Cosmesi (in)sostenibile: il pericolo delle microplastiche

Cosmesi (in)sostenibile: il pericolo delle microplastiche

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Le microplastiche sono materiali dannosi ma ancora abbondantemente impiegati nella produzione di prodotti cosmetici. Con l’approvazione della Legge di Bilancio, dal 1° gennaio 2020 in Italia è stata vietata la vendita di prodotti di cura della persona contenenti microplastiche.

Le microplastiche vengono utilizzate in prodotti di cui facciamo uso ogni giorno, come nei detergenti e negli ammorbidenti - per mantenere a lungo la fragranza profumata - nei prodotti cosmetici, nei medicinali e nei complementi alimentari - per nascondere il cattivo sapore delle sostanze attive.

Con il termine microplastiche si identificano “particelle di materie plastiche, prodotte direttamente o indirettamente dall’uomo, le cui dimensioni sono state convenzionalmente fissate dalla European Food Safety Authority tra 0,1 e 5000 micrometri”. Pertanto, a causa della loro dimensione, esse sono troppo piccole per poter essere filtrate, e questo è il motivo per il quale enormi quantità di microplastiche finiscono nelle acque, contribuendo all’inquinamento degli ecosistemi marini. Numerosi studi riconoscono da anni la minaccia delle microplastiche e microbeads (microplastiche inserite in cosmetici da risciacquo con finalità esfolianti o detergenti), sia perché non sono biodegradabili che per la loro tossicità.

I pericoli delle microplastiche

  • Veicolazione di sostanze dannose, infatti, possono “agganciare” e trasportare altre sostanze potenzialmente pericolose come: stirene, metalli tossici (piombo, mercurio), ftalati, bisfenolo A (BPA), policlorobifenili (PCB) e idrocarburi policiclici aromatici (IPA).
  • Sostanze tossiche per esseri umani e animali; sono infatti potenzialmente cancerogene le sostanze utilizzate nella produzione della plastica, come ftalati e bisfenolo A.
  • Presenza di microbi e altri organismi in aggiunta ai contaminanti fisico-chimici. Secondo un articolo di Great Italian Food Trade (GIFT), è stato coniato il termine di “plastisfera” per indicare una moltitudine di microrganismi che proliferano sui rifiuti plastici che galleggiano negli oceani.

L’esposizione alle microplastiche può avvenire in diverse modalità: tramite l’alimentazione, per inalazione aerea (con l’esposizione al particolato atmosferico) e per assorbimento cutaneo.

Alimentazione

Una volta che le microplastiche sono disperse in acqua attraverso prodotti per la cura della persona (basti pensare a detergenti,  esfolianti, cosmetici in genere), vengono assorbite dagli organismi marini sia per ingestione che attraverso la filtrazione passiva dell’acqua. La presenza di microplastiche è stata rilevata nei bivalvi in vendita nei mercati ittici: dati Ispra rivelano che il 15-20% delle specie marine che finiscono sulle tavole italiane contengono microplastiche. Ma non solo, secondo il Great Food Italian Trade “zucchero e miele, sale, birra e acqua potabile sono alcuni degli altri prodotti alimentari ove le microplastiche sono state rilevate. Nel caso del miele si considera che le microplastiche disperse nell’aria in seguito alle piogge si depositino su fiori, vengano incorporate nei pollini e quindi trasportate dalle api negli alveari”.

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Assorbimento cutaneo

La nostra pelle è idrorepellente, ma non impermeabile; molte sostanze infatti, sono in grado di penetrarne lo strato superficiale. I prodotti che utilizziamo per la cura della persona possono essere particolarmente dannosi se assunti in forti concentrazioni. Un esempio è il polietilene, il più comune fra le materie plastiche che, secondo l’Associazione europea dei produttori cosmetici Cosmetics Europe, rappresenta il 94% delle microplastiche contenute nei prodotti cosmetici come esfolianti, saponi, creme e gel. Si pensi che in un flacone da 250ml potrebbero essere presenti fino a 750.000 frammenti di polietilene, circa 12 g (Cnr Ismac di Biella).

Cosa comporta tutto questo per la nostra salute?

Le microplastiche più piccole (nanoplastiche) sono in grado di penetrare attraverso le membrane cellulari e nei tessuti intestinali e, a causa della loro capacità di bioaccumulare, fungono da trasportatori di altre sostanze potenzialmente pericolose che poi vengono rilasciate nei tessuti e nei liquidi corporei. Dunque sostanze come additivi possono penetrare facilmente e depositarsi nell’organismo -umano ma anche di animali marini che le ingeriscono- con effetti tossici sulla salute umana.

Infine, le microplastiche presenti nei prodotti per la cura della persona possono creare possibili problematiche legate all’occlusione e allo squilibrio dell’acidità cutanea, oppure dermatiti.

La situazione in Italia

Come descritto nella legge di Bilancio 2018, in totale conformità con le linee guida dell’Ocse, dal primo gennaio 2020 in Italia è stata vietata la vendita di cosmetici da risciacquo come saponi, creme, gel esfolianti e dentifrici contenenti microplastiche.

L'emendamento, però, non comprende tutti i prodotti cosmetici: per questo, è indispensabile continuare a sensibilizzare e promuovere un consumo consapevole. Per poter accertare se un prodotto contiene microplastiche, è necessario leggere attentamente l’etichetta. L’UNEP ha stilato una lista di ingredienti che contengono microplastiche, ovvero: Polyethylene (PE), Polymethyl methacrylate (PMMA), Nylon, Polyethylene terephthalate (PET), Polypropylene ( PP).

Le alternative alle microplastiche

Nel settore della cosmetica sono state sviluppate diverse soluzioni nelle quali l’utilizzo di microplastiche non biodegradabili è pari a zero, a dimostrazione concreta di come i prodotti per la cura della persona possano essere sostenibili e sicuri per la salute.

La rivoluzione è già iniziata e l’ambiente ringrazia” è il claim di ROELMI HPC, leader nella produzione di ingredienti attivi e funzionali per la cosmetica e la nutraceutica, che ha realizzato la linea di agenti testurizzanti Celus-Bi® Feel in collaborazione con Novamont.

Celus-Bi®Feel rappresenta un’alternativa sostenibile utilizzabile nella cosmesi tradizionale; ROELMI HPC la definisce “la normale evoluzione della cosmetica verso la sostenibilità e la eco-responsabilità”, in quanto costituisce una vera e propria nuova generazione di componenti “per la cosmesi del domani”. I prodotti della linea Celus-Bi®, infatti, conferiscono migliori caratteristiche tattili alle creme, come la scorrevolezza e la spalmabilità, riducendone l’untuosità, garantendo performance d’uso eccellenti come morbidezza, tocco vellutato e capacità filmogena. Seboregolazione ed elevata compatibilità con attivi, oli vegetali e fragranze, completano il profilo dell’ingrediente. Per questo sono impiegati nella creazione di prodotti cosmetici e per la cura della persona in alternativa ad agenti con le stesse caratteristiche ma che contengono microplastiche; la loro capacità di biodegradarsi secondo i parametri del metodo OECD 301*, garantisce cosmesi di qualità senza rappresentare una minaccia per l’ambiente e per la salute umana.

Accanto a Celus-Bi® Feel, la gamma prevede Celus-Bi® Sphera (agenti esfolianti biodegradabili) dedicati alla cosmetica da risciacquo. L’innovazione concreta e sostenibile di Celus-Bi® Feel è stata riconosciuta e premiata come finalista all’edizione 2018 del concorso Beauty Industry Awards nella categoria “color cosmetic ingredient”.

È ora possibile e fattibile che le aziende produttrici del settore della cosmesi aumentino i propri standard di innovazione servendosi di tali sostanze più sostenibili, sia per l’ambiente che per la salute delle persone.

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* Le linee guida dell'OECD per i test sulle sostanze chimiche sono una raccolta di circa 150 tra i più importanti metodi internazionali di test utilizzati da governi, industrie e laboratori indipendenti per identificare e caratterizzare i potenziali rischi delle sostanze chimiche.

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