Le interviste del Direttore:  Stefano Babbini
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Le interviste del Direttore:  Stefano Babbini

 

Intervista a Stefano Babbini di Mogu S.r.l.

Nonsoloambiente.it si pone da sempre come obiettivo quello di fornire un’informazione chiara e contestualizzata su primari argomenti di attualità che abbiano ricadute dirette o indirette sull'ambiente. La rubrica, realizzata su base settimanale e pubblicata nella giornata del martedì,  si basa sulla realizzazione di interviste condotte dal direttore in modo autonomo o a fronte di valutazione di temi o iniziative particolari, corredati di dati. Per informazioni scrivete a: direzione@nonsoloambiente.it

MOGU S.r.l. è una start-up estremamente innovativa che gravita nel mondo delle biotecnologie applicate ai materiali: realizza difatti soluzioni per il design partendo dalla fermentazione fungina. Da cosa è nata questa idea così particolare e come avviene la realizzazione di un vostro prodotto?

Il nostro lavoro nasce dal materiale vivo, o bio-fabbricato; quando 7 anni fa sono per la prima volta entrato in contatto con il lavoro che Maurizio Montalti (Officina Corpuscoli) stava svolgendo sui materiali prodotti da funghi è apparso chiarissimo il potenziale applicativo. E’ iniziato così il viaggio di Mogu come team di sviluppo ed azienda, il cui lavoro ha dato i primi frutti prima da un punto di vista della ricerca applicata, e poi del mercato, concretizzando una gamma di pannelli decorativi e acustici molto apprezzati da un pubblico sempre più ampio; il nostro lavoro si è poi allargato anche al mondo dei pavimenti, ampliando la proposta tecnologica attraverso principi della chimica verde.

Negli ultimi anni si sente spesso parlare di start-up probabilmente in un’ottica eccessivamente semplicistica. Ritiene che in Italia realtà societarie come le start-up e all’avanguardia come Mogu S.r.l. siano adeguatamente supportate da un punto di vista economico?

Spesso si perde la percezione di cosa è una start-up: un’azienda in tutto e per tutto. Quindi lo startupper non è altro che un imprenditore, con tutti i doveri e responsabilità che ne derivano. Fare start-up significa fare impresa, ed il lato divertente è solo una componente della giornata tipo.

Tutti sanno che in Italia non è semplice fare impresa in generale. Forse è meno noto che le startup italiane, specie quelle innovative, fanno più fatica ad attrarre investitori rispetto a loro omologhe nord-europee, per non parlare delle americane. Per fortuna negli ultimi anni si sono affacciati nel panorama italiano nuovi soggetti, specie Venture Capital, con la missione di supportare le realtà italiane più promettenti. Mogu ha avuto l’opportunità di entrare in contatto con una di queste realtà, che oggi partecipa e supporta l’iniziativa.

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L’economia circolare e la sostenibilità sono ormai al centro sia delle politiche programmatiche nazionali che comunitarie ed il mercato, soprattutto il settore imprenditoriale, deve necessariamente adattarsi. Ritiene che tra gli imprenditori ci sia una giusta conoscenza e preparazione in merito alla tematica green? Quali sono i vostri progetti per il futuro?

A mio avviso c’è grande confusione sulla tematica green, sia da parte delle imprese, sia da parte dei consumatori. Ad oggi non si parla di altro, basta vedere la televisione generalista o leggere un qualsiasi quotidiano. C’è un abuso della parola “sostenibilità” che accompagna ormai qualsiasi campagna di marketing in qualsiasi mercato. Non è un caso che si sta iniziando a parlare di green-washing per descrivere questo abuso.

Purtroppo, non tutti i prodotti possono essere definiti green o sostenibili, e spesso le aziende non adottano le corrette pratiche per migliorare il proprio bilancio ambientale, che dovrebbe partire dalla propria filiera; nemmeno ci provano, e preferiscono spendere soldi in fantomatici progetti di riforestazione in qualche parte del mondo da raccontare il prima possibile, invece di guardare al proprio prodotto o al proprio sistema produttivo. L’economia circolare è virtuosa perché parte da questo principio. Non lascia alibi alle imprese e le mette di fronte alle proprie inefficienze; paradossalmente l’efficienza ambientale può migliorare i parametri anche economici delle filiere. Questa è l’economia sostenibile verso cui dovremmo andare. Il resto appunto è green-washing.

Stefano Babbini

Ingegnere ambientale, sviluppatore di business, imprenditore, attivo nel settore delle Clean Tech e della Bio-Economy dal 2005. Ho contribuito all'avvio di diverse iniziative in tutto il mondo, con particolare attenzione all'agroindustria, alle energie rinnovabili e alla biotecnologia. Sono cresciuto ad Anghiari (AR), il mio paese natale in Toscana, fino al diploma di Liceo; mi sono trasferito a Firenze a 18 anni, laureandomi in Ingegneria Ambientale nel 2006; dopo l'Università ho cofinanziato la mia prima start-up, collaborando anche con l'Università di Firenze come ricercatore. Nel 2010 mi sono trasferito a Milano, impegnandomi nel business della biomass-to-energy, che mi ha portato in diversi paesi dall'Asia all'Africa e al Sud America. Infine, sono approdato a Varese occupandomi della mia famiglia e della mia ultima avventura nel campo delle biotecnologie, Mogu. Imprenditore e manager, negli ultimi 12 anni sono stato coinvolto in diversi casi di business sostenibile, passando dai settori della bioenergia e dei biocarburanti, ad applicazioni innovative nella chimica verde e nei bio-materiali. Nel 2015, con l'obiettivo di sviluppare prodotti innovativi seguendo il principio dell'Economia Circolare, ho co-fondato Mogu S.r.l. (Italia). Impiegando il micelio (radici di funghi) attraverso processi naturali. L'azienda sta sviluppando e producendo materiali innovativi dedicati all’interior design e architettura.

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