Incendi in Australia: l’impronta del climate change dietro l’ecatombe
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Incendi in Australia: l’impronta del climate change dietro l’ecatombe

Dopo il disastro che ha funestato le foreste amazzoniche nel recente passato, ora è l’Australia a bruciare. Ingenti i danni materiali, ma a pagare il prezzo più alto sono gli animali, tra i quali il numero di vittime ormai non si conta.

Gli incendi australiani che stanno colpendo il paese da più fronti ormai da settimane hanno raggiunto un’entità finora mai vista, di gran lunga superiore ai roghi che in passato hanno colpito altre regioni del mondo quali California, Siberia o l’Amazzonia. Gli incendi nel bush australiano rappresentano un fattore naturale e fisiologico di questo ambiente, dove il bruciare di arbusti e sterpaglie non è certamente un evento straordinario. Straordinarie sono però la portata e l’intensità degli incendi che il paese sta fronteggiano nelle ultime settimane, aggravate dall'influenza dell’azione irresponsabile e business-centrica dell’uomo.

Sebbene negli ultimi giorni la situazione si sia leggermente placata, complici le piogge che si sono abbattute sul paese, la conta dei danni ha già toccato cifre impressionanti. Oltre agli innumerevoli edifici e abitazioni andati distrutti, il costo degli incendi in vite è altissimo, non solo persone ma anche animali.

L ’Università di Sydney ha stimato che sono circa 480 milioni gli animali morti nel corso del 2019 a causa degli incendi australiani. Con la più recente ondata di fiamme, invece, hanno già perso la vita circa 8000 koala, mentre per Kangaroo Island, l’isola dei canguri, si è resa necessaria l’evacuazione.

Queste morti non avvengono solo in maniera diretta per mano del fuoco ma anche a causa del progressivo trasformarsi in cenere delle foreste di eucalipti, fonti di cibo fondamentali per i koala che si trovano così senza nutrimento, e di altre aree boschive necessarie alla sopravvivenza di una miriade di altre specie animali come gli opossum, wombat, wallaby o gli ornitorinchi.

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A far discutere la comunità non sono soltanto le terribili conseguenze degli incendi, ma anche i fattori che ne sono la causa. Il riscaldamento globale è il grande colpevole e, oltre all'aumento delle temperature, ha innescato una serie di meccanismi, come per esempio venti e siccità, che contribuiscono in modo massiccio ad aggravare la portata di questo vero e proprio disastro.

In questa situazione sembrerebbe quasi non più sufficiente contenere l’innalzamento delle temperature globali a 1,5° entro il 2050, come previsto dagli accordi di Parigi. Ciononostante alcuni governi sparsi per il mondo stanno facendo poco o nulla per mantenere gli impegni presi, o addirittura se ne chiamano fuori e il governo australiano è uno di questi. L’economia del paese è infatti ancora oggi fortemente legata al carbone, la cui industria, ancora molto viva, è sostenuta e sussidiata dal governo attualmente in carica che, come tutti gli altri di stampo conservatore, è fortemente contrario alla decarbonizzazione dell’economia nazionale.

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