Da ENEA un nuovo bio-cemento a base di lievito di birra
Sostenibilità

Da ENEA un nuovo bio-cemento a base di lievito di birra

La ricerca tutta italiana presenta il BAAC, un bio-cemento sostenibile ad alto isolamento termico e acustico che sostituisce le polveri di alluminio con lievito di birra e acqua ossigenata.

Nei Centri Ricerche di Trisaia, in Basilicata, e di Casaccia, nei pressi di Roma, ENEA, l’Agenzia Nazionale per le Nuove tecnologie, l’Energia e lo Sviluppo Economico sostenibile, ha sviluppato un nuovo processo che mira a rivoluzionare il settore dell’edilizia. Il brevetto depositato si chiama BAAC (Bio Aerated Autoclavated Concrete) ed è un bio-cemento ad alto isolamento termico e acustico, con un’elevata capacità di resistenza al fuoco.

Est etiam genus pulveris, quod efficit naturaliter res admirandas, scriveva Vitruvio nel De Architectura (II, VI). Nei libri successivi dell’opera, l’architetto e scrittore romano avrebbe introdotto il concetto di Pumex Pompeianus, una pomice proveniente dal Vesuvio che, mescolata con scorie laviche, calce e cenere vulcanica dei Colli Albani, formava un calcestruzzo a forte resistenza e bassa densità, a cui si deve la tenuta millenaria dei monumenti dell’Età Repubblicana. Il cemento è sempre stato uno dei materiali da costruzione più usati al mondo. Già all’epoca Made in Italy, in un certo senso; di certo più sostenibile delle sue evoluzioni successive.

Da anni la ricerca internazionale sta investendo per scoprire soluzioni bio in grado di innovare il settore edile. Non è mancato qualche esempio italiano, ma il passo più importante, a livello europeo, è sicuramente stato il Premio Inventor 2015 vinto dal microbiologo Hendrik Marius Jonkers. Con un team dell’Università Tecnica di Delft (TU), il ricercatore olandese ha ideato una soluzione che permette l’auto-riparazione del calcestruzzo sfruttando l’azione dei batteri bacillus pseudofirmus e sporosarcina pasteurii.

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Una miscela di acqua, sabbia, batteri e detriti, unita a del lattato di calcio protetto da capsule di plastica biodegradabile, consente a quest’ultime di sciogliersi e liberare la sostanza in caso di infiltrazioni d’acqua nelle crepe. I batteri, a contatto con il lattato, si attivano secernendo calcare e riempiendo le fessure. Il risparmio, nel caso del bio-cemento rigeneratore olandese, è insito nella riduzione dei costi di manutenzione delle strutture.

La recente ricerca italiana, allo stesso modo, punta su un nuovo fondamentale ingrediente: il lievito di birra. ENEA ha lavorato sul combinare il lievito con l’acqua ossigenata, riducendo così i costi di produzione e ottenendo un prodotto a elevata sostenibilità ambientale, maggiore rispetto ai cementi cellulari areati già presenti in commercio. Il risultato è un prodotto tecnicamente molto leggero che lascia inalterate le caratteristiche meccaniche e fisiche del cemento.

A scomparire, in questo caso, è la polvere d’alluminio, centrale nei precedenti aeranti. Il rimpiazzo del duttile metallo argenteo porta a un cospicuo risparmio economico, in quanto trattasi di una sostanza infiammabile la cui gestione richiedeva stringenti misure di tenuta in sicurezza degli impianti. Di conseguenza, calano i costi indiretti e si abbattono le spese energetiche. Inoltre, fattore da non sottovalutare, il nuovo processo a base di lievito consente altresì di ridurre la presenza di componenti addizionali come gesso e calce.

Inoltre, il BAAC, nel suo risultato ultimo, mostra di tenere in considerazione quelle che sono le problematiche socio-strutturali del settore d’intervento. La necessità di operare ai fini della riduzione dell’inquinamento acustico è più che mai attuale, soprattutto dopo che la ricerca di Amplifon (2016) ha eletto l’Italia come Paese europeo con il maggior numero di città inquinate in tal senso. Le potenzialità del nuovo processo sono tali da aver suscitato l’interesse dei soggetti principali della filiera produttiva del cemento cellulare, che stanno contribuendo alla sperimentazione fornendo gratuitamente a ENEA le materie prime.

Dal punto di vista green si tratta di una svolta decisamente positiva. Il settore, tuttavia, deve far fronte a grosse problematiche a livello nazionale. Troppi ancora i macro interventi necessari a mettere in sicurezza un sistema edilizio e infrastrutturale che ogni anno si sta dimostrando non all’altezza, nella sua eredità generazionale, a far fronte a disagi ambientali la cui portata non dovrebbe mettere a repentaglio le proprietà, o, in alcuni casi, la vita dei cittadini. Su questo fronte, prima di ogni altra cosa, è lecito attendersi investimenti e decreti volti a prevenire tragedie non consone a un Paese sviluppato.

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