Economia circolare, pubblicata la proposta di Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti da parte del Ministero della Transizione Ecologica
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Economia circolare, pubblicata la proposta di Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti da parte del Ministero della Transizione Ecologica

Il 16 marzo il Ministero della Transizione Ecologica ha pubblicato sul proprio sito istituzionale la proposta di Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti, una delle misure portanti per gli obiettivi di economia circolare rientranti nella Missione 2 del PNRR “Rivoluzione verde e transizione ecologica.”

Cos’è il Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti

Il documento pubblicato lo scorso 16 marzo è la proposta di Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti (di seguito il Programma) definita dal MiTE che, per poter essere approvata e diventare testo giuridico di riferimento, deve essere sottoposta ad una procedura di consultazione pubblica di 45 giorni - lasso temporale entro cui tutti i cittadini possono prendere visione del documento e presentare eventualmente le proprie osservazioni in forma scritta, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi. Il Programma, oltre ad essere uno strumento contemplato nella Componente 1 “Economia circolare e Agricoltura Sostenibile “della Missione 2 “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR prevede azioni e disposizioni a supporto di quanto stabilito dalla Strategia Nazionale per l’economia circolare pubblicata lo scorso 29 settembre dal MiTE.

Il Programma è disciplinato dall’articolo 198 bis del Codice dell’Ambiente ed ha due scopi principali: fissare i macro-obiettivi e definire i criteri e le linee strategiche cui le Regioni e le Province autonome si devono attenere nella elaborazione dei Piani regionali di gestione dei rifiuti.

Il Programma deve, tra l'altro, contenere i seguenti dati:

  • i dati inerenti alla produzione, su scala nazionale, dei rifiuti per tipo, quantità, e fonte;
  • la ricognizione impiantistica nazionale, per tipologia di impianti e per regione;
  • l'adozione di criteri generali per la redazione di piani di settore concernenti specifiche tipologie di rifiuti, finalizzati alla riduzione, il riciclaggio, il recupero e l'ottimizzazione dei flussi stessi;
  • l'indicazione dei criteri generali per l'individuazione di macro-aree che consentano la razionalizzazione degli impianti dal punto di vista localizzativo, ambientale ed economico;
  • lo stato di attuazione in relazione al raggiungimento degli obiettivi derivanti dal diritto dell'Unione europea in relazione alla gestione dei rifiuti e l'individuazione delle politiche e degli obiettivi intermedi cui le Regioni devono tendere ai fini del pieno raggiungimento dei medesimi;
  • l'individuazione dei flussi omogenei di produzione dei rifiuti, che presentano le maggiori difficoltà di smaltimento o particolari possibilità di recupero;
  • l'individuazione di flussi omogenei di rifiuti funzionali e strategici per l'economia circolare e di misure che ne possano promuovere ulteriormente il loro riciclo;
  • il piano di gestione delle macerie e dei materiali derivanti dal crollo e dalla demolizione di edifici ed infrastrutture a seguito di un evento sismico.

La durata del Programma e cosa dovranno fare le Regioni

Il Programma ha una durata di 6 anni (2022-2028) e, secondo quanto disposto dall’articolo 198 bis del Codice dell’Ambiente, deve essere aggiornato ogni 6 anni dal MiTE in base alle modifiche normative, organizzative e tecnologiche intervenute nello scenario nazionale e sovranazionale. Secondo quanto disposto dall’art. 199, comma 8 del Codice dell’Ambiente, infine le Regioni dovranno approvare o adeguare i rispettivi piani regionali di gestione dei rifiuti entro 18 mesi dalla pubblicazione della versione definitiva del Programma, a meno che gli stessi non siano già conformi nei contenuti o in grado di garantire comunque il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla normativa europea. In tale caso i piani regionali di gestione dei rifiuti saranno adeguati in occasione della prima approvazione o aggiornamento degli stessi almeno ogni sei anni.

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