Spreco alimentare: che impatto ha sull’ambiente quello che mangiamo e quello che sprechiamo?
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Spreco alimentare: che impatto ha sull’ambiente quello che mangiamo e quello che sprechiamo?

Il tema dello spreco alimentare è molto delicato ed attuale. Circa il 30-40% del cibo che viene prodotto viene sprecato prima che giunga sulle nostre tavole o, in un secondo momento, buttato via perché non consumato.

All’anno, in media, vengono sprecate 1.3 miliardi di tonnellate di cibo, quattro volte superiore alla quantità necessaria per sfamare le 795 milioni di persone attualmente considerate denutrite nel mondo. I paradossi del cibo però non finiscono qui: secondo quanto riportato dalla Barilla Foundation for Food&Nutrition, al mondo vi sono 2 miliardi di obesi contro gli 821 milioni di persone che soffrono la fame.

In occasione del 27° giornata nazionale della fame il Banco alimentare ha indetto la colletta alimentare grazie a cui si sono raccolte 8.350 tonnellate di alimenti che sono stati devoluti ai più bisognosi. Per la prima volta sono state introdotte anche le donazioni online che verranno elargite da 8mila strutture caritative per aiutare le persone in povertà assoluta. Nei prossimi mesi saranno introdotte altre iniziative di moderna solidarietà contro lo spreco alimentare.

A fine mese di novembre a Trento si è svolto, per il secondo anno consecutivo, il workshop Impact journalism indetto da Terra Onlus grazie alla partecipazione di Stefano Liberti (scrittore, giornalista, regista) e Fabio Ciconte (Direttore generale di Terra Onlus e giornalista), che da anni sono impegnati alla scoperta dei lati oscuri del cibo, della grande distribuzione e dello spreco alimentare, con lo scopo di promuovere campagne per sensibilizzare non solo le persone ma anche le industrie che speculano sulla salute dell’uomo e dell’ambiente oltre che degli animali. Questi ultimi sono costretti a vivere una breve vita imbottiti di antibiotici e ammassati in capannoni senza possibilità di movimento e così vivendo diventano un reale problema anche per l’ambiente circostante. L’elevata concentrazione di animali in uno spazio ristretto, come i capannoni, li rende altamente inquinanti poiché le loro deiezioni ricche di azoto, fosforo, farmaci finiscono nelle falde acquifere e nell’ambiente a causa della mancanza di strutture adeguate al loro corretto smaltimento.

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Secondo il rapporto “Prosciutto nudo, i costi nascosti dell’allevamento industriale di maiali” svolto da Terra Onlus basta guardare i numeri per capire che drammatica situazione vivono gli animali e l’ambiente. Un ettaro di terreno destinato alla produzione di carne è sufficiente al nutrimento annuo di una sola persona. A parità di sfruttamento del suolo, quello stesso ettaro dedicato invece alla coltivazione di patate o riso basterebbe al nutrimento annuo rispettivamente di 19 e 22 persone.

Il workshop è una modalità per fornire strumenti ai partecipanti su come svolgere inchieste di impact journalism per creare impatto e consapevolezza nei lettori ma anche come creare delle campagne di sensibilizzazione, mantenendo il giornalismo nella sua indipendenza e cercando di dare riposte concrete e generare un cambiamento nella società – riporta Fabio Ciconte e prosegue – Oggi siamo abituati ad avere tutto quello che vogliamo e a basso costo, sebbene l’ultima legge in materia ha espresso dei passi avanti non si vede una netta presa di posizione da parte della gdo (grande distribuzione organizzata ndr) che dovrebbe invece avere un forte potere educativo, al contrario incentiva a consumare sempre più prodotti a basso costo, a sprecare. Per esempio quando andiamo al supermercato alle 8 di sera e vogliamo trovare il pane fresco, ma così facendo da consumatori non capiamo che induciamo la produzione a soddisfare le nostre richieste e di conseguenza alimentiamo il livello di spreco. Il risultato è sovrapproduzione, spreco e smaltimento, che ha costi industriali elevatissimi oltre che forti ripercussioni sull’ambiente”.

Basta guardare alcuni dati stimati durante l’anno corrente dalla Fao: nella sola UE il 20% dei prodotti latticini è stato sprecato (ben 2 milioni di tonnellate di prodotti); il 45% di frutta e verdura è stato buttato; il 30% dei cereali (286 milioni di tonnellate di prodotti oppure 763 miliardi di pacchi di pasta) nei paesi industrializzati viene sprecato; su 263 milioni di tonnellate di carne prodotta nel mondo il 20% viene buttato o sprecato, sarebbe il corrispettivo di 75 milioni di mucche macellate senza necessità; 8% di pesce pescato viene rigettato in mare, in molti casi è già morto o morente, equivale a 8 miliardi di salmoni pescati per nessuno.

Non dimentichiamo inoltre che il Goal2 dell’Agenda Onu 2030 è sconfiggere la fame nel mondo ed il primo passo verso la sua realizzazione è cambiare le nostre abitudini alimentari per indurre la gdo a modificare il proprio status, per una miglior qualità di vita nostra, dell’ambiente e degli animali.

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