Water Grabbing: l’acqua diventa oro blu
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Water Grabbing: l’acqua diventa oro blu

L’accesso all’acqua come diritto universale faceva parte degli Obiettivi del Millennio, da raggiungere entro il 2015. Un obiettivo evidentemente fallito.

L'acqua, fondamentale per la vita e per l'ambiente, è diventata una risorsa sempre più preziosa e contesa. Il fenomeno del water grabbing, o accaparramento dell'acqua, è emblematico di come la forza di singoli, più potenti, riesca a monopolizzare e sfruttare a proprio vantaggio un bene comune, privando comunità locali e intere nazioni dell’accesso all’acqua.

 

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L’accaparramento sleale viola i diritti umani 

Il water grabbing rappresenta una forma di violazione dei diritti umani e sociali, in cui l'acqua, viene trasformata in un bene privatizzato o controllato da pochi, spesso a fini speculativi. Lo stesso accade con le terre, con il land grabbing. Entrambi i processi comportano una perdita di controllo delle risorse da parte delle comunità locali e nazionali, che si trovano a dover negoziare e pagare per accedere a ciò che una volta era una risorsa libera e di tutti. È importante comprendere che il diritto all'accesso all'acqua è universale e inderogabile. Contrastare le politiche che limitano questo diritto richiede un impegno che include la ricerca scientifica, la divulgazione e la difesa attiva dei diritti.

 


Acqua rara e costosa come oro 

L'acqua, definita ormai anche "oro blu" per via della sua crescente scarsità, è diventata risorsa economica contesa. La scarsità dell’acqua non è inevitabile, né scontata, ma è il risultato di un modello di sviluppo che sta sfruttando pesantemente le risorse naturali. La crescente domanda e la diminuzione dell'offerta hanno trasformato l'acqua da bene comune naturale a basso costo in un'opportunità di profitto, con conseguenze disastrose per le comunità che dipendono di più dall'accesso libero all’acqua per sopravvivenza. Come le comunità africane.

 


La crisi climatica sta alzando il “prezzo” dell’acqua 

La crisi idrica globale è alimentata anche dal water grabbing. Milioni di persone in tutto il mondo vivono in condizioni di stress idrico, ovvero soffrono degli indici bassi nel rapporto tra risorsa disponibile e richiesta di acqua. I cambiamenti climatici, l'espansione dei processi di liberalizzazione economica e l’influenza crescente degli attori privati nel controllo delle risorse idriche sono alcuni dei motivi per cui il water grabbing sta peggiorando come fenomeno.

Acqua bene comune, obiettivo fallito nel 2015 È cruciale opporsi alla privatizzazione e alla commercializzazione delle risorse idriche e dei servizi legati all'acqua. Le politiche che favoriscono queste tendenze continuano a mettere a rischio il diritto universale all'acqua e minacciano la sopravvivenza delle comunità più vulnerabili.

L’Italia non è esclusa da questo contesto, considerato il processo di desertificazione, già iniziato ad esempio in Sicilia. Secondo il Libro Bianco del Verde di Confagricoltura, l’isola è già oggi hotspot della desertificazione.

È necessario un impegno congiunto a livello globale per proteggere l'acqua come bene pubblico e garantire l'accesso equo e sostenibile a questa risorsa per tutti. L’accesso all’acqua come diritto universale faceva parte del Goal 6 dei Millennium development goals (Mdg), da raggiungere entro il 2015. Un obiettivo evidentemente fallito.


Immagine di copertina: Maëlick Cleas, Creative commons

 

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