Consumo di suolo e dissesto idrogeologico, è ancora emergenza
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Consumo di suolo e dissesto idrogeologico, è ancora emergenza

 

600 ettari di campi agricoli persi a favore di nuove urbanizzazioni solo in Lombardia in un anno. Il 91% dei Comuni italiani in aree a rischio di dissesto idrogeologico. I più recenti dati ISPRA denunciano le grandi emergenze ambientali legate al suolo.

Non c'è pace per il suolo italiano, risorsa finita, non rinnovabile e pertanto preziosissima. Dilapidata per decenni a scopo di lucro, continua a subire le prepotenze della cementificazione. Lo rivela il nuovo rapporto ISPRA sul consumo di suolo, pubblicato lo scorso 17 luglio, che offre un'istantanea delle trasformazioni del territorio avvenute tra il 2016 e il 2017.

Ed ecco i risultati: Lombardia e Veneto sono le regioni italiane in cui il consumo di suolo è più accentuato, mentre nella macroregione del Nord (che include anche Piemonte ed Emilia Romagna) si perde oltre la metà del territorio agricolo nazionale. 

In particolare, in Lombardia nell’ultimo anno si sono persi oltre 600 ettari di campi agricoli a favore di nuove urbanizzazioni e infrastrutture. Il dato complessivo, calcolato secondo i criteri di ISPRA, colloca la Lombardia al primo posto per estensione delle superfici impermeabilizzate, con oltre 310.000 ettari, pari al 13% del territorio regionale.

"Il suolo in Italia continua ad essere sotto assedio” ha dichiarato Damiano Di Simine, responsabile suolo Legambiente, commentando i numeri". I dati presentati consolidano la fotografia di un Paese che vede il 7,7% del proprio territorio sepolto da cemento e asfalto, valore tra i più alti in Europa, e preoccupa il dato relativo alla crescita nelle regioni in ripresa economica, come nel Nord-Est del Paese. Il consumo di suolo rimane, dunque, un problema irrisolto della Penisola”.

 

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Se, infatti, a livello nazionale si assiste ancora all'onda lunga della crisi immobiliare con ritmi di consumo di suolo 4 volte più bassi rispetto ai tempi del boom, nel Nord del Paese i segnali fanno intravedere il rischio concreto che, di fronte a una ripresa della domanda abitativa, possa tornare a esplodere la bolla del cemento facile dell’espansione di nuove periferie.

Eppure, non c'è una reale necessità di nuove costruzioni, tale da giustificare l'erosione di 4 m² di suolo al secondo. 

In particolare il Forum Salviamo il Paesaggio, nei mesi scorsi ha presentato una proposta di legge tesa alla valorizzazione del territorio, dall'eloquente titolo “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati”. Il testo, fruttodi 13 mesi di lavoro da parte di 75 esperti, è stato presentato a un Governo che ha nel suo “contratto” il proposito di: “fermare il consumo di suolo (spreco di suolo) il quale va completamente eliminato attraverso un’adeguata politica di sostegno che promuova la rigenerazione urbana”.

Come e, soprattutto, con quali tempi? Staremo a vedere. Certo è che le tematiche a cui il consumo di suolo è intimamente connesso (rischio idrogeologico, perdita di biodiversità, cambiamento climatico, qualità dell'aria, compromissione del paesaggio italiano) richiedono la massima urgenza.

La stessa ISPRA ha recentemente realizzato la seconda edizione del Rapporto “Dissesto idrogeologico in Italia”, aggiornando con i dati dell’anno scorso la mappa nazionale del rischio italiano. Anche in questo caso, i risultati sono più che allarmanti: il 91% dei comuni italiani si trova in aree a rischio, con circa 3 milioni di nuclei familiari che abitano in tali aree caratterizzate da un’elevata vulnerabilità. Aspettare la prossima tragedia anziché affrontare tematiche di tale importanza è a dir poco sconsigliabile.

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