Rapporto Ecomafia: i numeri della criminalità ambientale
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Rapporto Ecomafia: i numeri della criminalità ambientale

Presentato il 3 luglio alla Camera dei Deputati il Rapporto Ecomafia 2017 di Legambiente, un volume che racchiude le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia.

Nel 2016 sono stati 25.889 i reati ambientali accertati su tutto il territorio nazionale, 71 al giorno, circa 3 ogni ora. È questa la prima fotografia che emerge dal Rapporto Ecomafia, il volume a cura di Legambiente che racchiude tutti i numeri dell'illegalità ambientale.

Dopo due anni dall'entrata in vigore della legge sugli ecoreati i dati, nel complesso, mostrano un trend positivo: sono diminuiti del 7% gli illeciti ambientali e aumentati del 20% gli arresti. Tuttavia, nonostante i numeri facciano ben sperare, i problemi da affrontare sono ancora molti. Iniziamo con il vedere nel dettaglio quali sono i numeri della criminalità ambientale nel nostro Paese e i dati geografici legati a questo fenomeno.

Come abbiamo accennato, nel 2016 i reati ambientali accertati da Forze dell'Ordine e Capitaneria di porto sono passati da 27.745 del 2015 a 25.889 (-7%). Arresti, denunce e sequestri sono in crescita, a testimonianza dell'ottimo lavoro di indagine, prevenzione, repressione degli ecoreati.

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Da segnalare anche una significativa riduzione del fatturato delle ecomafie, che scende del 32% rispetto al 2015. Il fenomeno è riconducibile soprattutto alla riduzione degli investimenti pubblici per le infrastrutture nelle quattro regioni italiane a tradizionale insediamento mafioso.

A proposito di queste quattro regioni, il rapporto Ecomafia mostra una complessiva diminuzione percentuale della criminalità ambientale nelle zone in oggetto, anche se si confermano comunque ai primi posti della classifica nazionale.

A guidare la (triste) classifica la Campania con 3.728 illeciti, seguita da Sicilia (3.084 illeciti), Puglia (2.339 illeciti) e Calabria (2.303 illeciti). Al Nord è la Liguria la regione più colpita, mentre al Centro è il Lazio a dominare la classifica.

Parlando dei numeri su scala provinciale, Napoli è la città con il numero più alto di infrazioni (1.361), seguita da Salerno, Roma, Cosenza e Palermo.

Secondo Legambiente, i numeri sono rassicuranti rispetto alle scorse edizioni, segno che qualcosa si sta muovendo.

Per Rossella Muroni, Presidente Nazionale di Legambiente, il Rapporto Ecomafia di quest'anno “ci restituisce una fotografia che non ha solo tinte fosche, come nelle scorse edizioni, ma anche colori di speranza grazie anche alla legge che ha introdotto nel codice penale i delitti ambientali e che ha contributo a renderci un Paese normale, dove chi inquina finalmente paga per quello che ha fatto. Ora è importante proseguire su questa strada non fermandosi ai primi risultati ottenuti, ma andando avanti investendo maggiori risorse soprattutto sulla formazione degli operatori proposti ai controlli e dando gambe forti alle Agenzie regionale di protezione ambientale, che stanno ancora aspettando l’approvazione dei decreti attuativi, previsti dalla recente riforma del sistema delle Agenzie, da parte del ministero dell’Ambiente e della Presidenza del Consiglio dei ministri”.

C'è da dire, però, che se da un lato la legge sugli ecoreati inizia a sortire i suoi effetti, dall'altro la macchia della corruzione continua ad espandersi nel nostro Paese. Il report mostra circa 17mila immobili abusivi in tutta Italia, la crescita del ciclo illegale dei rifiuti e degli incendi, che hanno colpito più di 27.000 ettari di terreno.

In calo i reati contro gli animali, passati dagli 8.358 del 2015 a 5.942, così come quelli delle archeomafie, con un calo dei furti del 7,9%.

A commentare questi aspetti una dichiarazione di Stefano Ciafani, Direttore Generale di Legambiente: “Per contrastare le illegalità ambientali è fondamentale che siano approvate quelle norme che mancano ancora all’appello a partire da una legge che semplifichi l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive. Servono anche norme che prevedano i delitti contro la flora e la fauna protette, pene più severe contro le archeomafie e anche l’accesso gratuito alla giustizia alle associazioni. L’Italia dimostri con fatti concreti di voler investire e puntare davvero sull’economia civile per contrastare quella ecocriminale e per promuovere un’economia sostenibile e innovativa fondata sul pieno rispetto della legalità, sui principi della solidarietà, capace di creare lavoro e contribuire alla custodia dei patrimoni del nostro Paese”.

Un segnale sul Rapporto Ecomafie arriva anche da parte dello Stato. Il Ministro della giustizia Andrea Orlando, infatti, ha dichiarato in un messaggio: ''Il rapporto di quest'anno ci dice che le ecomafie non hanno vinto. Ci sono le premesse perché possano essere significativamente indebolite. Ma non dobbiamo abbassare la guardia, né tanto meno cullarci sugli allori. È questo il momento in cui agire insieme per rafforzare la nostra azione''.

Insomma, il Rapporto Ecomafia di quest'anno offre uno spaccato della nostra Penisola fatto di luci ed ombre, di successi e di sconfitte: rimaniamo in attesa dei prossimi sviluppi e confidiamo che Stato e cittadini facciano la loro parte, puntando alla costruzione di una società solidale, civile e, soprattutto, nel pieno della legalità.

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