Blue economy: la ricerca italiana capofila dello sviluppo sostenibile dell’economia in Europa
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Blue economy: la ricerca italiana capofila dello sviluppo sostenibile dell’economia in Europa

La ricerca italiana guiderà le attività europee per la trasformazione dell’economia blu verso modelli di sfruttamento delle risorse marine che garantiscano al contempo crescita e rispetto dell’ambiente.

L'economia blu comprende tutte le attività economiche settoriali e intersettoriali basate o collegate a oceani, mari e coste, che generano prodotti e servizi dal mare o che si basano sul mare come fattore chiave del loro core business. Dal mare (e grazie ad esso), si può trarre quindi ricchezza in maniera sostenibile e duratura, e l’Italia è tra i Paesi del mondo più all’avanguardia nelle politiche inerenti l’economia blu: a luglio, infatti, l’Unione Europea ha nominato l’Italia Paese Guida nella ricerca sulla Blue Economy dell’Unione

Il riconoscimento, tutt’altro che simbolico, ha un importante valore. All’Italia spetta infatti il coordinamento della “Partnership per una blue economy sostenibile e produttiva” e, attraverso alcuni fondi europei dedicati, sarà possibile finanziare alcuni ambiziosi progetti di ricerca delle istituzioni italiane per un minimo di sette anni. L’obiettivo delle ricerche, che spazieranno dal campo biologico e zoologico a quello geo-vulcanologico, è quello di monitorare l’impatto dell’intervento umano su mari e coste, e delineare una strategia di uso comune delle risorse marine che sia profittevole e sostenibile sul lungo periodo. Secondo la ministra dell’Istruzione, università e ricerca Maria Cristina Messa, il programma consentirà di promuovere “la trasformazione necessaria per un'Unione Europea neutrale dal punto di vista climatico, sostenibile, produttiva e competitiva entro il 2030”.

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Nel suo report 2021 sulla Blue Economy, l’UE ha incluso tra i settori chiave la pesca e trasporti marittimi, il turismo costiero, la biologia marina, l’acquacultura, la cantieristica navale e l’operatività di strutture offshore (non solo “trivelle” per l’estrazione di idrocarburi, ma sempre più impianti collegati ai settori delle energie rinnovabili e alla ricerca nel campo dell’energia, oltre che sistemi per la messa in opera di cavi sottomarini per il trasporto di energia e dati). 
I settori indicati hanno generato in Europa, a partire dal 2018, un valore aggiunto lordo medio di 176,1 miliardi di euro all’anno, con una crescita di oltre il 15%, nel corso del decennio precedente (2009-2018).
In Italia, nello specifico, si è calcolato che il valore aggiunto proveniente dalla blue economy e dall’indotto derivante raggiunga i 50 miliardi di euro, coinvolgendo oltre duecentomila imprese.

Alla luce di questi dati, è evidente come il Paese possa beneficiare ulteriormente dallo sviluppo di un'economia blu sostenibile, che consenta alla società di trarre valore da mari e coste, rispettando al contempo la loro capacità a lungo termine di rigenerarsi e sopportare le attività umane attraverso l'implementazione di pratiche sostenibili, che garantiscano i livelli di crescita e di impiego attuali.
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