Imprese ed economia circolare, il Kyoto Club tratteggia il contesto italiano
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Imprese ed economia circolare, il Kyoto Club tratteggia il contesto italiano

L’economia circolare è al centro dell’agenda Europa 2020, un nuovo paradigma che orienterà  l’organizzazione della società del mercato: il Kyoto Club lancia un programma che faccia da ponte verso la transizione per le imprese italiane.

Il nuovo paradigma dell’economia circolare, introdotto dalla Commissione Europea già dallo scorso anno, propone un cambiamento sistemico, industriale e culturale, che può rappresentare un’opportunità strategica per le imprese italiane e europee. La sfida è quella di adottare modelli di business sostenibili e innovativi che pongano al centro i concetti di riuso e riciclo delle risorse, in un sistema dove ogni elemento produttivo viene valorizzato in tutte le fasi del proprio ciclo vita, riducendo al minimo gli scarti, con auspicabili ricadute positive sulle modalità di consumo e nell'utilizzo delle tecnologie. 

In quest’ottica, la politica, il mercato e i sistemi bancari sono coinvolti nel nuovo quadro normativo per orientare gli investimenti delle imprese, nella progettazione e distribuzione dei prodotti e nella gestione dei rifiuti. L’obiettivo alla base è quello di ridurre le emissioni climalteranti, adottando un modello economico interconnesso che sappia affrontare in maniera efficace e resiliente le sfide ambientali e promuovere al contempo l’occupazione, la competitività e lo sviluppo.

Questi i temi promossi dal Kyoto Club, al fine di delineare un percorso condiviso per le imprese italiane, che miri a coinvolgere i settori dell’industria, dell’energia rinnovabile, dei rifiuti, della chimica, della pubblica amministrazione, del terziario e dei servizi nonché quelli inerenti alle filiere agro-alimentari.

 

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Il programma prospettato dal Kyoto Club presenta un orizzonte temporale che individua nel presente obiettivi strategici da mettere in atto nel periodo 2017- 2020. In questo senso, strumenti quali il Green Public Procurement, il Programma Nazionale per le infrastrutture Strategiche e il Fondo nazionale per l’efficienza energetica, sono tutti fattori abilitanti per promuovere una nuova governance ambientale e ottimizzare l’allocazione delle risorse economiche.

Per favorire le imprese nell'intraprendere interventi esponenzialmente performanti in termini di costo-efficacia, i finanziamenti e la bancabilità della green economy risultano essere di fondamentale importanza. In questo senso, un aspetto decisivo sarà costituito dalla diffusione di programmi di leasing finanziario volti alla diffusione di  e certificate, applicabili a progetti di qualità in termini di produzione e di risparmio energetico. A tal riguardo, sarà indispensabile l’estensione di sistemi di incentivazione e l’istituzione di fondi di garanzia per l’allocazione di nuove risorse per Aste e registri FER. Dall'altra parte, dovranno essere anche gli Istituti di Credito a elargire maggiori risorse a chi intende investire nei segmenti energetici e di sostenibilità ambientale.

Per raggiungere questi traguardi, nel nostro Paese è senz'altro necessaria una maggiore stabilità normativa, accompagnata da uno snellimento burocratico sulla materia e dalla garanzia di regole certe e durature nel tempo, in modo tale da garantire il rientro economico per le imprese nel breve e nel lungo periodo. 

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