Rifiuti industriali all’estero: così l’Italia perde 1 miliardo l’anno
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Rifiuti industriali all’estero: così l’Italia perde 1 miliardo l’anno

La denuncia arriva da Assoambiente, che fa notare come la mancanza di un sistema di trattamento dei rifiuti industriali, in Italia, si trasformi in una perdita economica e di posti di lavoro. I rifiuti esportati all’estero, infatti, potrebbero trasformarsi in nuove materie prime e in posti di lavoro.

 

I rifiuti non sono solo un problema: se gestiti in modo razionale e strutturato, possono trasformarsi in un’importante risorsa economica, nel rispetto dell’ambiente.

Sono molti gli esempi di economia circolare che si stanno diffondendo e mostrano come gli scarti possono diventare nuovamente risorse. Basti pensare alla moda sostenibile, che utilizza fibre sintetiche ottenute dalla rigenerazione di polimeri della plastica riciclata, come reti da pesca abbandonate negli oceani, tappeti domestici, rifiuti plastici industriali, e scarti di tessuti utilizzati dall’industria tessile.

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Questo è solo uno dei tanti modi in cui i rifiuti possono diventare una vera risorsa ma, affinché questo meccanismo dia i suoi frutti, occorre una rete strutturata di impianti che, purtroppo, oggi il nostro Paese non ha.

Questo problema, secondo Assoambiente, costa molto caro all’Italia che, ogni anno, è costretta ad esportare 4 milioni di tonnellate di rifiuti speciali (dato del 2019) su un totale di 111 tonnellate prodotti, al netto di quelli risultanti dal settore costruzioni. Nella metà dei casi, i paesi che li ricevono sono quelli più vicini all’Italia, come la Germania, che ne ha raccolti, nel 2019, 800.000 tonnellate, l’Austria, la Francia, la Svizzera e la Slovenia.

Il 23% di questi rifiuti italiani è stato fatto conferire, nei paesi di importazione, ad impianti di incenerimento o recupero energetico, il 14% è stato distribuito tra varie discariche o smaltito, mentre la restante parte è stata riciclata.

Secondo Assoambiente, il fabbisogno impiantistico in questo settore è pari a 34 milioni di tonnellate per il quinquennio 2021-2025. Non soddisfare questo fabbisogno si traduce, per l’Italia, in una cessione di valore pari a 1 miliardo di euro annui, senza contare la perdita di opportunità in termini di occupazione, gettito fiscale e produzione di nuove materie prime ed energia.

Stimando i danni di questo gap, Assoambiente si sofferma in modo particolare sul discorso energetico, sottolineando come continuare ad esportare così tanti rifiuti industriali, che potrebbero essere termovalorizzati in Italia, significa rinunciare a 330.000 e 400.000 MWh ogni anno. Una perdita che si traduce in un costo variabile tra i 40 e i 60 milioni di euro all’anno, dal momento che quell’energia viene acquista altrove.

 

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