Standard sulla rendicontazione di sostenibilità: la Commissione UE frena
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Standard sulla rendicontazione di sostenibilità: la Commissione UE frena

Immagine: Adrien WIESENBACHUnsplash

La bozza di atto pubblicata dall’organismo comunitario prevede un’introduzione più morbida della Corporate Sustainability Reporting Directive e una maggiore gradualità per le aziende, soprattutto per le PMI, chiamate per la prima volta a rendicontare i fattori ESG.


Standard meno rigidi per le informazioni relative alla sostenibilità che le imprese dovranno integrare nei propri bilanci. È quanto prevede la bozza di atto pubblicata il 9 giugno dalla Commissione UE relativa agli standard di rendicontazione dell’European Financial Reporting Advisory Group (EFRAG), gli ESRS (European), gli ESRS (European Sustainability Reporting Standards), pubblicati a fine novembre 2022.

Con l’avvicinarsi dell’entrata in vigore a inizio 2024 della CSRD, la Corporate Sustainability Reporting Directive, la Commissione sembra dunque allentare la presa alla luce di una preoccupazione diffusa da parte delle aziende europee in relazione ai costi che saranno tenute a sostenere per adempiere ai nuovi obblighi.

Se confermate le modifiche che si leggono nella bozza, per il primo anno di applicazione degli standard ESG le aziende sottoposte alla nuova direttiva potranno omettere le informazioni relative a inquinamento, utilizzo di risorse naturali, biodiversità, così come alcune informazioni sui propri dipendenti in materia di protezione sociale, disabilità, malattie legate al lavoro ed equilibrio vita-lavoro.

Per le imprese che hanno meno di 750 dipendenti, la possibilità di omissione è estesa, sempre per il primo anno, anche ai dati sulle emissioni di gas serra Scope 3, quelli relativi alla catena del valore, così come i requisiti riguardanti la “propria forza lavoro”.

Per biodiversità, comunità interessate, forza lavoro lungo la catena del valore, consumatori e utenti finali, l’obbligo di rendicontazione è posticipato di due anni. La Commissione ha quindi introdotto un principio di volontarietà, togliendo dunque l’obbligatorietà prevista nel testo di novembre, per le informazioni, ad esempio, sui piani di transizione per la biodiversità, sui “lavoratori non dipendenti” e le ragioni base alle quali un’azienda può ritenere non rilevante un determinato tema di sostenibilità. Nella bozza la Commissione indica anche una stima della riduzione dei costi per il sistema nel caso di una conferma delle modifiche apportate.

  Eurosif, The European Sustainable Investment Forum, l’associazione che promuove la finanza sostenibile all’interno dell’Unione Europea, parla di un “significativo passo indietro” in relazione alle modifiche apportate dalla Commissione europea rispetto alle raccomandazioni finali pubblicate lo scorso novembre. Le imprese, è il ragionamento dell’associazione, avranno ora la possibilità di tralasciare importanti parti delle loro informative sulla sostenibilità. Informazioni risultate “rilevanti” secondo il parere tecnico finale dell’EFRAG, concordato tra l’altro nel recente passato dai rappresentanti delle imprese, degli investitori, di altri player del settore finanziario di realtà della società civile.

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Tra l’altro, dice sempre Eurosif, le proposte dell’EFRAG per gli standard, prima di essere presentate alla Commissione europea nel novembre 2022, erano state quasi dimezzate in seguito alla consultazione pubblica tenuta lo scorso anno.

L’atto delegato dunque, se adottato come nella versione in bozza, “rischia di compromettere l’efficacia della CSRD, nonché l’attuazione e la coerenza del quadro finanziario sostenibile dell’Unione Europea. Gli investitori e gli altri partecipanti ai mercati finanziari hanno bisogno di informazioni societarie affidabili e comparabili sulla sostenibilità per prendere decisioni di investimento informate e per soddisfare i propri requisiti normativi derivanti dal Sustainable Finance Disclosure Regulation, dal regolamento sui benchmark e dai requisiti di informativa Pilar 3”.

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