Emilia Romagna apripista nella lotta alle microplastiche nei mari
Ambiente

Emilia Romagna apripista nella lotta alle microplastiche nei mari

La plastica rappresenta oggi la più grande minaccia per la salute dell’intero ecosistema marino. Le iniziative per salvaguardare l’ambiente e liberare i litorali dai rifiuti plastici si moltiplicano nella speranza di riuscire a rivoluzionare la filiera della pesca.

A Ravenna si sono radunati recentemente 10 stakeholder locali di Loop Ports, un progetto europeo che si pone l’obiettivo di promuovere la circolarità dell’economia in ambito portuale finanziato da Eit Climate kic, la community europea che lavora per promuovere l’innovazione e contrastare i cambiamenti climatici. Al centro delle conversazioni è stata posta la plastica proveniente dalle reti utilizzate per la pesca e per l’acquacoltura, al fine di creare una specifica filiera economica regionale. Ma più che la plastica in sé a far discutere è il destino che le spetta: in particolar modo si è partiti col prendere in esame la specifica situazione della Regione Emilia Romagna, un territorio dove ogni anno vengono utilizzate circa 250 tonnellate di reti di plastica per l’acquacoltura.

Il problema dell’inquinamento marino da plastica è oggi più attuale e grave che mai e anche Legambiente ha recentemente cercato di attirare l’attenzione sul tema con uno studio specifico. Dai dati raccolti da Legambiente è infatti emerso che ogni anno soltanto il 25% delle reti plastiche utilizzate per la mitilicoltura viene recuperato a compito concluso, mentre il restante 75% risulta disperso in acqua.

I dati risultanti dall’indagine, seppur statistici, sono decisamente inquietanti: secondo le stime, sulle spiagge romagnole ogni 100 metri di costa vengono recuperate 31 reti plastiche precedentemente abbandonate in mare. Un numero inquietante che su alcune spiagge supera addirittura il 70% del totale dei rifiuti rinvenuti. Per non parlare poi del caso di Porto Garibaldi, frazione di Comacchio in provincia di Ferrara, dove le reti di plastica utilizzate per la mitilicoltura rinvenute in sei mesi sulle spiagge rappresentano l’80% di tutti i rifiuti arenati sulle sabbie del litorale locale.

Clicca qui per approfondire!

È evidente quindi che le reti per la pesca e per l’acquacoltura contribuiscono pesantemente al problema delle microplastiche che affollano e distruggono l’ecosistema marino e che oggi costituiscono, a livello globale, un problema di enorme portata. Un problema per il quale la Regione Emilia Romagna sta soffrendo pesantemente.

Ecco perché proprio questa regione sta affrontando il tema analizzando l’intera filiera del settore ittico nel tentativo di promuovere pratiche meno impattanti sul piano ambientale.

Non è un caso allora che proprio a Porto Garibaldi abbia preso il via l’iniziativa Zero Plastica in Mare, un progetto lanciato da BNL Gruppo BNP Paribas in partnership con Legambiente per il recupero, lo studio e lo smaltimento dei rifiuti rinvenuti nel Mar Adriatico e più in generale nei porti e nei corsi d’acqua di Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Liguria, Lazio, Marche e Campania.

L’iniziativa si prefigge anche di operare la raccolta e il riciclo della plastica proveniente dalle reti utilizzate per la mitilicoltura nell’Adriatico, oltre che il monitoraggio dei rifiuti plastici nei corsi d’acqua interessati dal progetto.

Zero Plastica in Mare sta già ottenendo risultati molto positivi ed incoraggianti: nel primo step di fishing for litter a Porto Garibaldi, sono stati già recuperati e catalogati oltre 4 quintali di rifiuti (a ottobre 2019).

Per il 2020 il progetto si estenderà fuori dall'Emilia Romagna, prevedendo anche attività di citizen science, di pulizia, volontariato ambientale e di monitoraggio lungo 4 fiumi, il Lambro nel tratto relativo al Comune di Milano, l’Isonzo, il Tevere nel tratto relativo al Comune di Roma e il Sarno; oltre che altre attività di fishing for litter in tre porti di Lazio, Campania e Marche.

Clicca qui per approfondire!

Potrebbero interessarti ...

  • Su di noi

    Nonsoloambiente è un magazine online interamente dedicato all’informazione ambientale, che vuole offrire un contributo alla diffusione della cultura sostenibile, donando ai suoi lettori una visione pluralista e aggiornata sulle principali novità del settore, attraverso contenuti freschi, originali e di qualità.