Gender gap e lavoro in Italia: qualche segnale positivo
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Gender gap e lavoro in Italia: qualche segnale positivo

Cresce il numero di donne in posizioni di leadership e il tasso di occupazione femminile, ma il divario resta grande: i dati del report Gender Gap e lavoro in Italia.

I dati del Global Gender Gap Report 2023 del World Economic Forum (WEF), che ogni anno rileva a vari livelli lo stato del divario di genere nel mondo, sono stati piuttosto impietosi. L’Italia si è infatti collocata al 79esimo posto rispetto a 146 paesi analizzati, con una perdita di 16 posizioni rispetto alle rilevazioni 2022. In attesa di leggere l’edizione 2024, nel mondo del lavoro il Belpaese fa registrare alcuni timidi segnali positivi in materia di empowerment femminile. Secondo il recente report di Rome Business School “Gender Gap e lavoro in Italia”, cresce sia il numero di donne in posizioni di leadership che il tasso di occupazione femminile, con un incremento maggiore rispetto a quello maschile.

Occupazione e presenza femminile nei vertici aziendali

Per quanto riguarda l’occupazione femminile, l’Italia è passata da un tasso del 46,2% nel 2009 a un tasso del 52,2% nel 2023, con un aumento di 6,1 punti percentuali (dati EUROSTAT). Al contrario, negli anni 2009-2023 il tasso di occupazione maschile è cresciuto solo del 2,5%.
 

Buone notizie? Sì, ma non se confrontate con il resto dell’Unione Europea. Nello stesso periodo, infatti, l’UE ha aumentato la sua quota di occupazione femminile di 9 punti percentuali, dal 56,7% del 2009 al 65,7% del 2023.

Una crescita più lenta in termini di PIL dell’Italia rispetto alla media UE è uno tra i fattori di rallentamento e di ostacolo nella creazione di nuovi posti di lavoro sia per gli uomini che per le donne. Segnali incoraggianti sono, tuttavia, rilevati dalla maggiore velocità di crescita registrata dal tasso di occupazione femminile rispetto a quello maschile, aumentato del 15,1% nel periodo 2004-2023”, ha affermato Francesco Baldi, tra gli autori del rapporto.
 

In Italia, le donne ai vertici aziendali nel ruolo di CEO sono salite nel 2023 al 24% (dal 20% del 2022), così come quelle con ruoli nel senior management (34% rispetto al 30% dell’anno precedente).

D’altro canto, nonostante le opportunità di finanziamento e obiettivi specifici del PNRR, le start-up a prevalenza femminile sono cresciute solo dal 13,17% al 13,71% dal 2021 al 2023. Nell’imprenditoria è l’e-commerce ad emergere come il vero motore di crescita per le donne, con il 26,8% delle imprese femminili attive nel settore. 
   


Donne più istruite e meno pagate

Le analisi mostrano che in Italia i lavoratori di genere maschile sono meno istruiti rispetto alle donne: secondo dati ISTAT, in Italia nel 2021 le donne laureate sono pari al 57,2%, in netto vantaggio rispetto alla controparte maschile. Nonostante questo, uno degli ambiti in cui il divario di genere è più evidente rimane il gender pay gap, ossia le disparità salariali.
 

La finanza e le professioni STEM sono i settori nei quali si evidenziano i gap salariali maggiori a favore degli uomini, con una retribuzione oraria per i dipendenti maschili superiore ai 2 euro all’ora che arriva a 5 euro nei servizi finanziari” ha dichiarato Francesco Baldi.
  


Gender equality, una questione di business

Realizzare l’uguaglianza di genere e migliorare le condizioni di vita delle donne sono obiettivi fondamentali dell’Agenda 2030, e requisiti imprescindibili per la costruzione di una società realmente sostenibile. Ma non solo: secondo dati World Economic Forum 2023, l’inclusione delle donne nelle aziende sarebbe in grado di aumentare il PIL mondiale fino al 35%. Boston Consulting Group evidenzia, inoltre, come nel 2022 le aziende con almeno il 30% di dirigenti donne abbiano registrato un aumento del 15% della redditività.

Secondo Valerio Mancini, co-autore del report di Rome Business School: “È tempo che le aziende cambino passo, concretamente, rispetto al tema del gender gap. Non si tratta soltanto di un tema legato all’eguaglianza negata, sono innumerevoli gli studi di settore che testimoniano come l’inclusione e le pari opportunità̀ delle donne aumentino il benessere e la produttività̀ aziendale. La gender equality rappresenta un aspetto a cui nessuna impresa dovrebbe rinunciare, non solo da un punto di vista etico ma anche di business”.   


Immagine di copertina: Amy HirschiUnsplash

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