Produrre cemento: meno emissioni con le scorie dell’acciaio
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Produrre cemento: meno emissioni con le scorie dell’acciaio

L’Università della Tecnologia di Eindhoven sta perfezionando un progetto volto a produrre cemento a partire dalle scorie dell’acciaio, avviando un processo di riciclo funzionale che eliminerebbe buona parte delle emissioni dell’industria riducendo gli sprechi.

La Technische Universiteit di Eindhoven, in collaborazione con diversi partner industriali del mondo siderurgico, sta studiando un metodo per ricavare cemento dagli scarti della filiera dell’acciaio. A seguito del processo di conversione del ferro grezzo in acciaio, si generano infatti circa 125 milioni di tonnellate di residui all’anno: una gigantesca montagna di scorie che viene per lo più accantonata o buttata via, della quale soltanto una piccola parte viene utilizzata per costruire dighe o terrapieni.

Uno spreco incredibile, dal momento che la composizione mineralogica dei residui è quasi identica a quella del cemento: le stesse componenti ma in diverse proporzioni. Se l’acciaio di per sé è uno dei materiali che consentono una gestione tra le più virtuose in tema di riciclo, l’industria del cemento è uno dei settori a più alta emissione di gas serra. I processi produttivi sono la causa del 5% delle emissioni globali di CO2. Un sostituto del cemento ricavabile senza comportare emissioni extra sarebbe dunque più che gradito e genererebbe un importante impatto positivo sull’ambiente.

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Il docente di costruzione ambientale della Technische Universiteit di Eindhoven, Jos Brouwers, uno dei ricercatori alla guida del progetto, ha previsto che, qualora esso dovesse avere successo, sarà possibile ridurre le emissioni di CO2 per una quantità superiore a quella prodotta annualmente da tutto il traffico cittadino nazionale olandese. Inoltre, applicare una soluzione simile a uno dei settori più cruciali per la costruzione di infrastrutture nelle società moderne, creerebbe un ritorno consistente anche a livello economico, migliorando qualitativamente e quantitativamente i processi di riciclo. “Le compagnie dell’acciaieria devono pagare spese ingenti per lo smaltimento delle scorie, risorse letteralmente sprecate” – commenta Brouwers – si tratta di un processo evitabile, il cui superamento consentirebbe sia di risparmiare sulle uscite sia di re-investire le stesse scorie per costruire un profitto del tutto nuovo tramite l’utilizzo o la vendita di materiale diventato redditizio”.

Prima che tutto questo possa accadere, tuttavia, sarà necessario superare un certo numero di ostacoli tecnici e scientifici. In questa fase, i ricercatori stanno analizzando accuratamente le caratteristiche fisiche e chimiche delle scorie di acciaio. L’obiettivo è ottenere un quadro preciso da cui partire per studiare quali additivi possano essere aggiunti per migliorare le qualità dell’elemento e avvicinarlo al cemento tradizionale, in modo da poter realizzare un vero e proprio sostituto.

Un fattore importante è dettato dalla possibilità di cambiare la composizione delle scorie andando a modificare direttamente i processi precedenti, ossia i metodi di produzione dell’acciaio” – spiega Brouwers – “è infatti possibile mantenere una qualità immutata ottenendo proprietà più vantaggiose per questo nuovo fine”. Al momento la ricerca si trova ancora in una fase di test, ma il passaggio all’utilizzo dei modelli computazionali per creare nuovi tipi di cemento e calcestruzzo sembra essere alle porte. “Anche se, per una data costruzione, con il nuovo surrogato potrebbe essere necessario ricorrere all’uso di una quantità doppia rispetto al cemento usato attualmente, esso potrebbe avere proprietà diverse che lo renderebbero adatto per uno spettro di applicazioni più ampie”, conclude Brouwers.

In attesa di ulteriori sviluppi, è incoraggiante sapere che vi siano avanzati studi internazionali volti a rendere più sostenibile quella che a livello globale, dopo la chimica/petrolchimica, è tra le industrie più inquinanti in termini di emissioni di gas serra.

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