Rapporto Nazionale Pesticidi, l’ISPRA svela i veleni presenti nelle acque italiane
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Rapporto Nazionale Pesticidi, l’ISPRA svela i veleni presenti nelle acque italiane

Dal Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2014, realizzato dall'ISPRA, emerge che la quantità di sostanze pericolose rinvenute nelle acque italiane è di 134.242 tonnellate. 175 le sostanze attive rilevate, in constante aumento negli ultimi anni.

134.242 tonnellate. E' la cifra sconcertante che emerge dal Rapporto Nazionale Pesticidi nelle Acque 2014, realizzato dall'ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) sulla base dei dati forniti dalle Regioni e dalle Agenzie Ambientali e che indica la quantità di sostanze chimiche, pesticidi ed erbicidi, rinvenuti nelle acque italiane.

Un mix velenoso che, con le sue 175 sostanze all'attivo, prosegue il preoccupante trend al rialzo registrato negli ultimi anni (i componenti rilevati erano 118 nel biennio 2007/08 e 166 nel 2013) e che colloca l'Italia ai vertici della classifica dell'Europa occidentale, con un consumo annuo pari a 5,6 chili di pesticidi per ettaro, il doppio rispetto a Francia e Germania. Varietà, ammassamento e quantità di punti di contaminazione pesano sul bilancio: nelle acque superficiali italiane ben il 17,2% dei luoghi monitorati presenta concentrazioni superiori ai limiti di qualità ambientali, soprattutto per sostanze come il glifosate, il metolaclor, il triciclazolo, l'oxadiazon, la terbutilazina. A fronte di questi numeri, non stupisce che la diminuzione delle vendite di pesticidi del 10% negli ultimi dieci anni non basti a creare l'ottimismo che una maggiore ripercussione del dato sulla realtà potrebbe garantire.

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Il poco ambito primato dell'acqua inquinata va alla Lombardia (92%), seguita dalla Sicilia (88%) e dall'Emilia Romagna (87,5%), che si aggiudica anche il titolo di regione con la maggior percentuale di acque sotterranee inquinate (72%). Mancano all'appello Molise e Calabria, per le quali i dati non sono noti.

Una vera e propria emergenza che si propaga da nord a sud, e che non a caso si trova al centro del Tavolo delle Associazioni ambientaliste e dell'agricoltura biologica, formatosi per analizzare il Piano di Azione Nazionale (PAN) sull'utilizzo sostenibile dei pesticidi previsto dalla direttiva europea del 2009 e adottato in Italia solo nel 2014. Le quattordici associazioni coinvolte (Aiab, Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, FAI, Federbio, Firab, Italia Nostra, Legambiente, Lipu, Slowfood, Touring Club Italiano, Associazione Pro Natura, SIEP, UpBio, WWF) lamentano scarse e inefficaci misure per tutelare la salute dei cittadini e dell'ambiente con un Piano che, anziché prevedere una riduzione massiccia dei pesticidi, si concentra sul rispetto di direttive che dovrebbero già essere assimilate da tempo, come le prescrizioni contenute sulle etichette degli agrofarmaci.

"Il rischio è che le multinazionali della chimica continuino a condizionare l'applicazione delle politiche europee nel nostro Paese e la destinazione di miliardi di euro di soldi pubblici che verranno spesi da qui al 2020 con l'applicazione della PAC, la politica agricola comunitaria" denuncia il Tavolo, chiamato a esprimersi sul tema. "La stessa nuova programmazione dei Programmi di Sviluppo Rurale dalle Regioni per le misure agroambientali rischia di essere destinata sempre più a pratiche agronomiche che prevedono l'uso massiccio di pesticidi. Bisogna invece favorirne la reale riduzione principalmente attraverso la conversione al biologico, premiando quelle aziende agricole in grado di fare a meno dei pesticidi e che producono benefici per tutti: cibo sano, tutela dell'ambiente e della biodiversità agricola e naturale".

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