Al bando le centrali elettriche fossili entro 2030, se l’Ue intende centrare l’obiettivo low carbon
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Al bando le centrali elettriche fossili entro 2030, se l’Ue intende centrare l’obiettivo low carbon

 

Un rapporto dell'Agenzia ambientale europea (“Transforming the EU power sector: avoiding a carbon lock-in”) avverte come, per raggiungere gli obiettivi low carbon fissati, l'UE debba accompagnare l'incremento delle rinnovabili con lo smantellamento di centrali da fonti fossili entro il 2030.

 

 

Ridurre le emissioni di gas serra dell’80 – 95% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050: questo l'obiettivo assunto dall'Unione Europea in ottica low carbon in occasione del meeting COP21 di Parigi dello scorso anno. Come raggiungerlo? Se, da un lato, puntare sulle energie rinnovabili si rivela una scelta vincente, una strategia efficace deve fondarsi su una parallela decarbonizzazione, che si concretizza con lo smantellamento delle centrali elettriche da fonti fossili.

Il recente rapporto dell'Agenzia ambientale europea (Eea) “Transforming the EU power sector: avoiding a carbon lock-in avverte: “Mentre l’Unione europea ha compiuto notevoli progressi nel miglioramento dell’efficienza energetica e nell’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, è necessaria una transizione ben pianificata dalla produzione di energia ad alta intensità di carbonio per soddisfare l’obiettivo a lungo termine di creare una società low carbon”.

Il direttore dell’Eea, Hans Bruyninckx, ha aggiunto in questo senso: “L’Europa sta ora producendo quattro volte più energia eolica e 70 volte più energia solare che nel 2005. Questa è una buona notizia, ma è necessaria anche una chiara e lungimirante strategia di investimento in tutto il settore dell’energia da combustibili fossili per vincere la nostra sfida a lungo termine e per tagliare le emissioni di CO2. [...] Investire nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica offre il miglior ritorno per i nostri soldi”.

Sottolineando insomma la necessità di una maggiore lungimiranza da parte dell'Unione, l'Eea invita a operare significativi cambiamenti nel mix attuale della produzione energetica sostituendo, entro il 2030, le centrali a carbone obsolete o a fine vita con fonti di energia rinnovabile.

 

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Ma qual è l'impatto dell'odierno mix nella transizione verso un'energia pulita? Secondo l'analisi di Trinomics, società di consulenza ambientale che ha supportato l'Agenzia ambientale europea nella redazione del rapporto, la dipendenza europea delle fonti di carbone fossili costituisce una barriera enorme, che in parte impedisce la conversione del sistema verso un sistema energetico più sicuro e sostenibile.

Le evidenze emerse possono essere ricondotte, essenzialmente, ad alcuni punti principali:

  • Il sistema energetico europeo convenzionale si fonda principalmente su gas, carbone e uranio.
  • Un'amplissima porzione (81%) dell'attuale capacità energetica convenzionale è vincolato almeno fino al 2030.
  • La produzione di energia resta più grande emettitore di gas serra in Europa: è responsabile di circa un terzo di tutte le emissioni di gas serra legate all’energia e di più della metà delle emissioni verificate nell’ambito dell’EU Emissions Trading Scheme (Ets).
  • Le tendenze a prolungare la vita delle grandi centrali elettriche a combustibili fossili o la costruzione di nuove centrali sarebbe in contrasto con gli scenari best-case di decarbonizzazione dell’Ue compresi nella Roadmap Energy 2050.

In netto contrasto con tali evidenze scientifiche, con gli obiettivi fissati in ambito internazionale, con l'operato delle associazioni ambientaliste e dell'opinione pubblica, stupiscono alcune decisioni che ancora oggi vengono prese a riguardo nei tribunali italiani. E' di pochi giorni fa, ad esempio, la notizia che una sentenza del Consiglio di Stato ha dato il via libera alla realizzazione di una contestata centrale elettrica a carbone a Saline Joniche (RC), ribaltando un pronunciamento del TAR del Lazio seguìto all'azione legale condotta da comitati e associazioni come Greenpeace, Legambiente e WWF.

In questo e altri casi del genere, quali ulteriori elementi occorre mettere sul piatto del bilancio socio-ambientale-economico per archiviare tecnologie dannose ed obsolete, e garantire finalmente una transizione reale e concreta verso un sistema energetico sostenibile?

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