare italiana.

L'integrazione tra l'approccio "Insieme dalla Terra alla Tavola", adottato da Peroni, con il progetto "EcoCloud-EcoGrains", sostenuto da Confagricoltura, mira alla sensibilizzazione e alla diffusione la di tecniche e processi produttivi a basso impatto ambientale e per la tutela dei consumatori.

"La filiera della birra presenta grandi opportunità di sviluppo e crescita per l'agricoltura italiana ed è senza ombra di dubbio un fiore all'occhiello del Made in Italy che dev'essere tutelato affinché rimanga un'eccellenza" ha dichiarato Guidi, "per questo motivo, assieme a Birra Peroni, Confagricoltura ha deciso di promuovere, tra le imprese agricole associate, il protocollo "EcoCloud" basato su tecniche agronomiche eco-sostenibili. In questo modo vogliamo creare un network di imprese "ecofriendly" sempre più forte e consolidato".

"Con l'obiettivo di formare, entro il 2020, più di 1000 agricoltori italiani appartenenti alla catena di fornitura di orzo e mais, abbiamo dato vita a un programma di formazione per trasmettere alla filiera agricola gli strumenti e le competenze necessarie per aumentare la produttività, puntare sulla bontà delle pratiche di coltivazione, nonché incrementare la redditività", ha poi dichiarato dal canto suo Sannella.

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La birra rinnovabile.
Prova tangibile della possibilità di creare un prodotto di qualità utilizzando fonti energetiche rinnovabili è la birra prodotta dallo stabilimento Vapori di Birra di Sasso Pisano, nel Comune di Castelnuovo Val di Cecina.

Lo stabilimento "Vapori di Birra", nato dall'iniziativa di Edo Volpi, suo fondatore, produce birra tramite un processo di fermentazione del luppolo, utilizzando totalmente da energia geotermica. Tre sono i tipi di birre prodotte: Magma, rossa ambrata doppio malto; Geyser, pale ale 100% malto d'orzo e la weiss Sulfurea.

Queste birre, rivendute nei supermercati toscani, riporteranno sulla loro etichetta "Birra prodotta con processo totalmente rinnovabile grazie al vapore geotermico di Enel Green Power", con i loghi di loghi di Enel Green Power e della "Comunità del cibo a energie rinnovabili", creata dal Consorzio sviluppo aree geotermiche (CoSviGG). Esso riunisce tutte le aziende locali che utilizzano i vapori ricavati dall'energia geotermica per produrre alimenti.

La Toscana rappresenta il fiore all'occhiello dell'energia geotermica italiana, grazie alla quale produce calore ed elettricità e ad Expo 2015 annovererà tra le sue best practice i prodotti alimentati con questa tipologia di rinnovabile.


La birra "ricicla pane".
Non arrivano solo dall'Italia le best practice che rendono la birra sostenibile. In Belgio infatti, dal progetto Brussels Beer Project, è nata Babylone, la birra prodotta col riutilizzo del pane.

Il nome non è casuale, pare infatti che, più di 5000 anni fa, i babilonesi producessero una tipologia di birra a base di pane fermentato. Oltre ad essere una bevanda, questa birra poteva essere facilmente trasformata in una focaccia aggiungendo farina e cuocendola oppure, si riutilizzava il malto per preparare delle zuppe: un concetto di economia circolare della civiltà mesopotamica.

"La birra e il pane richiedono dei cerali molto simili, ma è stato comunque necessario un anno di studi per mettere a punto il prodotto" dichiara Antoine Dubois, ex ricercatore dell'Università di Lovanio (UCL) ed attualmente responsabile ricerca e sviluppo del Brussels Beer Project. "Con mezza tonnellata di pane si producono 4mila litri di birra e ciascuna bottiglia (33 cl) contiene l'equivalente di una fetta e mezza di pane" ha precisato Olivier de Brauwere, uno dei due fondatori del Brussels Beer Project.

Un perfetto esempio di economia circolare che ha trovato ispirazione dalle culture antiche e che riproposta con le moderne tecnologie ha permesso di sviluppare un prodotto qualitativamente elevato, riciclando un bene prezioso come il pane.


Il packaging sostenibile.
Precursore dei tempi in campo di sostenibilità della birra è stato Carlsberg Italia con la tecnologia DraughtMasterTM. Nata nei laboratori di Copenhagen, ma divenuta un progetto di Carlsberg Italia che ha assunto il ruolo di Paese pilota a livello Mondiale, questa nuova tecnologia, lanciata nel 2011, è stata un'innovazione nel mondo della birra basata sui valori della qualità e della sostenibilità.

La birra non è più contenuta nei tradizionali fusti di acciaio, ma in fusti in PET totalmente riciclabili, ideati e realizzati da Carlsberg, che permettono un'innovativa spillatura senza CO2 aggiunta.

La plastica dei nuovi fusti, oltre ad essere totalmente riciclabile, ha generato notevoli miglioramenti qualitativi in termini di durata del fusto chiuso (9 mesi contro i sei dell'acciaio) e vita più lunga una volta aperto (31 giorni contro i 4 dell'acciaio).

Infine la birra nei fusti in PET non viene spillata utilizzando bombole di CO2, ma comprimendo con aria il fusto grazie al sistema Modular20: la birra così spillata mantiene il livello naturale di anidride carbonica ed è organoletticamente perfetta.

Una vera e propria rivoluzione sia in termini di packaging che di modalità di spillatura che ha permesso a Carlsberg di risparmiare il 31% di emissioni di CO2 e il 21% di energia.

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