Le infinite vite del nylon Aquafil
Sostenibilità

Le infinite vite del nylon Aquafil

Immagine: Ufficio Stampa Aquafil


Il progetto ECONYL® rigenera il nylon nel rispetto dell’ambiente, passando anche attraverso una innovativa visione del product design in ottica green.

In Italia c’è una realtà aziendale che produce nylon dalla vita pressoché infinita. L’azienda è Aquafil che, con la sua produzione ECONYL®, rappresenta un’innovazione nel campo del tessile. Il filato, interamente prodotto dai rifiuti dinylon, si mostra nella sua duttilità, grazie alla grande resistenza della fibra.

In questo caso, la ricerca incontra le esigenze del mercato perché «il filato Aquafil può essere utilizzato per l’industria della moda e dell’abbigliamento». A spiegarlo a Nonsoloambiente è Maria Giovanna Sandrini, Brand and Corporate Communication Director che vede per questo prodotto un orizzonte ben più ampio, come «l’industria della pavimentazione tessile o il settore automobilistico».

Quello prodotto da Aquafil è un filamento continuo voluminizzato, vale a dire BCF (Bulk Continuos Filament). Una definizione per designare un lungo filo di fibra continuo che, a differenza della fibra a fiocco, ad esempio, non si interrompe. Ma «il valore aggiunto di ECONYL® - prosegue Sandrini – è duplice. Viene interamente prodotto a partire da rifiuti di nylon attraverso un riciclo chimico. Partendo da moquette dismesse, reti da pesca, scarti di tessuto e rifiuti di nylon pre-consumo, Aquafil chiude il cerchio virtuoso tra sostenibilità e creatività. A ciò si aggiunge poi che è rigenerabile all’infinito e mantiene le stesse caratteristiche del nylon proveniente da fonte fossile, risultando quindi molto più resistente e resiliente rispetto ad altre fibre».

Ma ripensare il ciclo di vita di un prodotto significa rivedere la filiera a monte e a valle. Partire, cioè, dallo sfruttamento di materie prime e avere come obiettivo la re-immissione di potenziali rifiuti nel ciclo produttivo. «L’azienda – afferma la Brand and Corporate Communication Director – è stata tra le prime in Italia ad adottare il Life Cycle Thinking». Si tratta di un approccio che porta a valutare un prodotto nel suo complessivo impatto ambientale, dalla progettazione allo smaltimento. Un modo di pensare e ri-pensare la produzione industriale e le responsabilità delle aziende. E prosegue Sandrini: «Applicando questo framework alla catena del valore del nylon 6, abbiamo individuato il processo maggiormente impattante. È l’estrazione delle materie prime, e in particolare la produzione del caprolattame».

Una scelta lungimirante sul piano della produzione, che dà il suo contributo ambientale. «ECONYL® riduce del 90% il proprio impatto sul potenziale di riscaldamento globale rispetto al comune nylon prodotto dal petrolio». A tal proposito, se il ruolo delle istituzioni è fondamentale, la responsabilità della singola azienda esercita un peso decisivo. L’adeguamento agli standard comuni e codificati è necessario, ma anche gli obiettivi individuali possono rappresentare uno sprone determinante. Sottolinea l’intervistata che «entro il 2025 Aquafil vuole sia consolidare le filiere esistenti che creare nuove filiere sostenibili. Nello specifico vorremmo generare il 60% del fatturato dei prodotti a marchio ECONYL® e/o rigenerati sul totale fatturato fibre. Contestualmente, obiettivo dell’azienda è anche raccogliere 35.000 tonnellate di scarti post consumo per la creazione di nuovi materiali riciclati».

Parole che coniugano ambizione imprenditoriale e l’idea di un’industria più “leggera” per l’ambiente. A questo proposito, Sandrini puntualizza la necessità di un sistema sinergico tra aziende e clienti per ripensare la progettazione di un prodotto. Un sistema in cui la funzionalità e la praticità non dovrebbero essere gli unici criteri. «Oggi la maggior parte dei prodotti viene creata senza pensare alla fine del loro ciclo di vita. I materiali vengono mescolati tra loro, rendendo difficile, se non impossibile, il riciclo e la rigenerazione». Il metodo Aquafil si basa sulla realizzazione di una «catena del valore realmente sostenibile e circolare», aggiunge la Brand and Corporate Communication Director. Si guarda al futuro dell’eco-design, pensando ai rifiuti come «un difetto di progettazione». In base a questo assioma, i prodotti devono essere concepiti per essere completamente riciclabili a fine vita. «Aquafil promuove da anni pratiche di eco-design e proprio lo scorso anno abbiamo inaugurato il programma Born Regenerated to be Regenerable (Born R2R)». Una iniziativa che mira a coinvolgere partner dell’azienda per co-progettare «i tappeti del futuro: completamente smontabili e realizzati con materiali compatibili con il nostro sistema di rigenerazione ECONYL®». Un modo intelligente di guardare alla produzione industriale per dimostrare che il profitto non può né deve escludere aprioristicamente l’attenzione alle tematiche ambientali.

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