Plastiche rinnovabili, biodegradabili e compostabili: il futuro della bioeconomia circolare secondo Assobioplastiche
Ambiente

Plastiche rinnovabili, biodegradabili e compostabili: il futuro della bioeconomia circolare secondo Assobioplastiche

Il progetto Bio-Plastic Europe ha incontrato i suoi stakeholder per riflettere su modelli di riferimento e soluzioni rappresentate dai biomateriali per un’Economia Circolare delle plastiche.

Plastiche biodegradabili e compostabili, bioeconomia circolare e nuovi modelli di business: sono gli argomenti della tre giorni on-line organizzata da Assobioplastiche, CNR, TICASS e Università degli Studi di Bologna nell’ambito del progetto europeo Bio-Plastic Europe.

Dal 24 al 26 novembre, i principali attori del panorama della ecosostenibilità si sono dati appuntamento in videoconferenza per affrontare gli argomenti chiave e le sfide del prossimo futuro. Bio-Plastic Europe è un progetto finanziato dall’Unione Europea all’interno del programma Horizon 2020 che affronta il tema delle soluzioni sostenibili per la produzione e l’uso di plastiche rinnovabili, biodegradabili e compostabili a tutela della qualità ambientale del mare e del suolo in Europa. 

Sono ben 22 i centri di ricerca, le università e le imprese provenienti da 13 nazioni che collaboreranno fino al 30 settembre 2023 nella progettazione di prodotti innovativi e nell’analisi di modelli di business nei settori dell’imballaggio alimentare, dell’agricoltura, del foodservice e dei consumer goods, con una grande attenzione anche al tema della sicurezza dei materiali.

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La prima giornata si è focalizzata sul quadro italiano della bioeconomia, il secondo giorno sui casi studio del settore agrifood e sulle sfide nella produzione di packaging bio-based e chiusura, il terzo giorno, con analisi dei modelli di business per la sostenibilità.

Si definisce soddisfatto l’ingegner Carmine Pagnozzi, direttore Assobioplastiche, raggiunto telefonicamente a margine della conferenza: “Abbiamo registrato un altissimo numero di partecipanti molto attivi, intervenuti con domande e momenti di approfondimento. L’obiettivo della tre giorni è comprendere come nuovi modelli di bioeconomia circolare possano offrire nuove sfide e sviluppare nuovi strumenti, come nel caso delle plastiche compostabili che, in specifici settori, possono essere assolutamente funzionali e fondamentali. La sostituzione uno a uno non può essere totalizzante, la plastica tradizionale esiste e continuerà ad avere dei vantaggi in determinati modelli mentre le plastiche compostabili forniscono altre soluzioni per specifici settori. Bisogna intervenire laddove la sostituzione è possibile, come nel caso delle applicazioni nel settore agrifood. Per agricoltura e imballaggi il compostabile è necessario, l’attenzione deve tornare al suolo e sottosuolo”.

Quanto a Bio Plastic Europe, Pagnozzi sottolinea che “il progetto europeo analizza le strategie focalizzandosi alla sostenibilità e mettendo sul tavolo i contributi di innovazioni tecniche, policy e modelli di business. L’Italia è all’avanguardia in tal senso e le imprese, occupandosi del fine vita dei prodotti, possono sviluppare innovazioni e opportunità di lavoro. È il caso della produzione dei sacchetti in plastica prima della legge 2012. Le buste per la spesa venivano prodotte in Sud Est Asiatico ma, dopo la legge che ha previsto l’uso dei sacchi monouso compostabili in assenza dei sacchi riutilizzabili, l’Italia ha avviato la produzione interna, senza rivolgersi al mercato estero che non era preparato alla produzione di sacchi compostabili. Un nuovo modello di business dunque che ha creato produzione e lavoro nel nostro Paese”. Ad oggi risultano numerose le dimostrazioni sul mercato attuale e l’Italia ha una visione chiara di quello che la bioeconomy può dare al sistema attuale di produzione e consumo.

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