Pac e olio d’oliva, l’Italia chiede tutele

Pac e olio d’oliva, l’Italia chiede tutele

Per la riforma della Pac il governo italiano annuncia di essere intenzionato a chiedere un “vero e proprio programma operativo per l'olio d'oliva”, con misure ah hoc adeguate a garantire la tutela del settore.

L'olio d'oliva è una cosa seria. Per tutelare adeguatamente questa eccellenza del territorio nazionale, l'Italia ha recentemente annunciato che presenterà alcune proposte emendative alla riforma della Pac in discussione in Consiglio Ue. L'obiettivo, secondo quanto dichiarato a Bruxelles dal sottosegretario alle Politiche agricole Franco Manzato, è quello di confezionare un "vero e proprio programma operativo per l'olio d'oliva, con misure e risorse analoghe a quelle messe a disposizione per il vino negli ultimi 20 anni di Pac".

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Così come è stato pensato, il programma per l'olio d'oliva avrebbe le caratteristiche di quelli dell'ortofrutta. In questo modo, sarebbero le organizzazioni dei produttori a farsi carico della presentazione dei programmi operativi alle amministrazioni, cui spetta l'approvazione. I produttori avrebbero dunque la possibilità di aderire soltanto attraverso le Op.

L’Italia ribadisce, invece, la specificità del settore, non assimilabile all'ortofrutta. In particolare, vorrebbe applicare il “modello vino” per quel che riguarda gli aiuti alla ristrutturazione e agli investimenti. Si tratterebbe, in questo caso, di un approccio che non vede le Op come soli interlocutori, ma contempla l’adesione delle singole aziende.

Per reperire le risorse finanziarie necessarie, il Governo italiano intende introdurre un altro emendamento, relativo al trasferimento dei fondi Pac da un pilastro all’altro, con la possibilità di utilizzare risorse dello sviluppo rurale come fondi aggiuntivi per gli interventi settoriali destinati all’olio d’oliva.

“L'olivicoltura non può sacrificarsi in nome dell'agricoltura italiana. Va difesa e sostenuta dal momento che rappresenta non soltanto un prodotto ma anche l'ambiente, l'economia e la storia del nostro paese" aveva peraltro affermato il presidente di Italia Olivicola Gennaro Sicolo, a seguito dei dati resi pubblici da Coldiretti con riferimento alla produzione 2018.

Tali numeri rilevano una preoccupante sofferenza del settore: nel 2018 la produzione di olio di oliva made in Italy è infatti calata del 38%, raggiungendo un valore vicino al minimo storico con 265 milioni di chili. Nonostante questo, tuttavia, il Belpaese si è piazzato al secondo posto nella produzione mondiale, alle spalle della Spagna. La Puglia si è confermata la prima regione con 87 milioni di chili (e un calo del 58%). Al secondo posto la Calabria con 47 milioni di chili (meno 34%), e al terzo la Sicilia con una produzione di 39 milioni di chili (e una riduzione del 25%).

Il consorzio si augura che la nuova programmazione possa rafforzare gli strumenti per la tutela dell'olio extravergine d'oliva italiano, con un pacchetto di misure ad hoc che abbiano come fini ultimi la qualità, la trasparenza di filiera e una seria lotta all'illegalità.

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