#SustainableTalks: Bullone
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#SustainableTalks: Bullone

Per i #SustainableTalks di oggi abbiamo intervistato Federica Petrucco, Corporate Leads Generation & Social Media Specialist per Bullone.

 

Mi chiamo Federica e faccio parte della Fondazione Bullone che si occupa di ragazzi che stanno vivendo o hanno vissuto percorsi di malattia importanti quali tumori, gravi disturbi dell’alimentazione, diverse tipologie di malattie croniche e altre difficoltà e li fa lavorare attraverso la realizzazione di progetti con le aziende o altri Enti per aiutarli a ricostruirsi quell’identità che la malattia tende a sgretolare o a mettere in secondo piano.

Al Bullone sono arrivata prima di tutto come mamma di un ragazzo, come caregiver, appunto; ho vissuto in prima persona l’effetto potente e positivo che la Fondazione ha avuto su mio figlio per poi accostarmi professionalmente a questa realtà quando si è aperta un’opportunità di collaborazione. Ho iniziato così ad affiancare Bill Niada, fondatore e Presidente della Fondazione, che nasce come imprenditore nell’ambito della moda e che ora si occupa di impresa sociale; nel suo percorso professionale, Bill ha dato vita a molte realtà importanti prima di decidere, dopo la morte della figlia, di dedicarsi a questo in via esclusiva, portando così la sua grande esperienza nello sviluppo di progetti d’impresa che ora vedono coinvolta la Fondazione. In particolare, i percorsi che vengono realizzati in questo contesto sono due: uno di comunicazione aziendale, sia interna che esterna, e l’altro di team building.

Per ciò che concerne la comunicazione, le aziende spesso ci chiedono di occuparci di temi quali la responsabilità sociale d’impresa, Diversity&Inclusion, andare oltre le crisi ecc. attraverso newsletter, podcast, video e così via; questo perché la Fondazione - che ha un giornale mensile che si chiama Il Bullone che non si occupa di malattia ma di temi di attualità con un occhio ovviamente diverso ed è vincitore di diversi premi - è voce autorevole su questi argomenti e, inoltre, ottantaquattro dei nostri ragazzi sono stati riconosciuti giornalisti sociali ricevendo così il tesserino ad honorem grazie anche alla formazione ricevuta all’interno dell’Academy della Fondazione. Viene così creata una vera e propria redazione ad hoc per il singolo progetto che viene studiato sull’esigenze dell’impresa coinvolta. Un esempio concreto è proprio Reach, rivista semestrale che curiamo per Richmond Italia e in cui realizziamo interviste speciali coinvolgendo i diversi professionisti che partecipano ai Forum organizzati da Richmond tra Rimini e Gubbio, dove appunto ci troviamo ora.

Abbiamo poi un percorso di team building che si chiama Cicatrici, che nasce all’interno della Fondazione come percorso di arte trasformativa per tramutare in qualcosa di bello quelle che sono le cicatrici, visibili e non, dei ragazzi e che ora abbiamo convertito in un percorso molto stimolante e coinvolgente per le aziende. Ci rivolgiamo a gruppi di 20/25 persone scelti dall’impresa e con obiettivi quali: creazione di identità aziendale, affiatamento del gruppo, superamento di periodi di crisi o difficoltà, passaggi generazionali ecc. Il progetto viene costruito ad hoc a seconda delle esigenze e in base al risultato che si vuole ottenere, grazie al grande lavoro di una formatrice professionista e di un’artista. Il tutto si divide in tre sessioni; una prima sessione della durata di mezza giornata si svolge in presenza insieme alla formatrice e in questa occasione vengono disegnate le cicatrici su un bozzetto della Venere di Milo o del David di Michelangelo; una seconda sessione di circa un’ora si svolge online e qui l’artista crea in digitale una statua, di 60 cm e 2 m a seconda di quanto deciso preliminarmente, con le cicatrici rappresentate sul bozzetto e apportando le eventuali modifiche per poi realizzarla in 3D; infine vi è l’evento organizzato per lo svelamento dell’opera che poi rimane all’azienda.

Lo stesso architetto Boeri si è innamorato così tanto di questo progetto che, per due anni, ha organizzato per Triennale Milano l’esposizione di alcune di queste statue.

Come vengono scelte le aziende con cui collaborate? Tutto nasce, come dicevo, dal fatto che Bill (Niada) è un imprenditore che anni fa, insieme ad un gruppo affiatato di altri ventinove imprenditori, ha voluto e realizzato un grande progetto d’impresa sociale da cui poi è nato il Bullone. Grandi aziende quali Barilla, Esselunga, Medio Banca, Nestlé, Max Mara, Coccinelle ecc. hanno sposato diversi progetti della Fondazione dando vita a legami e sinergie davvero speciali. In generale, alla Fondazione si avvicinano aziende e realtà che possiedono la sensibilità giusta per poter abbracciare progetti come questi ma anche quelle più lontane, che decidono di farsi coinvolgere, ne escono entusiaste!


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Federica Petrucco, nata nella meravigliosa città di Trieste, vive e lavora a Milano dopo una lunga parentesi toscana. Studi classici e giuridici, ora filosofici; sviluppa amore e passione per le arti con una certa predilezione per la scrittura; appassionata di libri, ha imparato a leggere camminando anche per le vie della città. Avendo una certa propensione verso bambini e ragazzi di ogni età, lavora a supporto della Fondazione Bullone ed è volontaria ABIO e Nati per leggere.


Foto di Hannah Busing su Unsplash

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