La raccolta differenziata dei rifiuti tessili diventa obbligatoria
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La raccolta differenziata dei rifiuti tessili diventa obbligatoria


Dal primo gennaio 2022 la raccolta differenziata dei rifiuti tessili è obbligatoria in tutti i comuni, ma mancano delle regole chiare.

Prevista dal Pacchetto Economia Circolare (Direttiva UE 2018/851), la raccolta differenziata obbligatoria dei rifiuti tessili è partita, almeno sulla carta, dal primo gennaio 2022. In realtà, però, la situazione è diversa: l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani) ha infatti denunciato la mancanza di linee guida (e di sanzioni per i comuni inadempienti) da parte del Ministero della Transizione ecologica, e ha richiesto una proroga di un anno.

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Una raccolta organizzata dei rifiuti tessili sarebbe fondamentale per la nascita di una vera filiera sostenibile che al momento non esiste, fatta eccezione per il comune di Prato. Secondo i dati del report 2021 Italia del Riciclo, nel resto d’Italia solo il 16,8% dei rifiuti viene recuperato e solo il 5% viene riutilizzato, rivendendolo sul mercato dell’usato. Dal 2010 a oggi, inoltre, il fenomeno del fast fashion, cioè della moda a bassissimo costo, con nuove collezioni a cadenza quasi settimanale, ha contribuito ad aumentare la mole di rifiuti tessili: molti degli abiti acquistati, infatti, vengono indossati pochissime volte e poi gettati. I risultati sono gravissimi non solo nell’ottica del riciclo, ma in generale per l’altissimo impatto ambientale della filiera.

Secondo il Piano d’azione per l’economia circolare della Commissione Ue, infatti, a livello globale il settore tessile è il quarto settore con il maggior impiego di risorse primarie e il quinto per emissioni di gas serra. La produzione tessile, inoltre, è responsabile del 20% dell’inquinamento dell’acqua potabile a causa dell’uso di prodotti chimici nelle diverse fasi della produzione, senza contare la quantità di microfibre rilasciate negli oceani in seguito al lavaggio. La situazione è simile anche nel resto d’Europa, tanto che i ministri dell’Ambiente di undici Paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Finlandia, Francia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Spagna e Svezia) hanno chiesto alla Commissione europea l’avvio di misure drastiche per il settore, che prevedano obiettivi «chiari, incrementali e ambiziosi» sulla raccolta, il riuso e il riciclo dei rifiuti tessili. Alla Commissione è stato inoltre chiesto di valutare la sostenibilità dell’intero ciclo di vita dei tessili sin dalla fase di progettazione. Viene suggerito, quindi, l’utilizzo di un “passaporto digitale” con dati relativi all’origine e alla composizione dei tessuti, sulla durabilità, le possibilità di riuso, riparazione e smontaggio, in aggiunta a etichette che informino il consumatore, al momento dell’acquisto, sull’ impatto ambientale dei capi acquistati. Per contrastare la distruzione dei capi invenduti, inoltre, i Ministri chiedono di obbligare i produttori a fornire dati sulla merce invenduta e a impegnarsi per evitare lo smaltimento.

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