Forever Pollution Project: l’inchiesta europea sull’inquinamento da PFAS
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Forever Pollution Project: l’inchiesta europea sull’inquinamento da PFAS

Immagine: Sören Funk, Unsplash

Pubblicate mappe e report, convalidate da team di ricercatori indipendenti, sulle sostanze inquinanti “eterne” nelle acque e nei suoli europei.

Nelle scorse settimane il Forever Pollution Project, gruppo internazionale di giornalisti investigativi guidato da un team del quotidiano francese Le Monde, ha pubblicato una serie di report e una mappa del livello di contaminazione da PFAS (sostanze per- e polifluoroalchiliche) delle acque e dei terreni europei. Il gruppo giornalistico ha specificato, nelle sue note metodologiche, che i dati sono basati su rilevazioni eseguite dalle varie agenzie nazionali per l’ambiente e sono stati valutati da un gruppo di esperti indipendenti prima di essere rilasciate al pubblico.

I PFAS sono utilizzati in molti settori diversi, dal Teflon usato nelle padelle antiaderenti alla realizzazione di tessuti antimacchia o impermeabili. La loro peculiarità è che non si degradano nell'ambiente (se non in migliaia o in milioni di anni) sono pertanto noti come “inquinanti eterni”. Inoltre, sono composti molto volatili, per cui possono essere rilevati in acqua, nel suolo e nell’aria. I PFAS sono considerati dal Ministero della Salute come potenzialmente cancerogeni e ulteriori studi ne ipotizzano collegamenti con infertilità ed altre malattie.

Un rapporto del Center for Disease Control del governo statunitense afferma che “La maggior parte delle persone negli Stati Uniti è stata esposta a PFAS e ha PFAS nel sangue”. Secondo the Forever Pollution Project, è stato stimato che i PFAS gravino ogni anno sui sistemi sanitari europei per un importo compreso tra 52 e 84 miliardi di euro.

Osservando la mappa dei siti contaminati pubblicata da Le Monde, si notano gli oltre 17.000 siti contaminati in Europa, oltre a 21.000 siti in cui l’inquinamento da PFAS è “sospettato” ma non è stato validato da valutazioni indipendenti o esami di laboratorio. Il tutto a fronte di venti aziende che producono i composti e di circa 232 impianti o aree industriali che li utilizzano nelle proprie produzioni.

In Italia la più alta concentrazione di PFAS è stata rilevata nel nord-est del Paese, area tradizionalmente sede di grandi impianti industriali, dove già nello scorso decennio si erano svolte indagini sul ruolo di alcune industrie altamente inquinanti.

Recentemente, cinque Paesi dell'UE (Germania, Paesi Bassi, Svezia, Danimarca e Norvegia) hanno presentato una proposta per bandire la produzione e l’uso di PFAS in Europa, e l’Agenzia Europea per le sostanze chimiche sta conducendo una consultazione in tal senso. Nel 2020, inoltre, la Commissione Europea ha adottato la “Chemicals Strategy for Sustainability”, che comprende una serie di documenti di indirizzo programmatico per ridurre o cessare la produzione e l’uso di sostanze chimiche tossiche o potenzialmente nocive in tutto il continente.

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