Agenda 2030, la sostenibilità alimentare è in mano alle città: il report di Fondazione Barilla e Asvis
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Agenda 2030, la sostenibilità alimentare è in mano alle città: il report di Fondazione Barilla e Asvis

"Cibo, Città, Sostenibilità. Un tema strategico per l'Agenda 2030” è il report realizzato da Fondazione Barilla con il Gruppo di Lavoro del Goal numero 2 di ASviS. L’obiettivo è evidenziare il ruolo chiave delle città quale fulcro di nuovi approcci per la gestione sostenibile delle risorse alimentari.

Il sistema alimentare è centro delle sfide più importanti del nostro tempo: dalla lotta ai cambiamenti climatici al garantire l’accesso al cibo e la sicurezza alimentare. Ridurre gli sprechi e le perdite alimentari, arrestare la perdita di biodiversità e sostenere l’occupazione nelle aree rurali e urbane sono tutti elementi attuali del focus sul legame tra risorse alimentari e città, spesso state considerate attori marginali.

Per analizzare il fenomeno, Fondazione Barilla ha realizzato con il Gruppo di Lavoro del Goal numero 2 di ASviS il report "Cibo, Città, Sostenibilità. Un tema strategico per l'Agenda 2030”. L’ambizioso obiettivo è identificare le buone pratiche e dare indicazioni sulle aree di intervento. Lo studio, presentato al Festival dello Sviluppo Sostenibile di ASviS, mostra il ruolo chiave delle città. Stando alle stime, solo in Italia, oggi il 75% della popolazione risiede nelle aree urbane contro un 55% della popolazione mondiale. Per il dato internazionale si prevede un 80% nel 2050.

Entro il 2050 due persone su tre vivranno in insediamenti urbani e l'80% del cibo sarà consumato nelle città.  Nel 2017, nelle maggiori città del mondo, le emissioni di gas serra dovute a produzione e consumo di cibo erano il 13% del totale di quelle generate a livello urbano e nel 2050, si stima potranno crescere fino a circa il 40%. In questo quadro, la pandemia da COVID-19 non ha contenuto la situazione, esponendo le fasce più vulnerabili della popolazione urbana a povertà e insicurezza alimentare.

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Questi numeri fotografano una situazione complessa: in città infatti si producono l’80% delle emissioni globali di CO2 e l’80% del PIL globale. Gli studi più recenti dimostrano però che le città possono trasformarsi in veri e propri pilastri della sostenibilità e dare un contributo fondamentale a raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite che, pur essendo 17 distinte voci dell’Agenda 2030, sono realtà profondamente interconnesse e che si influenzano a vicenda.

"La crisi pandemica ha acceso una luce importante sulla filiera agroalimentare e sul ruolo delle città, facendo toccare con mano la fragilità dei sistemi alimentari urbani che oramai diamo per scontati” ha dichiarato Enrico Giovannini, Portavoce dell'ASviS. “La crisi ha fatto emergere le interconnessioni tra tutti i fenomeni, tra i diversi comparti, tra le condizioni economiche, sociali e ambientali. Questa interconnessione è particolarmente evidente nelle città che, quando dotate di food policy urbane, possono promuovere una visione integrata del cibo in grado di toccare tutti gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. Proprio come ci insegna l'Agenda 2030, che deve guidarci verso un futuro sostenibile”.

Nei prossimi anni amministratori locali e nazionali saranno chiamati quindi a lavorare in modo sinergico per supportare una visione più circolare e sistemica della filiera, contrastare la povertà alimentare e promuovere stili di vita più sani. Per comprendere come le città italiane si stiano già impegnando per realizzare politiche alimentari urbane utili a raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'Agenda 2030 dell'ONU, Ipsos ha realizzato per Fondazione Barilla la prima ricerca sulle Politiche Alimentari Urbane nel nostro Paese. L'indagine – che ha coinvolto un campione di 100 tra sindaci, vicesindaci e amministratori locali - mostra che 3 Comuni su 4 hanno una buona familiarità con gli SDG e che la quasi totalità delle città ha avviato progetti per il loro perseguimento, il 75% con iniziative attive da circa tre anni. Il 94% delle città intervistate dichiara di aver lanciato negli ultimi anni , di volerlo fare, politiche alimentari urbane, nella maggior parte dei casi politiche settoriali e non ancora integrate. Il 42% degli intervistati considera prioritarie le attività che promuovono il consumo di prodotti di qualità locali o a km0 , il 27% del campione quelle che intervengono sulla distribuzione di cibo di qualità o a Km0 nelle mense scolastiche o comunali e il 18% sulla distribuzione di generi alimentari a persone vulnerabili.

Attualmente i limiti alla realizzazione sono per 1 Comune su 2 la mancanza di budget e per il 43% la carenza di personale da dedicare al tema e per il 25% la mancanza di formazione del personale. Infine, solo 1 Comune su 5 sarebbe certo di poter dare continuità alle politiche alimentari urbane già in atto.

"Le città sono sempre più impegnate in interventi che coinvolgono il cibo” ha dichiarato Marta Antonelli, Direttore della Ricerca della Fondazione Barilla. “Promuovere politiche alimentari urbane integrate, che guardino al cibo dal campo alla tavola fino allo smaltimento, è strategico per raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e quelli enunciati dalla strategia europea Farm to Fork. Le nostre città possono agire in modo diretto o indiretto in numerosi settori legati all'alimentazione: dai mercati rionali alle mense scolastiche, dagli orti urbani alla lotta allo spreco alimentare. Si stima, ad esempio che una politica di prevenzione e riduzione dello spreco a livello urbano, nel mondo, comporterebbe minori emissioni per circa 4.3 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente. La stessa quantità di CO2 risparmiata se 1,5 miliardi di tonnellate di rifiuti venissero riciclati invece che finire in discarica. Una food policy integrata è quindi cruciale per coordinare tutti i settori e promuovere stili di vita sani e sostenibili”,

L’Italia è infatti tra i maggiori produttori agricoli dell'UE ed esporta più di 43 miliardi di euro di prodotti alimentari. Fondazione Barilla con il Gruppo di Lavoro del Goal numero 2 di ASviS ha elaborato 10 raccomandazioni che – se messe a sistema – contribuirebbero a risolvere problematiche ambientali, sociali ed economiche, fornendo opportunità di riorganizzazione, sistematizzazione e riordino normativo delle filiere del cibo:

  1. Pianificare una Strategia e Politica sul cibo a livello urbano.
  2. Assicurare il diritto al cibo. Tutelare le fasce più deboli e ridurre le diseguaglianze.
  3. Progettare e dare vita ad un sistema di mense scolastiche e pubbliche sostenibili.
  4. Costruire una cultura del cibo fondata sul concetto di una dieta varia e sana.
  5. Promuovere l’innovazione di prodotto e di processo.
  6. Rafforzare le connessioni positive tra ambiente e cibo anche attraverso la multifunzionalità dell’agricoltura urbana e periurbana.
  7. Rendere i sistemi alimentari urbani più resilienti.
  8. Disegnare le filiere della solidarietà.
  9. Rafforzare, democratizzare e localizzare la pianificazione dei sistemi alimentari
  10. Mappare i sistemi locali del cibo.

Nel documento vengono anche analizzate alcune importanti esperienze di buone pratiche. Dall’agricoltura urbana del cosiddetto food system di prossimità agli orti urbani, dalla ristorazione scolastica e collettiva all’economia solidale del cibo e allo spreco, il documento sottolinea il fatto che le buone pratiche sono possibili e fornisce esempi che possono essere di ispirazione per altre municipalità che vogliono muoversi verso la sostenibilità.

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