PAC: il futuro delle terre coltivate
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PAC: il futuro delle terre coltivate

L’Unione Europea è pronta a dare un nuovo indirizzo all’agricoltura del vecchio continente: cosa dobbiamo aspettarci dalla riforma del programma di Politica Agricola Comune che dovrebbe prendere il via da metà 2018?

La PAC è stata per decenni l’unica vera realtà politico-economica dell’Unione ma, dal 2013, anno della sua ultima riforma, i tempi sono cambiati con sorprendente rapidità: il clima si è fatto ancora più imprevedibile, i prezzi di mercato estremamente mutevoli e la solidità politica degli stati membri è stata resa instabile dalle pressioni dei movimenti populisti e i contraccolpi della Brexit.

La votazione per il piano che aggiornerà la produzione agricola europea si è svolta lo scorso 12 dicembre (poi spetterà al Consiglio dei ministri dell'Agricoltura UE ratificarlo) ma le polemiche accompagnano questa riforma, tanto vasta quanto complessa, già da molti mesi.

La nuova PAC sarà improntata soprattutto alla sostenibilità, per consentire ai coltivatori di ammodernare le proprie produzioni, rendendole più ecologiche ed anche più competitive.

Le misure previste saranno comuni ma verrà data la possibilità ad ogni stato di attuarle considerando le proprie caratteristiche economiche, produttive e naturali.

La UE dovrà cercare il punto di equilibrio tra obiettivi già concordati (come quelli di COP21) e questa riforma: successivamente sarà poi cura dei singoli stati varare piani specifici che comprendano il rispetto dei vecchi e dei nuovi traguardi in modo tale da massimizzare le aspettative di entrambi.

In generale, si respira un clima di grande fiducia e soddisfazione ma non tutti sono ottimisti riguardo le nuove linee guida. Già nel marzo del 2016, più di 50 ONG, incluse European Public Health Alliance, Environmental Bureau e BirdLife Europe scrissero al Presidente della Commissione perché il trattato fosse rivisto. Ad oggi la situazione non è cambiata e desta particolare preoccupazione la concomitanza con la riforma del bilancio nel più ampio quadro della strategia Europa 2020.

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É altamente probabile infatti che i due piani si influenzino reciprocamente, considerando la rilevanza storica ed economica del comparto agricolo. Se le strategie saranno organizzate coerentemente, la PAC, seppure con qualche taglio, non dovrebbe subire danni e gli imprenditori agricoli finalmente vedranno sodisfatte le loro richieste legittime di una politica adeguata.

Al contrario, se dovessero essere privilegiate altre esigenze dell’Unione, i fondi fin qui pensati per la riforma, saranno condizionati da tagli e redistribuzioni, e a farne le spese sarà un settore la cui sostenibilità dev’essere garantita per tutelare l’ecosistema dell’intera area europea.

Anche la ‘nostra’ Slow Food ha espresso perplessità. In particolare denunciando una ristrettezza di vedute che farebbe concentrare il programma solo sulla produzione, ignorando del tutto il sistema alimentare nel suo insieme.

I vertici dell’organizzazione hanno dichiarato che la PAC strutturata così come è “trascura del tutto il ruolo dei sistemi agro-ecologici e dei loro principi: l'agro-biodiversità in agricoltura, la minore dipendenza da fattori esterni, la promozione delle relazioni sociali e delle filiere corte, per sviluppare ecosistemi agricoli resilienti e garantire una vita dignitosa agli agricoltori”.

Gli attori economici e politici interessati sono moltissimi e questo ovviamente porta ad uno scontro di schieramenti: infatti, se Slow Food non festeggia, AICIG (Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche), considera il programma come fondamentale per tutelare i prodotti DOP ed IGP dalla minaccia del TTIP, ovvero il discusso trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico che, oltre a mettere a rischio la tipicità dei nostri prodotti agroalimentari, aprirebbe le porte a ogm, pesticidi e ormoni dannosi per l’ambiente e la salute.

Cosa riserva davvero il futuro, lo scopriremo solo nelle prossime settimane sperando che la riforma mantenga saldo nel proprio mirino i target della sostenibilità e del rispetto dell’ambiente.

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