Pianificare la gestione di strutture e infrastrutture in presenza di molteplici rischi naturali
Sostenibilità

Pianificare la gestione di strutture e infrastrutture in presenza di molteplici rischi naturali

 

La realizzazione di un’infrastruttura oggi non può prescindere da uno studio delle variabili di rischio e dell’interazione che tale struttura può avere con il territorio. L’analisi multirischio permette di valutare attentamente la fattibilità di un’opera e la sua gestione.

La particolare situazione di incertezza del verificarsi di un evento naturale, in cui può trovarsi un territorio, una comunità o una singola infrastruttura, rende necessario uno studio di analisi del rischio. Un evento naturale, che coinvolge il territorio con esondazioni, terremoti, tsunami, frane o periodi di siccità, spesso può essere conseguenza dell’attività antropogenica su una particolare area.  

Cos’è il multirischio?

Un territorio, per la sua specifica geomorfologia, può essere soggetto ad un multirischio quando su esso si verificano più eventi naturali collegati tra loro (effetto a cascata). Si pensi, per esempio, ad una città situata in un’area costiera che, a seguito di un terremoto in mare, viene colpita da uno tsunami; o il verificarsi in un’area montana di una frana a seguito di un terremoto.

Dunque un’attenta analisi che consideri l’interazione tra gli eventi, i possibili effetti a cascata e la valutazione di tutti gli elementi colpiti, rappresenta un’utile base di partenza per pianificare lo sviluppo infrastrutturale di un territorio, anche in termini di gestione dell’emergenza post evento. Infatti per realizzare un’analisi della vulnerabilità e dell’esposizione a rischi naturali si considerano diversi elementi come: le strutture, le infrastrutture e gli edifici realizzati dall’uomo, il patrimonio culturale, le comunità umane, l’ecosistema e le aree agricole e forestali. La valutazione complessiva di tutti questi aspetti permette di avere un quadro ampio delle conseguenze su ogni singolo elemento. 

Come si articola l’analisi multirischio?

Ci sono diverse fasi:

  • definizione di un periodo e di un’area per la valutazione del rischio e la definizione di unità di misura del rischio;
  • identificazione del rischio in quella specifica area;
  • identificazione degli scenari di pericolosità, delle relative intensità e delle possibili interazioni con altri scenari di pericolosità;
  • valutazione della probabilità di ogni scenario;
  • valutazione della vulnerabilità e dell’esposizione di ogni scenario;
  • stima delle possibili perdite e valutazione del multirischio.
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Molto spesso una semplice analisi del rischio incontra degli ostacoli:

  • la difficoltà nel confrontare rischi di diversa origine;
  • la tendenza a considerare indipendente l’uno dall’altro i rischi naturali fa negare il cosiddetto effetto “cascata”, in base al quale un evento diventa sorgente di altri eventi naturali.

Con quest’ultimo approccio si corre il rischio di non quantificare con precisione l’indice di rischio di un territorio, poiché può succedere che la semplice somma degli indici dei rischi, considerati indipendenti e non in relazione tra loro, risulti essere minore di un indice multirischio.

In questo caso è l’approccio multirischio che tenta di superare questi ostacoli, fornendo, grazie alla comparazione di più fattori, uno studio complesso e attendibile, utile alla Pubblica Amministrazione e alle aziende private per poter pianificare una strategia di sviluppo sostenibile del territorio e delle comunità. 

L’Italia, in particolare, è caratterizzata da molte aree fortemente antropizzate e da un territorio che, per le sue specificità, è altamente esposto a differenti rischi naturali, molti dei quali interessano una stessa area. In questo caso l’analisi multirischio diventa la soluzione per chiunque voglia pianificare degli investimenti infrastrutturali e intenda poi gestire con meno difficoltà le conseguenze degli eventi naturali.

Un recente rapporto dell’ISPRA, Dissesto idrogeologico in Italia: pericolosità e indicatori di rischio – Edizione 2018 dimostra come numerose aree italiane abbiano un indice del rischio molto alto, ed in particolare l’indice del multirischio. Lo studio, mettendo in relazione la pericolosità da frane e da alluvioni, fa emergere che quasi tutte le regioni italiane (ad esclusione di Calabria, Puglia, Sicilia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna) sono interessate da un multirischio.

È evidente dunque, l’importanza di effettuare preventivamente un’analisi del multirischio, laddove ci siano progetti infrastrutturali. Commissionare questa tipologia di analisi ad aziende esperte del settore, con specifiche competenze ingegneristiche, permette di poter valutare un investimento nella sua interezza, e soprattutto di poter accedere ad un ventaglio di possibili soluzioni e azioni da intraprendere a valle del verificarsi di uno o più eventi naturali.

Poter decidere quale infrastruttura realizzare e, soprattutto, come gestirla è sicuramente una leva fondamentale per ottimizzare il rapporto costi/benefici di un progetto. Infine, lo studio multirischio permette anche di coinvolgere con più trasparenza stakeholder e investitori, dimostrando la reale fattibilità dell’opera.

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