Microplastica pericolosa per i pesci: un falso problema?
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Microplastica pericolosa per i pesci: un falso problema?

Lo studio che l’anno scorso ha evidenziato per la prima volta il problema in modo approfondito si è rivelato fittizio: i dati non sono mai stati raccolti. Questo non basta però a cancellare il problema.

Uno studio molto approfondito che indaga gli effetti della microplastica sui pesci, la pubblicazione su Science, la citazione in almeno altre 24 importanti ricerche. Unico neo: la ricerca su cui si basano i dati non è mai stata fatta.

Di che cosa stiamo parlando? Di uno dei primi studi che, l’anno scorso, ha permesso di evidenziare i danni derivanti dalla presenza di microplastiche nei mari. La ricerca è stata condotta dai ricercatori Oona Lönnstedt e Peter Eklöv dell’Università di Uppsala, in Svezia, o almeno avrebbe dovuto essere condotta da loro: di fatto, il paper pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica pare fondarsi su analisi e rilevazioni che non hanno mai avuto luogo.

A svelarlo è stata un’indagine del Central Ethical Review Board svedese, in seguito alla quale la rivista Science ha avviato le procedure per la rimozione della pubblicazione. La ricerca ha avuto un forte eco nella comunità scientifica, poiché si trattava di una delle prime evidenze del pericolo costituito dai micro rifiuti plastici che si affollano nei mari: tra gli effetti che gli scienziati hanno affermato di aver riscontrato presso la stazione scientifica di Goltland, nel Mar Baltico, figurano l’inibizione della schiusa delle uova di pesce, il rallentamento della crescita delle larve e il cambio di abitudini alimentari dei piccoli, più attratti dai frammenti plastici che dal plancton.

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Quando i primi dubbi sulla veridicità dei dati hanno iniziato a insinuarsi nella comunità scientifica, i due scienziati hanno affermato di non poter fornire i dati originari a causa del furto del computer contente l’unica copia (la versione accademica di “il cane si è mangiato i miei compiti"?).

Dati falsati, problema inesistente? Purtroppo non è possibile liquidare così la questione - al contrario: farlo sarebbe molto dannoso. La presenza di plastica e microplastica nei mari costituisce un reale problema, anche se ancora non se ne conosce l’effettiva portata.

Lo scorso anno abbiamo segnalato l’allarme lanciato dalla fondazione Ellen MacArthur, secondo la quale entro il 2050 il peso totale della plastica presente nei mari potrebbe superare quello dei pesci. Il fenomeno, sottolinea l’associazione - con numeri a supporto che no, non sono stati smentiti né sono stati conservati in un unico computer poi sparito - è in crescita e per questo è necessario trovare una soluzione e farlo il prima possibile.

Il fatto che la plastica presente nei mari abbia conseguenze dirette sulla fauna acquatica (e sul resto della filiera, tra cui noi), è stato provato anche dal documentarista Luigi Bignami, mentre l’Istituto Italiano di Scienze Marine di La Spezia ha riscontrato nel Mediterraneo concentrazioni di microplastica tra le più alte del mondo.

Il problema, esiste, è reale, determinarne le dimensioni è urgente e trovare soluzioni è prioritario. Di certo, però, falsificare dati a riguardo non sarà d’aiuto.

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