Il ruolo degli operatori della cultura nel cambiamento ambientale
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Il ruolo degli operatori della cultura nel cambiamento ambientale

Hannah Rudman sul Guardian sottolinea il ruolo del’industria creativa e del digitale nella transazione verso un futuro più sostenibile.

Il riscaldamento globale, i cambiamenti climatici, le emissioni di CO2, la desertificazione: ormai numerosi studi scientifici hanno dimostrato che dietro tutti questi fenomeni c’è un unico responsabile: l’uomo. L’industria produttiva e il sistema di trasporti, in particolare, sembrano essere le principali fonti d’inquinamento.

Ma quale può essere il ruolo dell’industria culturale in questo momento così drammatico per il nostro pianeta? Se lo chiede Hannah Rudman – esperta di sostenibilità ambientale – in un articolo recentemente pubblicato sul Guardian. In particolare, la Rudman è interessata ad approfondire il contributo positivo della cultura e della comunicazione nella diffusione di comportamenti virtuosi e di un maggiore senso critico nei confronti delle tematiche green.

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Nell’articolo, viene infatti sottolineata l’importanza dei contenuti per l’affermazione di una maggiore sensibilità ambientale: di conseguenza, i lavoratori della cultura sono chiamati a un ruolo di primo piano, più incisivo di quello esercitato attualmente.

“Come operatori della cultura e della comunicazione – scrive la Rudman - abbiamo bisogno di trovare nuove modalità per favorire l'impegno personale dei cittadini nei confronti dell'ambiente. Il nostro lavoro è quello di raccontare storie di speranza sul futuro, ma anche di mettere in guardia la collettività sui pericoli che esso riserva. Con la potenza dell’immaginazione – molto più che con le statistiche - possiamo stimolare le persone a essere più impegnate e a iniziare un nuovo stile di vita maggiormente sostenibile”.

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