Le interviste del Direttore: Gianni Silvestrini
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Le interviste del Direttore: Gianni Silvestrini

Per le Interviste al Direttore di oggi abbiamo intervistato Gianni Silvestrini di  Kyoto Club

Lo scoppio della guerra in Ucraina ha messo in evidenzia come l’Italia sia tra i paesi europei energicamente più poveri e più in difficoltà per trovare alternative valide alla indipendenza dalla Russia. Quali a suo avviso possono essere le soluzioni più immediate ed efficaci per dare un avvio definitivo e privo di ostacoli allo sviluppo delle fonti rinnovabili nel nostro Paese?

Purtroppo, sui grandi media ci si concentra soprattutto sulle opzioni relative a nuovi rigassificatori fissi e mobili e sulla ricerca di nuovi paesi esportatori di metano. Inoltre, si ipotizza il potenziamento del flusso dai gasdotti provenienti dall’Algeria e l’Azerbaijan e si ragiona su nuovi gasdotti come nel caso di EastMed. Alcune soluzioni saranno necessarie, altre cozzano con la necessità di raggiungere la neutralità climatica nel 2050, cioè fra soli 28 anni. Ma pochissimo spazio viene dato alle politiche di efficienza energetica e di sviluppo delle rinnovabili. In realtà esistono alternative interessanti. Secondo il centro studi Ecco, il nostro paese potrebbe sostituire in modo permanente, da qui al 2025, la maggior parte (80%) del fabbisogno di gas russo attraverso le rinnovabili, il biometano e le misure di efficienza energetica. Ovviamente la scelta del mix di azioni deve essere tarata sulla tempistica e sull’intensità dei tagli necessari per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo. Se parliamo cioè di alcuni mesi o di alcuni anni. Per intenderci la scelta di noleggiare una nave rigassificatrice in grado di fornire 4-5 mld metri cubi l’anno, potrebbe essere fatta rapidamente. Costruire un nuovo rigassificatore, come quello di Porto Empedocle che ha avviato il processo autorizzativo dieci anni fa, potrà invece consentire di fornire 8 miliardi di metri cubi l’anno solo dal 2027. Ma anche sulle importazioni di gas liquefatto la situazione non è tranquillizzante.

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In Europa, infatti, i prezzi spot del Gnl sono cinque volte superiori alla media quinquennale, nonostante un inverno mite. Anche l’aumento delle importazioni attraverso i gasdotti prevede tempi diversificati. Con il recente accordo con l’Algeria, l’Italia potrà incrementare le importazioni di 3 miliardi di metri cubi già nel 2022, arrivando a 9 miliardi di metri cubi/anno solo nel 2023/24. Mettendo a fuoco il contesto italiano, è bene ricordare che l’elettricità prodotta con i 26 miliardi di metri cubi di metano, che rappresenta poco più della metà dei kWh totali generati nel paese, avrà un costo molto più elevato che nel recente passato. Un contesto che renderà quindi sempre più competitive le fonti rinnovabili. Purtroppo però da noi il loro contributo è fermo al 38% dal 2014. La situazione sta però finalmente cambiando sia per gli obiettivi climatici al 2030, che come risposta all’aggressione all’Ucraina. Io penso che il prossimo anno si vedrà un deciso risveglio e che dal 2024 si assisterà ad un vero e proprio boom. Ed è interessante il fatto che proposte ambiziose sul contributo delle rinnovabili non vengono solo dagli ambientalisti, ma anche dall’industria. Secondo Elettricità Futura, le aziende elettriche associate a Confindustria, infatti si potrebbero installare nel nostro paese 60 GW in tre anni, per l’80% con impianti fotovoltaici. Parliamo di investimenti per 85 mld €, con una ricaduta di 80 mila posti di lavoro.

Tra le fonti rinnovabili quali a suo avviso possono essere considerate driver per supportare l’Italia nel processo di transizione ecologica e per quale motivo?

Il solare e nell’eolico sono le soluzioni con il maggior potenziale di riduzione dei gas climalteranti mondiali al 2030, come ci ricorda anche l’ultimo rapporto dell’Ipcc (l’organizzazione scientifica che supporta le Nazioni Unite sul clima). In particolare, per quanto riguarda il fotovoltaico, contribuisce il crollo del 90% del prezzo rispetto al 2010. E anche per l’eolico si è riscontrato un deciso calo dei prezzi. Ormai i grandi impianti solari non hanno bisogno di incentivi. In Portogallo nel mese di aprile, un’azienda elettrica ha vinto un’asta proponendo, per un impianto fotovoltaico galleggiante da 70 MW, un pagamento al sistema elettrico di 4 euro per ogni MWh generato. Se la sfida dell’emergenza climatica è quella che richiederà un contributo strategico delle rinnovabili, l’aggressione all’Ucraina impone un taglio netto da parte dei paesi europei delle importazioni fossili dalla Russia. E alcune nazioni punteranno ad una rapidissima crescita delle rinnovabili. Pensiamo alla Germania che vuole arrivare ad avere elettricità 100% verde al 2035. Un’accelerazione si vedrà anche in Italia, che dovrebbe raggiungere la quota del 72% di elettricità verde nel 2030. Qualche provvedimento governativo sembra finalmente muoversi nella giusta direzione, dopo anni di immobilismo. Sono previste forti semplificazioni per il fotovoltaico sugli edifici e vengono introdotte le “Solar Belts” cioè aree idonee all’installazione di impianti FV nelle aree agricole entro 300 metri dalle zone a destinazione industriale, artigianale e commerciale. In tutti questi casi si applicheranno procedure autorizzative molto più snelle. Inoltre, una novità assoluta consiste nella possibilità di fare autoconsumo a distanza con un collegamento diretto fino a 10 chilometri. Cioè in pratica, un’azienda può installare un impianto fotovoltaico ad una certa lontananza dallo stabilimento, aumentando così la quota di rinnovabili consumata. Nel caso delle industrie che non avevano ancora il fotovoltaico sui capannoni si assiste oggi ad una corsa verso il solare, soluzione regina per contenere le fluttuazioni dei prezzi. Si sta inoltre diffondendo anche in Italia il ricorso ai virtual PPA (Power Purchase Agreement) virtuali, accordi tra un soggetto che installa un impianto rinnovabile e che vende poi l’elettricità a un’impresa lontana anche centinaia di chilometri, garantendo stabilità nel tempo dei prezzi.

Spesso in Italia si assiste ad una opposizione da parte di alcune Istituzioni all’installazione di impianti rinnovabili. Quali a suo avviso posso essere delle soluzioni per superare l’impasse?

Un elemento centrale al blocco degli ultimi anni è dato dall’estrema difficoltà di ottenere i permessi a livello regionale e dal blocco da parte delle Sovrintendenze dei beni culturali. Su questo fronte, a livello governativo si sta cercando di operare semplificando e rivedendo i processi autorizzativi. In ogni caso l’inserimento nel paesaggio è un dato estremamente importante. E si sta assistendo ad un ruolo positivo delle principali associazioni ambientaliste. Legambiente, WWF e Greenpeace di fronte alla gravità dell’emergenza climatica hanno infatti assunto un atteggiamento molto propulsivo (pensiamo alle posizioni sull’eolico offshore flottante). Certo, permangono opposizioni locali, ma penso che alcune novità normative saranno di aiuto. Sarà utile, ad esempio, alla diffusione delle Comunità energetiche, una soluzione che prevede la partecipazione delle collettività e che consentirà di ridurre mediamente del 20% le bollette, grazie all’installazione delle rinnovabili e alla condivisione dell’energia. Le implicazioni sociali di questa opportunità sono evidenti, sia in termine di riduzione dei costi elettrici che per la nuova occupazione che si potrà creare.

Gianni Silvestrini:
Gianni Silvestrini ha svolto attività di ricerca presso il Cnr e il Politecnico di Milano, dove è responsabile del Master RIDEF. È stato direttore generale del Ministero dell’Ambiente e consigliere al Ministero dello Sviluppo economico. È presidente della società Exalto Energy&Innovation e direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista e portale QualEnergia. Ha abbinato le attività di ricerca, insegnamento, divulgazione e impegno associativo, cercando sempre di individuare le novità in grado di accelerare la trasformazione ambientale del paese. Con Edizioni Ambiente ha pubblicato nel 2010 La corsa della green economy con Antonio Cianciullo, nel 2016 2 °C. Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia e nel 2020 Le trappole del clima con G.B. Zorzoli.

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